17/04/2012 15:20
Non pago, tuttavia, il numero 1 biancoceleste ha aggiunto: "Mi sto battendo affinchè in Lega le società siano rappresentate solo dai presidenti, i soli che hanno titolo per parlare". Inevitabile in una società che, come riporta la struttura organizzativa pubblicata sul sito laziale, non compaia un direttore generale, tantomeno tecnico o perlomeno un amministratore delegato. Qualifiche delineate, al contrario, nella Roma come in tutte le altre società di A, e alle quali il ruolo dà diritto di rappresentare la società per cui lavorano. Ma superiamo, perchè il colpo ad effetto doveva ancora arrivare e si manifesta puntuale: "Tutti gli altri - ha proseguito ancora Lotito - sono funzionari transeunti (giuriamo: testuale!, ndr) che oggi stanno in una società e domani in un'altra". Possiamo solo immaginare la gratificazione che ne avranno ricavato i vari Calveri (segretario generale), Cavaliere (direttore amministrativo) o Tare ("chi?") per l'affettuosa precisazione del loro principale. Lui, invece, Claudio Lotito, ha già superato il concetto di transeunte, pervenendo a quello di ubiquo, essendo nel contempo proprietario della società di Formello e, dallo scorso luglio, coproprietario insieme al cognato Mezzaroma del Salerno Calcio.
AMERICA-NO - L'inquetudine di Lotito sembra esser stata accresciuta dal cambio di proprietà che si è registrato in casa giallorossa ormai un anno fa. Il 7 aprile del 2011, il presidente promotore di un "calcio didascalico e moralizzato" dichiarava: "A me fa piacere che le mie gesta vengano riprese anche in America". Qualcuno, infatti, naturalmente senza alcun pregiudizio di tifo, aveva già ribattezzato Thomas DiBenedetto il "Lotito americano", nonostante all'epoca scarseggiassero non solo notizie ma addirittura foto dell'imprenditore statunitense. Qualcosa che li lega però c'è: entrambi sono stati protagonisti di un'ingente campagna acquisti al loro insediamento con oltre una decina di nuovi arrivi. Alcuni esempi: Lotito pescò Oscar Lopez (oggi in Serie B olandese) dal Barcellona, il suo alter-ego a stelle strisce Bojan Krkic; dal Parma, in quell'estate del 2004, fu prelevato Anthony Seric (oggi in Turchia), la scorsa estate arrivò a Roma dagli emiliani Fabio Borini. E ancora somiglianze perchè anche il primo Lotito pescò in Argentina dove calò il tris con Gonzalez, Robert e Talamonti, mentre DiBenedetto dovette accontentarsi di Osvaldo, Heinze e Lamela. E poi via via gli altri: dal pacchetto dei due Filippini passando per Mea Vitali, Siviglia, Rocchi e Di Canio. Fortunatamente, qui DiBenedetto ha desistito dall'emulazione.
STADIO - Chissà che la DiBenedetto LLC non contenesse nella sigla un riferimento proprio al dirimpettaio biancoceleste, visto che affidarono il mercato all'ex Sabatini ("Non mi colpisce più di tanto, ognuno fa i conti con se stesso", commentò il patron laziale), e ben presto fu nota l'intenzione di costruire un impianto di proprietà. Ma come, il cavallo di battaglia della presidenza lotitiana? Solo a sentire la notizia, Lotito esplose a Sky Sport il 15 Aprile mentre il collega americano firmava gli accordi per l'acquisizione del pacchetto di maggioranza: "Se portano idee nuove ben vengano - attaccò - ma quella dello stadio non lo è, perchè io ne parlo da sette anni. Non è che arriva l'americano e fa lo stadio. Stiamo a Roma, e non in America, le paludi burocratiche italiane le conoscono tutti". Nonostante questo, la Roma ha conferito il mandato alla 'Cushman & Wakefield' di individuare le aree, mentre Lotito, in uno dei momenti più 'romanisti' della sua reggenza, era pronto a costruire lo 'Stadio delle Aquile' con annessa cittadella a Valmontone. Esportazione del marchio, no?
SIMBOLI E BIGLIETTI - Più s'avvicinava l'insediamento del nuovo management a Trigoria e più cresceva l'insofferenza del presidente dall'orecchio sensibile ai tintinnii di manette. Così, mentre andava ripetendo "la Lazio è nata prima", avendo finito gli obiettivi, un giorno prese di mira anche lo stemma romanista sfiorando l'ossessione: "La lupa è simbolo della capitale e non della Roma. Noi vogliamo interpretare il ruolo della capitale come lo interpreta la Roma, ingiustamente, attraverso quel simbolo". Ne nacque la scritta 'Lazio prima squadra della capitale' sulle maglie biancoazzurre, necessario per ricordarsi la provenienza. In casa giallorossa, invece, basta il nome per annunciare l'origine.
Celebri le battaglie con il Coni. In una di queste rivendicò il primato (ancora?) anche nel contrasto ai biglietti omaggio, un'usanza che il dg Baldini dichiarò di voler abolire. Anche qui, Lotito non perse tempo a schiarirsi la voce di fronte ai microfoni prima di annunciare: "Lotta contro i vip allo stadio gratis? Embè, io per questo sono finito in tribunale Mi dispiace per lui, ma Baldini arriva secondo!". Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, pochi giorni prima aveva specificato i motivi della controversia con l'imprenditore romano: "In discussione c'è il riconoscimento di un intero contratto, che Lotito continua a non riconoscere, e non la questione biglietti.
E ancora una serie di stoccate indirette tramite il Coni che "privilegia la Roma", deferimenti, sospensioni, indiscrezioni che confermavano le voci su un passato romanista, prima dell'ultima frecciata del presidente che si è dichiarato anche "pronto a scendere in politica se la collettività me lo chiedesse". Grazie dell'informazione. Ufficialmente, invece, da Trigoria nessuna risposta, così Lotito è ancora appeso a quel telefono di Sky dove un anno fa scherzava: 'America me senti?'. Orazio diceva: "Favete linguis".
Mirko Bussi