21/04/2012 11:29
Chi non lo apprezza reciterà lo slogan del «romano che non sa uscire dal Grande Raccordo Anulare» e dirà che «altrove Totti avrebbe vinto molto di più, ma non ha avuto il coraggio dimettersi in discussione». Magari sono gli stessi che poi parlano di sentimenti, di bandiere del calcio, di valori che lo sport deve ritrovare. Come se giocare 636 partite con la stessa maglia e segnare 267 gol (496 e 212 in serie A) non fosse la sintesi proprio di quei valori altrove perduti: «Ho ancora due anni di contratto e, se riuscirò a rimanere nella stessa forma fisica, spero ancora di giocare fino a 40 anni. Finché mi sento in forma e utile alla squadra, continuerò a vestire la maglia della Roma con tantissimo orgoglio. Quando non sarò più nelle condizioni giuste, sarò il primo a tirarmi fuori. Io credo nelle mie potenzialità. La cosa importante è fare ciò che è necessario per rimanere in condizione: vivere una vita sana e comportarsi come un vero professionista ». Il sito Fifa ha chiesto a Totti del rapporto con Luis Enrique, ottenendo la solita sincerità: «È normale non essere felici quando non si gioca, ma mi sono sempremesso a disposizione della squadra. Quando ho giocato non ho fatto troppo male e il mister ha iniziato a prendermi più in considerazione. Lobiettivo di Luis Enrique è quello di portare una nuova mentalità in Italia. Mi piace il suo sistema di gioco e sono sicuro che presto potrà rivelarsi un successo». Magari a partire da domani sera, nel posticipo contro la Juventus capolista e imbattuta. Ieri Stekelenburg, che era stato colpito da un virus intestinale, si è allenato con il gruppo anche se non ha partecipato alla partitella finale. Così come Borini, fermato per precauzione per un affaticamento muscolare. Oggi se ne saprà di più