24/12/2012 04:09
Anche per la salvaguardia del morale di Tachtsidis, Zeman dirà che si è trattato di una scelta tattica, calibrata per lattualità: contrastare la mediana milanista e magari proteggere maggiormente la difesa orfana di Castan. E, come in un videogame, per 20 minuti, De Rossi rimpallava ogni tentativo di verticalizzazione avversaria, forzando Montolivo e gli altri a studiare percorsi alternativi, oltre a far traslocare Boateng sullesterno. Appena un profilo, perché poi il giallorosso, tra le sue 18 giocate utili della gara, primo tra i compagni, ne ha infilata una da trequartista per il 3-0, quando con una finta ha illuso tutti i presenti nel XX Municipio che avrebbe calciato, salvo donare a Lamela lopportunità di abbattere un Milan ormai moribondo.
Un primo tempo portentoso in cui è stato colonna e architrave, pattugliando la corsia centrale con 20 palloni recuperati, uno in meno di Piris e Marquinhos solo, e poi ridistribuendo lazione dattacco come certificano le 75 palle giocate. De Rossi si è così smarcato, chissà se definitivamente, dal mirino di Zeman, che dopo Lamela («tra lui e Lopez non cè tanta differenza: hanno capito entrambi poco», disse il 25 agosto sul capocannoniere giallorosso), si era deciso a scavare nellorgoglio del numero 16 per cavarne fuori una reazione sul campo. Anche per i tempi di risposta più lunghi, il giochino si è prolungato oltremisura, con l'effetto di raddoppiare il vigore delle bastonate.
Ma nella conferenza post-Milan, il muro zemaniano è caduto, almero per ora: «A me non interessa che i giocatori mi amino la prosaica premessa ma che rendano. Con qualcuno magari ci litigo, più per finta che in realtà, perché li devo motivare». Per conferme, chiedere di Miralem Pjanic, giunto alla titolarità del posto tramite una dedica non proprio affettuosa dopo il gol al derby. Capovolto Lamela, scosso il bosniaco, ritrovato De Rossi. Buon 2013.
Mirko Bussi