26/03/2013 16:12
La serie A a 16 squadre (ma anche il semplice ritorno a 18 andrebbe benissimo) non è possibile perché quale club si autocondannerebbe alla serie B, con meno interesse, meno contributi, meno sponsor, meno tv, meno sponsor? Nessuno. Le formazioni Primavera, o le cosiddette seconde squadre in Lega Pro o in serie B, non si possono fare altrimenti i club di provincia che già sono schiacciati dallo strapotere mediatico ed economico della serie A vedrebbero ulteriormente ridotto il loro spazio. Gli stadi non si fanno perché stanno tutti lì ad aspettare una fantomatica legge sugli stadi, dalla quale sperano di lucrare qualche vantaggio, poter speculare sulla cementificazione e magari strappare qualche contributo anche sotto forma di detassazione.
La crisi economica non ha smosso il calcio verso il cambiamento e linnovazione, come si cerca di fare del resto per altro senza riuscirvi
- anche nel resto del paese. Ha ulteriormente bloccato tutto, resa ancora più ferrea quella catena di no e di veti che sostanzialmente blocca tutto. Il calcio avrebbe bisogno di un passo indietro di tutti i protagonisti per cercare di rinnovarsi ed essere anche più competitivo a livello nazionale. In Italia ci sono 20 squadre in serie A e 22 addirittura in B per il famoso caso Catania di dieci anni fa che sollevò praticamente una rivoluzione, e le cui conseguenze non sono mai state risolte. La voce grossa di un presidente porta sempre dietro sindaci e amministratori locali, in un intreccio di piccoli poteri completamente indistricabile. La legge sugli stadi è infossata da anni nelle commissioni ed è destinata probabilmente a rimanere una proposta allinfinito. Nel calcio i progetti restano chiacchiere allinfinito. Dire ci vorrebbe questo, ci vorrebbe quello è molto facile. Praticamente inutile.