Cuore altrove, stadi in Europa: Spagna, Inghilterra e quel caso strano di Bilbao

29/03/2014 10:10

SECONDA PARTE: Inghilterra, Spagna, Bilbao

 

LAROMA24.IT - Torniamo a parlare ancora di stadi in questo speciale tour tra Europa e Stati Uniti. Stavolta andiamo in Spagna e in Inghilterra: pur non citando colossi del calcio come il Bayern Monaco o scandali come quello del Lione, troviamo in queste due nazioni casi molto particolari. Si tratta di esempi indicatori di una tendenza (o di una contro-tendenza): alla luce di quanto progettato qui, a Roma, è interessante capire come si sviluppa un piano-stadio altrove. Cominciamo dall'Inghilterra.

INGHILTERRA - Oltremanica abbiamo dei contesti decisamente diversi da quelli continentali. Il motivo è chiaro: la maggioranza degli stadi sorge all'interno dei centri cittadini, con la conseguente mancanza o marginale presenza di strutture collegate agli impianti sportivi. Negozi, team shops, ristoranti e pub sono presenti, ma in numero decisamente minore agli esempi spagnoli, tedeschi e francesi. Per intenderci: in Inghilterra il calcio si gioca in à e il modello americano di stadio "sette giorni alla settimana" è lontano un oceano. Eppure qualche eccezione la possiamo trovare.

 

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Citiamo, dunque, un contesto decisamente minore, ma indicativo: il Brentford, società di casa nell'omonima zona a ovest di Londra. Nel 2002 il club inizia gli studi di fattibilità: parliamo di una realtà decisamente ridotta rispetto ai rivali londinesi, dal palmares agli spettatori. Eppure la periferia occidentale di Londra sembra prestarsi per la costruzione di un nuovo impianto e si inizia a pensarci in vista dei Giochi Olimpici di Londra del 2012. La dirigenza trova diverse difficoltà nell'iter burocratico inglese e non riesce a farcela per le Olimpiadi. Se gli esempi francesi e tedeschi avevano il calcio al centro del progetto, qui probabilmente siamo agli antipodi di tale visione. Proprio nel 2012 c'è la svolta: la squadra compra 7,6 acri di terreno intorno a Lionel Road e, dopo aver compiuto gli studi di fattibilità, porta la proposta al sindaco di Londra e al Parlamento. Il piano ha vita facile con quest'ultimi, meno con il "major" che, ascoltando pareri contrari alla costruzione, apre un dialogo con la società. I pareri contrari sono presto spiegati: il progetto iniziale prevede, oltre la costruzione dello stadio, anche l'edificazione di circa 900 appartamenti e diversi hotel. Il via libera del sindaco arriva solo nel febbraio 2014. Scelta l'area, avuto l'ok delle istituzioni, resta da chiarire solo un punto: chi paga? Il Brentford ha istituito una società, la Lionel Road Developments LTD, con a capo Chris Commons, noto designer: tale società investirà nello stadio una cifra ancora poco chiara, ma c'è chi parla di 71 milioni di sterline (86 milioni di euro circa) per il pacchetto stadio-case-hotel. Anche le infrastrutture, comunque decisamente ridotte vista la capienza prevista (20.000 spettatori), saranno a carico di privati: si è discusso anche di una monorotaia, oltre all'allargamento delle strade circostanti.

 

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SPAGNA – Attraversando i Pirenei, in Spagna, prendiamo come riferimento il Nou Mestalla, tuttora in costruzione. Il progetto nasce nel 2006 e viene presentato alla stampa con la partecipazione di sindaco e presidente della Generalitat (prima autorità nella comunità autonoma valenziana). Negozi, ristoranti, store e spazi ludici per adulti e ragazzi: questa era l’idea iniziale della società iberica. Fila tutto liscio nella fase preliminare, ma numerose sono state le difficoltà trovate dal club spagnolo negli anni seguenti, in primis quelle economiche: nel 2009 il club arriva a un indebitamento di 547 milioni di euro, di cui gran parte dovuti a Bancaja, banca valenziana. Determinante anche la crisi immobiliare spagnola, che deprezza di molto i terreni dove sorge il Mestalla, proprio quegli appezzamenti che il club vuole vendere per completare parte del finanziamento.

