09/08/2017 19:00
ESCLUSIVA LR24.IT (Damiano Frullini) - Nato e cresciuto a Roma e nella Roma, dopo due anni di formazione a Sassuolo, Lorenzo Pellegrini è tornato a casa con la voglia matta di rimettersi addosso la maglia che ha sempre amato e vincere un trofeo nella Capitale.
Direttamente dal Charles Hotel di Boston, dove i giallorossi hanno trascorso la tournée estiva a fine luglio, in un'intervista esclusiva a LAROMA24.IT, il centrocampista si racconta a 360 gradi, dal campo di gioco dove ritrova Eusebio Di Francesco e il suo "idolo Daniele De Rossi, alla sfera privata. Queste le sue parole:
Quanto c'è di Di Francesco nella tua scelta di tornare a Roma? Senza di lui saresti tornato ugualmente?
"Sappiamo tutti che fortunatamente c'era questa clausola a favore della Roma. Ne avevamo già parlato a gennaio e la Roma aveva provato a riportarmi, ma abbiamo deciso di rimandare di 6 mesi in primis per me, per farmi fare ancora esperienza al Sassuolo e per farmi tornare qua più pronto e poi anche per il Sassuolo stesso perché non era un bel periodo e siccome è una società a cui tengo moltissimo non mi sarebbe piaciuto abbandonare la nave nel momento del bisogno. C'è tanto di Di Francesco nella scelta di venire qui ma c'è anche tanto di mio nel senso che probabilmente avrei comunque preso questa strada."
Hai notato differenza tra il Di Francesco di Sassuolo e quello di Roma?
"Il mister ha le sue idee ben chiare e lo stesso era al Sassuolo, le sue idee ultra offensive dove è importantissimo che la squadra lavori insieme come gruppo, come una squadra compatta sia dentro che fuori dal campo. Se lavoriamo nella maniera giusta sicuramente possiamo toglierci qualche soddisfazione."
Hai definito De Rossi un tuo idolo. Se dovessi definirlo come giocatore e come Capitano, che parole utilizzeresti?
"Penso che Daniele sia agli occhi di tutti un giocatore straordinario. Ha quell'esperienza ma anche quella qualità impressionante che fanno di lui uno dei miei punti di riferimento. Come giocatore penso che sia indiscutibile, si vede che sta sempre un passo avanti a tutti."
Domanda d'obbligo: come hai vissuto il 28 maggio?
"E' qualcosa di abbastanza complicato (ride, ndr). Io penso che Francesco sia sempre stato un simbolo, è una leggenda della Roma e sarebbe piaciuto a tutti essere lì allo stadio per salutarlo. Noi eravamo a Torino per l'ultima partita di campionato e mi è capitato di vedere qualcosina prima della partita insieme ad Alberto Aquilani su Sky Go (ride, ndr)."
Torniamo a Di Francesco: conoscendo movimenti e idee del mister e secondo la tua esperienza pregressa con lui a Sassuolo, chi tra i tuoi nuovi compagni pensi si possa esaltare maggiormente?
"In generale penso che il gioco del mister sia veramente molto bello soprattutto per gli esterni d'attacco nel senso che il suo gioco è incentrato sugli esterni, sono loro che spesso e volentieri prendono il più delle decisioni che si devono prendere in campo quindi sicuramente gli esterni sono più avvantaggiati. Anche noi mezzali facciamo un grande lavoro sia a livello di movimento che nel creare gli spazi e ogni tanto anche nell'attaccare. E' normale che il mister ci fa scendere in campo sapendo quello che dobbiamo fare però una partita è sempre diversa da un allenamento e poi in campo scendiamo noi e siamo noi che dobbiamo essere bravi a mettere in pratica quello che ci chiede con intelligenza."
Hai fatto tutta la trafila con la Roma da quando avevi 9 anni fino alla prima squadra, con la parentesi di Sassuolo. Quali qualità sono necessarie per un giovane per emergere nel calcio che conta? Nello specifico del tuo percorso, hai incontrato qualcuno magari più forte di te che poi non è arrivato?
"Questo sicuramente perché come tutti sanno ho cambiato ruolo, prima facevo l'attaccante, e se ho cambiato ruolo è perché c'erano di sicuro dei giocatori più bravi di me. L'unica cosa che mi ha sempre contraddistinto dagli altri, che è una cosa che tutti i ragazzi giovani secondo me devono avere, è la voglia di non accontentarsi e di cercare il giorno dopo di fare sempre qualcosa in più del giorno prima perché arrivati a questo livello dove la tecnica si è importante e va allenata, ma quella probabilmente uno o ce l'ha o non ce l'ha, è la voglia di migliorarsi che fa la differenza. Nel calcio si sa come funziona, si giocano due partite alla settimana, anzi nel nostro caso tre per fortuna (ride, ndr), e se fai bene la partita prima e fai male la partita dopo tutti si ricordano che hai fatto male la partita dopo. Bisogna fare bene sempre con costanza e cercare di migliorarsi e soprattutto per un ragazzo giovane non c'è cosa più bella."
