Il capitano e la carica dei 201: in Ucraina Totti vuole sfondare il muro dei 200 gol col piede preferito

06/03/2011 19:15

3542 giorni dopo riecco il Parma all’Olimpico. Stavolta l’obiettivo è meno nobile: riagganciarsi al treno . Ma questa è un’altra Roma, arroccata su una ‘fortezza’ (si fa per dire…) di ansie e paure, così da incassare l’uno-due degli ospiti nel giro di pochi minuti. Lui, invece, è sempre lo stesso. Ancora lì, col dieci sulle spalle e la fascia al braccio. Due infortuni seri, altrettante resurrezioni a favore di chi lo aveva già consegnato al passato, parecchi gol e centinaia di presenze riempiono il bagagliaio di rispetto a quel 17 giugno 2001. Domenica, come quel giorno, è lui a sbloccare il punteggio realizzando il calcio di rigore. Lo trasforma con una conclusione forte, angolata, inarrivabile per Mirante. Soprattutto, lo trasforma col piede . L’arto che, probabilmente, quando il buio calerà su Trigoria sancendo l’epilogo della straordinaria favola di calciatore, sarà bollato dall’Unesco come ‘Patrimonio dell’Umanità’. Quel ‘42’ che proprio domenica, contro l’aficionado Parma, per la 200esima volta ha spinto un pallone in rete nel giorno delle 600 presenze esclusivamente giallorosse (ma per qualcuno il traguardo è stato tagliato nel recupero di , poiché nella calcolatrice del capitano romanista non sono inclusi i 6’ di Roma-Samp rinviata nell’ottobre 2008).

200 E LODE – 18 anni. Dal lontano marzo ’93, quando venne battezzato con la maglia che l’avrebbe accompagnato per tutta la sua vita calcistica, fino a domenica. Da bambino prodigio fino alla completa maturazione del Calciatore della storia giallorossa, rendendo effimero il lavoro degli statistici futuri, ai quali basterà ricordare 5 lettere per compilare un ‘bignami’ dell’As Roma. Uno dietro l’altro ha preso e sottoscritto tutti i record preesistenti, servendosi di quel piede per dipingere capolavori.

Il primo, al Foggia nel ’94, lo realizzò col piede debole (per modo di dire), come quando al ‘Marassi’, sponda blucerchiata, costrinse l’intera platea genovese ad alzarsi per applaudire un gol subìto: una magia al volo di sinistro da una posizione in cui è più facile provocare danni alle auto parcheggiate al di fuori dello stadio. Col piede scelto, invece, ha infilzato portieri di tutta Italia e mezza Europa. Il più emozionante, come già detto, quello che freddò Buffon nel giorno del terzo scudetto. E poi a Milano quando umiliò, partendo da centrocampo, il povero Julio Cesar protrattosi all’indietro nel vano tentativo di intercettare il cucchiaio del numero 10.

Medesima sorte infima è toccata a Peruzzi qualche anno prima: dopo il poker dell’attuale allenatore giallorosso, è ancora un cucchiaio di dal limite a completare la cinquina contro la Lazio. Dalla carezza beffarda di un ‘tocco sotto’, allo schiaffo tremendo di una conclusione di forza: come quella all’Udinese, stagione 2002-03. Controllo di testa fra due avversari e torsione di 180° prima di scaricare, incrociando il tiro, alle spalle di . E ancora di fino: campionato post scudetto, avversario il Torino, Francesco ‘sdraia’ Bucci con la suola, prima di rientrare col sinistro mettendo a sedere il povero Delli Carri e depositare in rete con il . Un'altra sberla? Prego, subito serviti: due stagioni dopo, sul campo del Modena, la Roma di Capello riesce a passare grazie ad una punizione collo-esterno del capitano che finisce dritta sotto l’incrocio. E molte altre ancora, rimarcate dagli applausi sbalorditi di chi potrà dire un giorno: ‘Io c’ero’, evitando di venir etichettato come visionario al racconto di tali prodezze.

La collana di gol e perle che ha collezionato durante tutta la sua carriera non lo ha escluso dal vortice delle critiche di chi, prematuramente, ne ha cantato la fine. Come quest’anno, quando è stato a più riprese individuato come uno dei principali equivoci nell’altalena di risultati romanisti. C’ha pensato Mazzone, in un’intervista a Radio Montecarlo qualche giorno fa, a mandare un messaggio carico d'affetto al numero 10: “Gli direi – esordisce il padre calcistico del 34enne - 'Ao, che te sei scordato? Tu eri un campione, mo che voi fà? Vuoi finire come una scarpa? Mo và in campo, gioca nel ruolo che tu vuoi, rifinisci l'azione, concludila e fà come te parè”. In fondo, niente di nuovo: quello che fa da 18 anni a questa parte. Dopo il giorno del record contro il Parma, complice la in campionato, ha avuto a disposizione una settimana per proiettarsi nella 'mission impossible' ucraina. Vista la doppia necessità di realizzazioni, i tifosi si accontenterebbero anche di un gol di sinistro.



Mirko Bussi