15/12/2008 17:27
Per cercare di fare un po di chiarezza sul quadro della normativa antidoping nel calcio, vale la pena riassumere per grandi linee la situazione delle varie normative antidoping nel mondo dello sport.
Il tutto nacque dallo scandalo del doping che coinvolse il Tour de France nel 1998: quello scandalo rese palese a tutti la necessità di fronteggiare il fenomeno doping e portò al CONI a convocare lanno seguente la prima Conferenza Mondiale Antidoping.
Fu proprio da tale conferenza che nacque lidea di creare un organismo internazionale, sopra le parti, cui si sarebbe affidato il controllo e il potere di emanare normative in questa materia così complessa e delicata. I principali documenti emanati dalla WADA sono il Programma Mondiale Antidoping, le cui due finalità sono quella di tutelare il diritto degli Atleti a praticare uno sport libero dal doping promuovendo la salute, la lealtà e luguaglianza di tutti gli Atleti del mondo e quella di garantire lapplicazione di programmi antidoping armonizzati, coordinati ed efficaci sia a livello mondiale che internazionale, la Lista delle Sostanze Proibite e gli Standard internazionali per le esenzioni terapeutiche.
Nel nostro Paese il documento tecnico che dà attuazione al Programma Mondiale Antidoping WADA è rappresentato dalle Norme Sportive Antidoping del CONI mentre il documento che regola le richieste di esenzione è il Disciplinare per lesenzione ai fini terapeutici. La Lista delle sostanze proibite redatta dalla WADA con cadenza almeno annuale entra in vigore il primo gennaio di ogni anno.
Sempre nella scia delle polemiche nate a seguito dei fatti di cronaca della fine degli anni novanta, venne promulgata in Italia la Legge n. 376/2000, che si poneva come obiettivo quello di promuovere la salute individuale e collettiva attraverso lattività sportiva, perseguendo sia lobiettivo della tutela sanitaria delle attività sportive che quelle della lotta contro il doping. Questa Legge rappresenta un punto molto importante nel panorama dellantidoping poiché il reato di doping diviene reato penale e quindi non più di competenza esclusiva della giustizia sportiva, ma anche di quella ordinaria.
Già da qualche anno lUefa si è allineata alla Fifa e ha accettato il regolamento della Wadae le relative pene più severe rispetto al passato. Una prima infrazione provoca una squalifica di due anni. La seconda prevede la sospensione a vita. Esiste però la possibilità che la prima infrazione non porti a più di un anno di squalifica, se il giocatore riuscirà a dimostrare che la sua responsabilità è inesistente e che non era sua intenzione migliorare il proprio rendimento.
Non sono mancate però negli ultimi tempi contrasti e polemiche tra Wada e mondo del calcio. Per esempio la Fifa ha criticato la decisione dellAgenzia mondiale antidoping di aumentare la quantità di urina prelevata nei test effetuati dopo le partite: dal primo gennaio 2009 la quantità di urina da prelevare passa da 75 a 90 ml. Una decisione sbagliata fanno sapere dalla Fifa che avrà un notevole impatto anche finanziario. È già complicato ottenere 75 ml, spesso bisogna attendere fino a tarda notte dopo la fine di un match. I responsabili della Wada hanno motivato la decisione con la necessità di dover verificare un numero sempre crescente di sostanze vietate.
Altra opposizione Wada-calcio si è registrata quando la Fifa, sostenuta da alcuni altri sport di squadra, ha criticato la norma che impedisce agli atleti squalificati di continuare ad allenarsi con la propria squadra di appartenenza durante il periodo di sospensione. Capisco i problemi - ha detto il presidente uscente, Pound - ma il messaggio che vogliamo dare e' proprio quello dell'isolamento del dopato.