Scontri ultrà Bergamo: tra ricostruzioni e testimonianze, ipotesi e dubbi

24/11/2016 03:38

LAROMA24.IT (Damiano Frullini) - Ci risiamo. "Quindicimila euro di multa per lancio di petardi ed esposizione di striscioni offensivi": è questa la sanzione del giudice sportivo in seguito ai fatti di Atalanta-Roma. Nulla di più. Il supplemento d'indagine richiesto infatti al Procuratore federale Giuseppe Pecoraro, a cui si chiedeva di acquisire «… con la massima sollecitudine consentita, la relazione formale del responsabile per l’ordine pubblico in ordine ai fatti accaduti», con particolare riferimento «all’eventuale ferimento di agenti delle forze di polizia e di addetti alla sicurezza dello stadio» non ha portato alla tanto attesa, almeno dalla maggior parte degli organi di stampa che hanno trattato l'argomento, chiusura del settore ospiti per la trasferta dello Stadium del prossimo 17 dicembre. L'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale ha infatti deciso di non prendere alcun provvedimento nei confronti della tifoseria giallorossa.

PRIME RICOSTRUZIONI - Ma cosa è successo realmente all'esterno dell'Atleti Azzurri d'Italia? I primi resoconti giornalistici, con tanto di foto false allegate che in realtà facevano riferimento a scontri avvenuti a luglio in Fancia contro il Jobs Act, sono apparsi da subito molto discordanti e stando alle prime ricostruzioni si è parlato di "gravi incidenti" causati da un gruppetto di circa 30 romanisti che, nella zona del parcheggio dei pullman che li avrebbe riportati a casa, ha tentato di forzare un cancello dello stadio (dove all’esterno si stavano radunando i tifosi nerazzurri per cercare il contatto) lanciando alcuni oggetti verso le forze dell’ordine e ferendo in modo lieve cinque persone tra steward e agenti. Altri organi di stampa, invece, fin dall'immediato post partita, hanno riferito di un tentativo da parte degli ultras dell’Atalanta di cercare lo scontro, evitato solamente grazie all’intervento della Celere. Il dubbio sulla gestione del post partita sorge comunque spontaneo: come è stato possibile consentire durante il deflusso dei romanisti la presenza di tifosi atalantini a breve distanza dal parcheggio del settore ospiti? In queste circostanze solitamente ai tifosi ospiti viene chiesto infatti di rimanere all'interno dello stadio fino a che quest'ultimo non si sia svuotato, consentendogli il deflusso solamente quando non vi siano più tifosi 'avversari' nelle vicinanze. La situazione poteva essere gestita meglio, per usare un eufemismo, visto che la trasferta di Bergamo era stata «stranamente» riaperta dopo due anni di stop e veniva considerata una sorta di prova di maturità per i romanisti.

TESTIMONIANZE - Ma torniamo ai fatti veri e propri. Sui vari social nelle ultime ore sono comparse varie testimonianze. Non solo di esponenti di gruppi ultras, ma anche di semplici tifosi (alcuni affiliati a Roma Club, per definizione non proprio guerrafondai), che hanno raccontato quel pomeriggio in quel piazzale in maniera sostanzialmente diversa. Alcuni supporters giallorossi presenti sui vari pullman in attesa di essere riportati alla stazione raccontano di aver visto degli strani movimenti oltre la recinzione succeduti immediatamente da una forte esplosione, causata da un 'bombone' probabilmente esploso dai tifosi atalantini proprio sotto uno dei pullman pieno di tifosi romanisti. È solo in quel momento che 4-5 sostenitori giallorossi si sono avvicinati al cancello, lasciato inspiegabilmente aperto dagli steward che lo presidiavano (e quindi non 'forzato' come invece riportato inizialmente), nel tentativo di uscire, ricevendo peró la risposta immediata della polizia attraverso un fitto lancio di lacrimogeni in direzione proprio del pullman colpito in precedenza. Da questo momento in poi iniziano le riprese televisive che tutti hanno visto e la conseguente identificazione da parte di un centinaio di membri delle forze dell'ordine di tutti i tifosi giallorossi presenti, donne, bambini e anziani compresi che si sono sentiti come chi è appena caduto dentro una 'trappola'.