Doni, dall'altare alla polvere

19/02/2010 11:59

L’avventura del brasiliano nella Capitale comincia nella stagione 2005/06 quando si svincola dalla Juventude e sbarca nella à Eterna come vice Curci. Le prestazioni incerte del giovane romano favoriscono l’ascesa del numero 32, inizialmente schierato solo nelle prime gare di Coppa Uefa ( l’esordio il 29 settembre 2005, nello 0-0 contro l'Aris Salonicco). Curci non convince, arriva il derby (23 ottobre 2005, Roma-Lazio 1-1) ed è la partita della svolta: a sorpresa Spalletti mette dentro Doni che col tecnico toscano diverrà titolare inamovibile.

Il brasiliano ripaga la fiducia del tecnico con un rendimento soddisfacente. Non si puo’ parlare di vero amore con la tifoseria ma partita dopo partita nessuno lo mette in discussione, dopo anni di nomi ad alternarsi tra i pali la Roma sembra aver trovato una garanzia.

La stagione 2006/07 è la migliore. La parabola di Doni è accostata a quella di Julio Cesar dell’Inter, due estremi difensori sconosciuti arrivati a difendere la porta delle due più forti squadre italiane del momento, entrambi arrivati a conquistare persino la Nazionale Brasiliana. In giallorosso Doni disputa un’annata strepitosa, arrivati in finale di Coppa Italia Spalletti non ci pensa due volte a relegare in panchina Curci, sino ad allora il titolare della competizione. Negli occhi dei tifosi rimangono i grandi interventi nei match contro il Lione in , o la parata su Adriano nella vittoria guastafeste a Sin Siro che rimanda la festa-scudetto nerazzurra. Qualche errore capita, vedasi la disfatta di Manchester dove il affonda come tutta la squadra incapace di reagire all’assalto degli inglesi. Indubbiamente si tratta del momento più alto della carriera di Doni che è tra gli eroi della conquista della Coppa America da parte della Selecao in estate.

Nella stagione 2007/08 qualcosa cambia, non si mette in discussione il anche per mancanza di alternative (Julio Sergio marcisce in tribuna), con Doni tra i pali la Roma fa l’impresa col Real Madrid e arriva a sfiorare lo scudetto ma il non migliora alcuni difetti che diventano ormai cronici. Gli li rimprovera l’esitazione nelle uscite, la respinta ‘corta’, una disabitudine nel chiamare palla o dialogare con i suoi difensori, il dribbling ricorrente sul pressing avversario. In particolar modo il si rivela piuttosto inaffidabile sui calci piazzati, siano punizioni o rigori. A conti fatti in campionato proprio due gravi indecisioni sui calci di punizione di Giovinco ( 2-2, 4 Novembre 2007) e Diamanti (Roma-Livorno 1-1, 19 Aprile 2008) costeranno punti preziosi a e compagni.

Nella passata stagione Doni ha nuovamente un rendimento insufficiente, anche se con molte attenuanti: il brasiliano gioca con un problema alla cartilagine del ginocchio che lo costringerà a saltare il finale di stagione e l’inizio di quella attuale. Ancora una volta è il derby una tappa importante, l’11 Aprile 2009 disputa l’ultimo match stagionale subendo gol dopo due minuti da Pandev e dopo altri due giri di lancette da un tiro non irresistibile di Zarate. Altre due reti incassate poi e risultato finale di 4 a 2.

Solo Artur (!) riesce nell’ardua impresa di far rimpiangere Doni che quando rientra, però, non infonde più sicurezza. Bastano poche gare a Julio Sergio per dimostrare il suo valore e strappare il posto al connazionale. Poche gare che riescono a far entrare, per meriti sul campo, l’ex terzo romanista nel cuore dei tifosi giallorossi, disperati per la sua assenza dopo l’infortunio all’Oaka Stadium.

A Doni il compito di reagire, già domenica contro il Catania. Se arriveranno i meritati fischi spetterà a lui tramutarli in applausi.

 

Andrea Palazzo