22/11/2011 09:00
Dice il poeta Fernando Acitelli, autore di bellissime poesie dedicate al pallone: «Ogni popolo ha bisogno di unepica. Anche unepica minore, come può essere quella calcistica, serve a sostenere i nostri giorni». Anche noi ne abbiamo bisogno. E non ne possiamo più di chi ci scassa letica, lepica e lestetica. State a sentire perché. Domenica sera, Stadio Olimpico di Roma: Gago (che, sia detto per inciso ma non tanto, insieme a De Rossi e Pianjc dà vita al centrocampo più forte dEuropa) scende sulla destra e finta un cross, poi vede sullangolo sinistro dellarea Osvaldo e confeziona un passaggio morbido a mezzaria. Il centravanti argentino, spalle alla porta, è leggermente arretrato rispetto al pallone, allora compie una torsione improvvisa della schiena, vola a mezzaria con un gesto atletico straordinario e con una sforbiciata di incredibile perfezione tecnica segna un goal che appartiene alla lirica.
In quellattimo così bello da piangere, la perfetta bellezza di un gesto atletico costruisce un racconto che fa vibrare un popolo e raggiunge così il suo fine ultimo che è donare gioia. Due grigi burocrati, uno con un fischietto in mano, laltro con una bandierina, vedono un fuorigiuoco inesistente e annullano il goal. Non me ne importa nulla che la Roma ha vinto lo stesso, me ne frego se cè o non cè malanimo contro di noi: non voglio alcuna pena minore dellespulsione di quei due a vita dal mondo del pallone. Essi, infatti, hanno commesso ben più di un errore: un assassinio. Hanno ucciso la poesia. O meglio, ci hanno provato, perché, come accade per i poeti assassinati dai regimi dittatoriali, laura dei loro versi resta oltre la loro vita mortale. Così, la condanna a morte - decretata da due ottusi funzionari del regime che uccide ogni giorno la bellezza del calcio - rende immortale il gesto del poeta Osvaldo. Lo scolpisce nei nostri cuori, insieme come una gioia e una ferita.
Altri grigi burocrati si accanivano, nella stessa giornata e nello stesso stadio, contro la stessa comunità, fermando, espellendo dallo stadio e multando alcune decine di ragazzi (tra cui un quattordicenne) colpevoli di aver portato nello stadio delle pericolosissime armi improprie: alcuni fogli di plastica con i quali avrebbero dovuto contribuire a disegnare la pacifica e civilissima coreografia della Sud. Ma che follia è mai questa? Ma davvero credete che siano questi i violenti da contrastare? Ma non avete cose più importanti a cui dedicarvi? Orbene, non avendo avuto alcuna risposta dal ministro Maroni, ci permettiamo di rivolgerci con qualche speranza (ma non tante) in più al neoministro degli Interni, il prefetto Annamaria Cancellieri, ai vertici della polizia, ai responsabili della sicurezza: volete per favore restaurare i diritti dei cittadini negli stadi? O dobbiamo pensare che lì la democrazia è sospesa per sempre? Attendiamo il governo Monti a questa piccola prova di discontinuità. Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli.