14/02/2013 19:49
LE TAPPE DELLA VICENDA - Era stato il prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo a disporre il rinvio della partita. La Prefettura aveva inizialmente stabilito che la gara si potesse regolarmente giocare a porte chiuse. Ma quel ben noto comunicato del presidente del Cagliari, che invitava i tifosi allo stadio nonostante il divieto del prefetto, ha cambiato le carte in tavola. Dopo c'è stata la decisione del giudice sportivo, che ha assegnato la vittoria a tavolino alla Roma. E la Corte Federale, dopo un supplemento d'indagine, ha confermato la sentenza di primo grado. Nel frattempo però il Cagliari aveva già presentato ricorso alla magistratura amministrativa contro il decreto prefettizio. Oggetto della contestazione era l'operato delle autorità: l'ordinanza fu emanata la sera del 22 settembre scorso, nonostante lassenza dei sindaci di Cagliari e Quartu e dei rappresentanti di Provincia e Coni.
Il 29 novembre scorso il Tar della Sardegna aveva accolto la richiesta di Cellino fissando un'udienza per fare chiarezza sull'accaduto. Le motivazioni sono spiegate nell'ordinanza del Tribunale Amministrativo: "in disparte i presupposti di fatto alla base del provvedimento prefettizio (e le connesse valutazioni sottese allesercizio del potere di differimento dellincontro di calcio) l'attenzione del Collegio si deve porre sulle modalità di esercizio del potere nello specifico e particolare contesto e sul rispetto della sequenza procedimentale seguita, rispetto che, lungi dal potersi considerare come adesione ad una serie di adempimenti di carattere puramente formale si pone come strumentale ad assicurare che urgenti e delicate decisioni concernenti lordine pubblico e lo svolgimento di manifestazioni sportive di così rilevante ricaduta anche socio economica possano essere adottate, valutati ed acquisiti (accuratamente) tutti gli interessi pubblici coinvolti (anche, e a maggior ragione, in situazioni di emergenza)". Infine, ieri è arrivata l'attesa sentenza del Tar, che ha di fatto annullato il provvedimento del prefetto. In particolare si evidenzia un passaggio della sentenza del tribunale: «sussiste una evidente connessione tra il provvedimento prefettizio di differimento della partita ed i successivi accadimenti che hanno determinato eventi lesivi per la società Cagliari calcio, quali la sconfitta per 0-3 inflitta dalla giustizia sportiva». Ma lo 0-3 è davvero a rischio?
COMPETENZE - La risposta più immediata è no. Per il momento. Difatti l'iter della giustizia sportiva non si è ancora concluso. Sulla questione dovrà infatti intervenire l'Alta Corte del Coni, presso la quale il Cagliari avava presentato un ulteriore ricorso dopo che la Corte Federale aveva confermato il giudizio di primo grado. Come indica la legge 280 del 2003, la giustizia amministrativa può dirimere una controversia in ambito sportivo solo dopo che si siano "esauriti i gradi della giustizia sportiva".
SECONDO GRADO - Quello che è certo che la sentenza del Tar della Sardegna sarà certamente tenuta in conto dall'Alta Corte, che a marzo sarà chiamata a mettere la parola fine sulla vicenda. Ed è altrettanto certo che su questa si baserà la strategia difensiva del Cagliari. Ma la possibilità che lo 0-3 venga annullato non è affatto scontata. Innanzitutto perché la sentenza può essere impugnata. Sia l'Avvocatura dello Stato che l'As Roma hanno la possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato, che potrebbe dunque ribaltare la sentenza. E lo stesso ricorso potrebbe allungare ulteriormente i tempi, con il rischio che la decisione definitiva possa arrivare addirittura a campionato concluso.
PRESUPPOSTI - In secondo luogo, è necessario fare una considerazione sul presupposto che ha portato alla decisione del giudice sportivo. Quella "evidente connessione" sottolineata dal tribunale sardo tra il provvedimento del prefetto e lo 0-3 a tavolino è però il risultato di una violazione di una norma statuaria. Il Giudice Sportivo ha infatti valutato non la decisione delle autorità, ma la condotta del club sardo (nello specifico, il comunicato con cui Cellino invitava i tifosi ad andare allo stadio), evidenziando una "palese violazione" dell'articolo 12 del Codice di Giustizia Sportiva. Che testualmente obbliga le società "allosservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate".
CONFLITTO - La sentenza del Tar complica ulteriormente il quadro della questione di Cagliari-Roma. Se non altro perché c'è un chiaro conflitto tra la giustizia amministrativa e quella sportiva, i cui confini sono fissati dalla già citata legge 280. Il testo, all'art. 1, nell'affermare il principio dell'autonomia dell'ordinamento sportivo, pone però un limite: "i casi di rilevanza per l'ordinamento giuridico della Repubblica di situazioni giuridiche soggettive connesse con l'ordinamento sportivo". Il cosidetto limite della "rilevanza esterna", che trova riscontro nelle ragioni del Cagliari. Infatti la mancata disputa della gara è stata imputata dal club sardo come una violazione di un proprio interesse legittimo. E in questi casi viene a mancare il presupposto del vincolo di giustizia (la ben nota clausola compromissoria) che obbliga gli affiliati alla FIGC a sottostare esclusivamente le decisione della giustizia sportiva, vietando il ricorso alla giustizia ordinaria (art. 30 dello Statuto FIGC). Questo spiega perché il Tar della Sardegna ha accolto il ricorso del Cagliari: il tribunale ha ravvisato la lesione di un interesse legittimo. Nello specifico, è il caso dei mancati introiti che sarebbero arrivati se la gara si fosse giocata regolarmente. Le questioni di carattere economico, infatti, soddisfano il requisito della rilevanza esterna, come spiegato nella legge 280 ("ferma restando la giurisdizione del giudice ordinario sui rapporti patrimoniali tra società, associazioni e atleti", si legge nell'art. 3). Ma al tempo stesso la legge, all'art. 2, demanda all'ordinamento sportivo "l'osservanza e l'applicazione delle norme regolamentari, organizzative e statutarie". Cosa che nella realtà ha fatto il giudice sportivo, riscontrando una violazione del codice di giustizia.
FINE? - Se prevarrà la linea del Cagliari o meno, deciderà in ultima istanza l'Alta Corte del Coni. Nel frattempo molte cose sono cambiate da quel 23 settembre. Giovanni Balsamo, autore di quella contestata ordinanza, non è più il prefetto di Cagliari, ma lo scorso novembre è stato trasferito a Genova. Nel capoluogo sardo è arrivato un nuovo prefetto, Alessio Giuffrida, che si è mantenuto nella stessa linea del suo predecessore, come dimostra la recente vicenda di Cagliari-Milan. E Cellino, nel frattempo, è agli arresti con l'accusa di peculato e falso ideologico, per presunte irregolarità sorte nella realizzazione dell'impianto. Che nel frattempo non ha ancora ottenuto un'autorizzazione definitiva per ospitare le gare del Cagliari. Qualunque sarà la decisione della Corte, l'impressione che resta è che i titoli di coda sono ancora lontani. Non sono da escludere sorprese anche per quel che riguarda lo stadio Is Arenas: c'è la possibilità che lo stesso venga sequestrato a causa di violazioni ambientali.
Daniele De Angelis