Il Torino di Ventura

12/04/2013 13:41

(AV)VENTURA – Appare un banale gioco di parole, ma racchiude la carriera di un allenatore girovago, di quelli che non rimangono più di due anni in un club. Non apre cicli, ma nemmeno li chiude, come vedremo. Genovese classe 1948, Giampiero Ventura cresce da allenatore nelle giovanili della Sampdoria. Tolta la tuta blucerchiata, nella quale riveste anche i panni del della prima squadra, gira diverse società liguri come l’Entella (oggi Virtus) e lo Spezia.

Esce dalla sua regione d’origine quando si trasferisce alla Centese, ma la vera esperienza di rilievo, la prima, arriva con il Lecce nelle annate ’95-’96 e ’96-‘97. Dalla C1 alla A in due stagioni, il suo Lecce, con primo AD della storia del club, diventa protagonista di una doppia promozione esaltante, culminata con il 3-0 al Cesena già retrocesso. L’anno successivo diventa l’allenatore del Cagliari, appena retrocesso in Serie B. Un Muzzi devastante riporta subito in Serie A gli isolani: Ventura resta, dando gioco e mentalità ad una squadra incompleta ma talentuosa, che può contare sul bomber romano, su O’Neill e su Vasari. Non manca il tocco amaro per i tifosi giallorossi: alzi la mano chi non ricorda quel 4-3 in casa rossoblu, con Zeman in panchina e la difesa giallorossa frantumata dai colpi di Muzzi e o’Neill. (Per chi sente la necessità, qui i gol)

Cagliari salvo, Ventura cambia aria per appena due anni: tempo due stagioni (Udinese e Sampdoria) e l’allenatore genovese ritorna in Sardegna e vi rimane altri due anni (2002-2004). Arriva poi la chiamata disperata del , nel frattempo divenuto Soccer a seguito del fallimento del club; qui Ventura non riesce a ottenere i risultati sperati e viene esonerato il 19 gennaio dopo sole 7 vittorie in 19 gare. Il suo sostituto, Edy Reja, non perderà nemmeno una partita fino a fine stagione. Dopo la brevissima esperienza con il Messina, dove viene chiamato a sostituire Bortolo Mutti alla 32^ giornata, il mister ligure approda a Verona: peggior attacco del torneo e retrocessione per i veneti.

La svolta sembra arrivare a Pisa nel 2007. Neopromossa in Serie B, viene portata da Ventura fino ai playoff; la promozione sfuma contro il Lecce in semifinale (0-1 in Toscana, 2-1 in Salento). Nel 2009 firma il rinnovo e rimane in nerazzurro. Quattro sconfitte consecutive, nonostante vittorie importanti contro il Livorno e il Parma, costano al tecnico l’esonero: a fine stagione, con la squadra guidata da Giordano, il Pisa torna in Lega Pro. Epilogo drammatico per i toscani: mai stati in zona retrocessione, al 94’ dell’ultima giornata si ritrovano nell’ex Serie C, senza nemmeno la possibilità playout.

Bari, qui la consacrazione. Ventura dimostra le sua capacità in terra pugliese, dove nel 2009-2010 disputa un ottimo campionato, totalizzando ben 50 punti e mettendo in difficoltà qualunque squadra al San Nicola. Nella stagione successiva non riesce a dare continuità ad un progetto che aveva entusiasmato un’intera piazza: si dimette e lascia il posto a Bortolo Mutti il 10 febbraio 2011.

TORO – Ritorna in Serie B, accettando la proposta del Torino, smanioso di ritornare nel calcio italiano che conta. Stagione non facile: il di Zeman getta nell’ombra qualunque altra squadra presente in cadetteria; sta di fatto che, a fine stagione, Ventura si ritrova in testa alla classifica assieme agli adriatici, superiori solo per differenza reti. Unica obiezione: Il di Zeman nasce come esperimento, il Torino di Ventura è una squadra creata appositamente per la promozione diretta in A.

COME GIOCA – Il Torino di Ventura si affida ad un 4-4-2 apparentemente spregiudicato: due attaccanti di ruolo, con Bianchi punto di riferimento, e due ali dalle spiccate doti offensive compongono il reparto avanzato. In mezzo al campo si punta sulla quantità e l'esperienza: il tecnico genovese si affida spesso alla coppia Gazzi-Brighi, mix di corsa e sostanza sulla mediana. In difesa domina Angelo Ogbonna, spesso accostato alla Roma: centrale roccioso, fa della fisicità e della corsa le sue armi migliori.

STAGIONE - Dopo un avvio stentato (9 punti in 11 partite), il Torino è uscito dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Ora è a quota 36 punti, insieme alla Sampdoria, con 9 lunghezze di distacco dalla bagarre tra Siena, Palermo e . Nei 31 match disputati i granata hanno collezionato 8 vittorie, 10 sconfitte e 13 pareggi, più di tutte le altre squadre di serie A.

GLI EX - Matteo Brighi, ancora di proprietà giallorossa e in prestito al Torino, è arrivato a Roma nel 2004 nell'ambito dell'operazione che ha portato alla . L'affermazione del centrocampista di Rimini è avvenuta tra il 2007 e il 2010, sfiorando anche due scudetti con Spalletti e Ranieri in panchina. L'altro ex romanista è Alessio Cerci, il "Thierry Henry di Valmontone" cresciuto nelle giovanili giallorosse. Nel 2004 l'esordio, sotto l'egida di Fabio Capello, ma la vera occasione, non sfruttata, arriva nel 2009. L'anno successivo il passaggio alla , poi il ritorno dal mentore Ventura. L'unico ex granata tra gli uomini di Andreazzoli, ad esclusione di Stefano Guberti fuori rosa e in attesa di processo per illecito sportivo, è Federico Balzaretti. Piemontese di nascita, veste granata tra il 2002 e il 2005. E' uno dei protagonisti della promozione poi persa a causa del fallimento della società. Da svincolato passa alla , restando inviso alla maggiorparte della tifoseria del Toro.

 

Antonio Paesano