 

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Il Valencia approva un aumento di capitale e cambia presidente, trovando un accordo con Bankia per il finanziamento dello stadio: nel contratto con la banca c’è anche la vendita dei terreni del vecchio Mestalla. Bankia, nel 2012, fa dietrofront: “Vogliamo soldi, non proprietà”, è il diktat dei manager della banca valenziana. Il Valencia riformula il rientro dal debito e riduce i costi, quasi dimezzandoli: via il parcheggio, taglio alle infrastrutture e corposa riduzione dei posti a sedere (da 75.000 a 60.000). Per il finanziamento siamo ancora in fase interlocutoria, anche se i media spagnoli ipotizzano aiuti da parte dello stato e, soprattutto, da parte di Bancaja (70 milioni circa).

 

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BILBAO, CASO BASCO - Tutti gli esempi citati finora hanno qualcosa in comune, ma nulla è paragonabile a quello che è successo a Bilbao. La società inizia a pensare al nuovo stadio già negli anni '90, con l'idea di Calatrava: tirare su l'impianto nel quartiere di Abandoibarra. Va ricordato che questo progetto nasce proprio nel periodo della 'restaurazione' della à biscaglina, che in meno di cinque anni aveva visto sorgere il Guggenheim, il Palacio Euskalduna e la metropolitana. Idea non praticabile: a Abandoibarra non si può costruire, viene risposto a Calatrava. Il tentativo che riesce è quello del presidente dell'Athletic Uria, che nel 2004 ottiene il via libera dal Comune per la costruzione dell'impianto. Un genio: Uria, dopo gli studi di fattibilità della Commissione, si fa accordare il permesso di costruire nel territorio della vecchia Fiera di Bilbao, che è esattamente di fianco al San Mames, casa bilbaina di allora, la famosa Cattedrale. Ottenuto il semaforo verde dal comune, inizia la demolizione della vecchia fiera, durata qualche mese in più (2006-2007) per le difficoltà di smembramento e riciclaggio dell'intera struttura. Proprio nel 2007 viene presentato il progetto vero e proprio, a immagine somiglianza dell'Allianz Arena, un mix avveniristico di cristallo, vetro e acciaio. Sopraggiunge, però, la crisi economica e nel 2009 viene riformulato il progetto: via il vetro, via una parte del terzo anello e taglio netto alle spese di costruzione. La prima pietra viene posata il 26 maggio 2010, i lavori iniziano il 25 giugno; a 3 anni di distanza, esattamente come preventivato, l'Athletic inaugura il proprio stadio nel settembre 2013. Ad oggi non è ancora completo: mancano alcuni elementi architettonici, ma soprattutto manca una curva, che sarà pronta a giugno 2014. Qualche numero, per intenderci: 54.000 posti (a curva ultimata), 21.000 km quadrati di strutture, 40 uffici, un ristorante, lo Store del club, un centro di Medicina per lo Sport. Un particolare: l'intero stadio è stato ideato con l'obiettivo di migliorare l'acustica dello stesso, in modo tale da far risaltare cori e canti dei tifosi biancorossi. Ma c'è di più.

 

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Finora niente di particolare, sembra chiaro. Veniamo dunque alle singolarità della realtà bilbaina. L'Athletic Club rappresenta già un caso isolato di autarchia sportiva: come è noto, utilizza solo giocatori nati nelle quattro regioni dell'Euskadi, cresciuti nelle giovanili biancorosse o di famiglia basca (si pensi al caso di Amorebieta). L'Athletic è fedele alla sua linea anche nella scelta dello sponsor: anche quello, presente solo da pochi anni sulla maglia, deve essere basco. Quindi, per la costruzione dello stadio, il club biscaglino ha dato la miglior risposta possibile alla domanda "Chi paga?". Nel 2007 viene istituita la società "San Mames Barria", finanziatrice dell'edificazione così composta: Athletic Club (50.000.000), Governo Autonomo Basco (50.000.000), la Regione della Biscaglia (50.000.000), Comune di Bilbao (11.000.000), la banca Kutxabank. Il dettaglio è il particolare: sono tutte entità di origine basca e la banca ha la sede sulla Gran Via a Bilbao, la stessa dove sorgeva il Cafè dove nacque lo stesso Athletic Club. Per concludere: ma che fine ha fatto la vecchia Catedral? E' stata demolita, ma anche qui troviamo un pizzico di romanticismo; pur potendo iniziare già qualche mese prima,, infatti, si è scelto di giocare nel San Mames fino alla stagione 2012/2013 e il motivo è solo uno: il San Mames nasce nel 1913 e nel 2013 avrebbe compiuto 100 anni, spegnendo le candeline da stadio più antico di Spagna. Così è stato.

Antonio Paesano