18/01/2013 09:44
Il quarto posto occupato attualmente dai nerazzurri dista sei punti, un obiettivo minimo quello dell'ingresso in Europa League, che inevitabilmente peserà nello scontro diretto con l'ex Stramaccioni. Perdere terreno in questo momento, consegnerebbe un addio quasi definitivo anche all'entrata di servizio della Champions League, quel terzo posto occupato ora dalla Lazio (il Napoli dopo la revoca della penalizzazione è secondo, forte dello scontro diretto), e lontano ormai dieci punti. Restare aggrappati al treno diventa quindi obbligatorio, per una stagione altalenante di risultati, ma ancora in corsa su entrambi i fronti. La vittoria di mercoledì con la Fiorentina infatti, consegna alla Roma le semifinali di Coppa Italia da affrontare ancora una volta con l'Inter. I nerazzurri si presenteranno all'Olimpico a distanza di tre giorni: mercoledì si giocherà la gara di andata per poi chiudere il doppio confronto a San Siro la settimana successiva.
Per Totti e compagni, il superamento del turno e il conseguente approdo in finale, regalerebbe con molte probabilità un posto sicuro in Europa League, considerando che dall'altra parte del tabellone la semifinale tra Juventus e Lazio metterà di fronte le due formazioni più solide sulla vetta della classifica. I 120 minuti del Franchi hanno accompagnato il ritorno nella capitale di una squadra stanca, ma rigenerata in morale e convinzioni. Il presidente Pallotta dagli States ha commentato il successo definendola una «vittoria eroica», impreziosita dalle scelte di un tecnico disposto a mettere in discussione il proprio credo. Il 3-4-3 annunciato a poche ore dall'inizio della gara ha stupito tutti, in primis il gruppo. Lo scetticismo dello spogliatoio verso un sistema di gioco mai provato si è poi dissolto in una vittoria, che oltre al risultato è riuscita a dimostrare meno intransigenza mentale da parte del proprio allenatore.
I dubbi di Balzaretti, Pjanic, Burdisso e Castan si sono trasformati in una soddisfazione, che lo stesso De Rossi non è riuscito a contenere verso un cambiamento così inaspettato: «È stata una sorpresa anche per noi, il mister non è uno avvezzo alle rivoluzioni, non l'ha mai fatto in 30 anni. Sappiamo tutti che non lo riproporrà mai anche perchè lui allena e fa giocare tutte le sue squadre in quel modo da quando ha cominciato questo lavoro. A me però è piaciuto, riesco sempre a stare nel centro del gioco e mi sembra che la squadra si muova compatta». Una ragione a metà per il centrocampista di Ostia, che se probabilmente non sbaglia pensando ad un ritorno nell'immediato nel caro 4-3-3, non può certo ricordarsi di tutte le gare affrontate nella lunga carriera del boemo. Nella sua prima esperienza in giallorosso infatti, 'Sdengo' fu costretto in almeno quattro occasioni tra il '97 e il '99 a proporre lo schema utilizzato ieri. In tutti i casi però furono scelte dettate dai fattori esterni (infortuni ed espulsioni)e mai proposte dall'inizio. Il 31 gennaio del '99 l'Empoli raggiunge all'Olimpico il pareggio a tempo scaduto, e Zeman a fine gara trova un solo colpevole: «Abbiamo giocato con il 3-4-3, una nuova disposizione tattica che ci ha penalizzato». Un episodio, che a 14 anni distanza, tutti avrebbero rimosso.