Hai parlato del ruolo: nasci attaccante poi Montella con i Giovanissimi Nazionali ti portò a centrocampo. Pensi ora che sia la tua posizione definitiva o magari può esserci un'evoluzione come successo l'anno scorso a Nainggolan?
"Il mister Montella mi ha aiutato tantissimo perché mi ha insegnato a fare bene il centrocampista, ma io già lo avevo fatto l'anno precedente quindi non è stato proprio lui a spostarmi ma gli devo molto perché mi ha aiutato tanto. Riguardo al ruolo, l'anno scorso con il mister (Di Francesco, ndr) quando abbiamo avuto un momento un po' complicato per via dei molti infortuni, eravamo veramente contati, abbiamo dovuto anche cambiare modulo facendo il 4-2-3-1 e mi è capitato di fare la mezzala, il trequartista e anche il mediano, uno se serve si adegua. Se il mister mi vuole provare trequartista non c'è nessun problema, però il ruolo che prediligo almeno per ora è quello della mezzala perché mi dà molto campo e molte libertà."
Sui social si vede quanto tu sia legato alla tua fidanzata da molti anni, so che ti ha seguito anche a Sassuolo. Quanto è importante per un ragazzo giovane proveniente dalle giovanili della Roma poi trasferitosi in un'altra città avere accanto un punto di riferimento che ti fa sentire sempre "a casa"?
"Lei è stata incredibile, ha fatto una scelta che penso poche ragazze avrebbero fatto perché è salita con me che aveva 19 anni da neanche un mese. Di questo non ne abbiamo nemmeno parlato, era quasi una cosa già scritta perché siamo veramente molto legati, lei è veramente il mio punto di riferimento non solo perché è la mia ragazza ma proprio a livello umano, mi piace molto ascoltarla, sapere quello che pensa. Mi ha aiutato tanto perché penso che la serenità di un giocatore sia una delle cose più importanti e lei è la mia serenità, riesce a trasmettermi tutto quello che serve per stare bene. Lei fa parte della mia famiglia, è il punto più importante della mia famiglia."
Avrai seguito sicuramente la vicenda legata a Schick durante le visite mediche con la Juventus visto che anche tu in passato hai sofferto di un'aritmia cardiaca temporanea...Quanto ti sei sentito vicino al ragazzo e nel caso tuo se hai realmente rischiato di non giocare più a pallone?
"Si ho letto e mi dispiace tantissimo perché tra l'altro so che è un bravo ragazzo e mi è dispiaciuto leggere questo, è anche un grandissimo giocatore perché quest'anno ha dimostrato a tutta Italia le sue grandi qualità. Riguardo all'aritmia ora non so di preciso cosa lui abbia avuto però so che è una cosa naturale nel senso che durante ogni giornata ognuno di noi ha qualcuno di questi battiti irregolare perché è così, è il nostro corpo e se lui ha avuto qualche problemino in più non lo so. La mia era data da un'infezione che avevo avuto e che non curata nella giusta maniera aveva stimolato il cuore e si era creata questa infiammazione ma non era nulla di che, non ho mai temuto di smettere e anzi spero che non lo faccia neanche lui perché non sono belle sensazioni quando una persona ti dice che per 4-5 mesi non puoi più entrare in campo perché noi viviamo per questo. Spero che la sua sia una situazione simile alla mia e che lui capisca che questo non è il momento di fermarsi anzi è il momento di fare quel passettino in più."
In passato sei stato accostato anche alla Lazio. Se la Roma non ti avesse "riportato a casa", avresti trattato l'offerta della Lazio come quella di una squadra qualunque?
"Non credo, non voglio creare polemiche o altro però visti i miei 10 anni con la maglia della Roma, andare poi a fare un'esperienza a Sassuolo e tornare a Roma come un giocatore non della Roma sarebbe stato difficile, anzi direi impossibile. Uno ci si deve trovare poi in determinate situazioni, però mi sento di dire che veramente sarebbe stato quasi impossibile."
Capitolo Nazionale: dopo l'ottimo Europeo Under 21 e qualche convocazione per gli stage con Ventura, pensi che il prossimo Mondiale di Russia possa essere un obiettivo per te o è ancora troppo presto?
"Penso che l'Italia sia un gruppo importante, il ct ha sicuramente un'impronta di gioco importante e poi per il resto vedremo perché penso che la Nazionale sia molto legata al percorso che si fa durante l'anno in campionato. Per prima cosa penso a fare bene a Roma perché è la cosa che voglio di più poi il resto credo che sia una conseguenza nel senso che se riuscissi a fare un bel campionato come spero di poter fare poi la Nazionale sarà una conseguenza. L'importante, come dicevo prima, è cercare di non fermarsi e non far si che Roma sia un punto di arrivo ma che sia un punto di partenza per poi potersi togliere delle belle soddisfazioni qui. Voglio fare bene a Roma poi sicuramente mi farebbe piacere partecipare al Mondiale".