03/05/2021 13:52
LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - "...perché non la calcia lunga invece di fare questi passaggi rischiosi?!?". Questa frase se non l'avete ascoltata da un vostro amico, parente, vicino o consorte a pronunciarla durante le partite della Roma, significa che siete stati voi per primi a proferirla. Quei passaggi, anzi meglio "passaggetti" per marchiarli di senso ancor più dispregiativo nell'immaginario collettivo, che hanno ormai ridotto al minimo quel gusto sano e incrollabile, sempre per la medesima collettività, del pallone spedito non si sa bene dove ma il più lontano possibile dai guai. Sampdoria-Roma dimostra, tra le altre cose, che non basta sbatacchiare un pallone per nascondere i propri limiti. Semmai, questo, può soltanto ritardarli.
#SampdoriaRoma/#PostMatch 3/5
L'idea di Fuzato, di giocare "contropressione", quindi nella direzione da cui arriva l'onda avversaria è ambiziosa ma non sostenuta da un gesto tecnico adeguato.
La palla è lenta e imprecisa, con Kumbulla che nella torsione perde l'equilibrio. pic.twitter.com/eLKVPNq1Ze— Mirko Bussi (@MirkoBussi) May 3, 2021
Tra i postulati della teoria finirà anche la prima rete subìta ieri dalla Roma. Il doppio retropassaggio, da Kumbulla a Smalling e poi ancora da Smalling a Fuzato, certifica la tendenza giallorossa a fuggire dalle pressioni avversarie e tentare di dileguarle guadagnando, almeno nelle intenzioni, maggior tempo e spazio nella prima uscita del pallone.
Il grave errore tecnico di Fuzato, però, rianimerà i dibattiti a favore dei "lunghisti". Il passaggio del portiere brasiliano (...!) verso Kumbulla, che sta ancora ricomponendo la propria postura, è lento, persino rimbalza sul campo per quanto colpito male e finisce inevitabilmente fuori misura, tagliando fuori il difensore albanese che nel tentativo di attivarsi persino scivola. E pensare che l'idea poteva sembrare quasi ambiziosa, seguendo quel filo di pensiero che prevede che una squadra pressata debba, contrariamente a quello che si può ipotizzare inizialmente, proprio andare a giocare "contropressione", quindi nella direzione da cui arriva l'avversario, in modo da poterlo tagliare fuori, anche se con rischi maggiori, e ottenere vantaggi, numerici, ancor più sostanziosi.
#SampdoriaRoma/#PostMatch 5/5
Nessun romanista accorcia sulla 2a palla permettendo alla Samp di rigenerarsi, l'uscita aggressiva di Mancini non viene coperta da Santon permettendo a Jankto di ritrovarsi davanti a Fuzato.
Perché calciare lungo rimanda ma non risolve i problemi. pic.twitter.com/R0Xkb85tGG— Mirko Bussi (@MirkoBussi) May 3, 2021
Mosso da spiriti reazionari, allora, nella ripresa Fuzato, con una pressione ben più alta nella situazione specifica da parte della Sampdoria, accontenta i desideri più intimi di chi fatica a comprendere la direzione intrapresa dalla sempre più folta schiera degli allenatori di nuova generazione. L'estremo difensore, però, sceglie male dove rivolgersi e nel tentativo di saltare gran parte della pressione della Sampdoria e andare a giocarsi il 3 contro 2 tra Dzeko-Mayoral e gli ultimi tre difendenti blucerchiati, va a puntare le sue fiches sulle abilità aeree dello spagnolo, non proprio tra i tratti distintivi dell'ex Real Madrid. E aprendo il libro nero dei peccati romanisti: dalla debolezza romanista nelle seconde palle, con Adrien Silva che può facilmente rigenerare l'azione della Sampdoria e azionare Verre tra le linee, sul quale la Roma mostra nuovamente imbarazzi nelle scelte difensive. All'uscita di Mancini, infatti, non corrisponde adeguata copertura fornita principalmente da Santon, diretto avversario di Jankto poi lanciato a rete, o al limite da Smalling.
E allora, probabilmente, la soluzione non è in cosa si fa ma nel saper come, e ancor prima perché, si sceglie di fare qualcosa. L'unica differenza è temporale, che nella percezione può far cambiare i giudizi: 8 secondi tra l'errore di Fuzato e la rete di Silva nell'1-0, 12 invece tra il rinvio del portiere e la battuta finale di Jankto nel 2-0. Perché rinviare i problemi, come i palloni, non permette di risolverli.