24/05/2019 00:49
LAROMA24.IT - Siamo di nuovo qui, ancora per raccontare il nostro viaggio tra luoghi e testimonianze di quella che è stata la storia del capitano, Daniele De Rossi. Non è un elogio funebre, ma un piccolo viaggio di avvicinamento verso l'ultima gara della nostra Bandiera con l'intento e la voglia di stringerci un po' in un momento complicato un po' per tutti i tifosi della Roma. Con noi Leonardo Bocci e Sandro Bersani degli "Actual".
22.30 - E infine tocca a Tonino Cagnucci, direttore de "Il Romanista" e autore del libro "Il Mare di Roma", dedicato proprio al numero 16. Racconta il giornalista: "Il libro l'ho fatto tutto da solo, semplicemente mi approcciai dicendogli 'se ti dicono che c'è un matto a Ostia che va in giro a chiedere di te, sono io'. Credo abbia apprezzato questo. Ha avuto modo di leggere il libro 3 giorni prima della stampa, l'ha apprezzato, mi vergogno ancora a dirlo, e poi gli chiesi di venire alla presentazione. E lui mi disse di sì, tanto che io i giorni successivi gli chiedevo 'Ma vieni davvero?!?'. Anche sul palco, alla presentazione, glielo richiesi se sarebbe venuto...".
20.30 - Un altro saluto arriva anche Christian Scarlato, centrocampista e compagno di De Rossi nelle giovanili giallorosse: "Di De Rossi calciatore ricordo soprattutto gli abbracci dopo un gol: avevi una foga come se avessi segnato tu. Sul Daniele uomo ho tanti bei ricordi: uno, che sei stato il primo a chiamarmi quando mio fratello ha segnato il primo gol in Serie A. E l'altro, ogni volta che ti scrivo un messaggio il tuo 'Grazio amico mio' mi riempie di gioia e sono orgoglioso di aver fatto parte seppur per poco tempo della tua carriera nel settore giovanile della Roma. Sono fiero di considerarmi tuo amico. Un abbraccio".
18.00 - Infine, abbiamo raccolto il saluto di mister Mauro Bencivenga, che ha lanciato De Rossi nelle giovanili giallorosse: "Caro Daniele, io non ho voglia di parlare, mi capisci perché...Al posto mio parleranno i miei bambini. Ho un sogno nel cassetto: di cenare con te, con la squadra degli Allievi e della Primavera. Ti abbraccio, ti voglio bene". A Bencivenga si sono uniti i bambini: "Caro Daniele, voglio diventare un campione del mondo come te" fino al "voglio diventare come te", "forza Roma tutta la vita".
16.00 - Siamo andati anche a trovare Claudio, oste e titolare de "La Villetta". Anche lui ci ha raccontato il suo De Rossi: "Devi pensare che questa mia bottega, come si diceva a Roma una volta, l'ha aperta mia nonna nel '40. Pensa che la Roma di Testaccio ha festeggiato lo Scudetto qui. C'erano Manfredini, Da Costa, Prati, ci sono passati poi Conti, Giannini, Francesco (Totti, ndr). Per quanto riguarda Daniele posso raccontare un aneddoto: una volta stavano cenando Totti e Cassano, e Antonio fece a Francesco: 'Quanto è caruccio quel ragazzino biondo che gioca con la Primavera. Come si chiama? De Rossi'. 'Ah quello è forte', fece Totti". Mi è rimasta impressa questa cosa, poi due settimane dopo vennero tutti insieme. Averceli ancora di giocatori così".
Domenica andrai allo Stadio?
"Sì, e aggiungo una cosa. Ai miei nipoti posso dire di aver visto qualcosa, un numero 10, un numero 7... Non avremmo vinto tanto ma ho visto giocatori simboli. Ecco perchè voglio a dire a questa società che Roma è soprattutto questa, De Sisti, Giannini... Abbiamo avuto sempre questa simbologia che le altre squadre non hanno mai avuto. Se questi non la capiscono finisce tutto".
15.00 - Proseguiamo il nostro viaggio incontrando chi, De Rossi lo conosce molto da vicino, Simone Paoletti, ex compagno e amico di una vita:
Un tuo ricordo?
"Ce ne sono troppi. Dalle nottate a giocare alla play station fino alle 3 di mattina prima della partita, ai tornei a Gradisca...".
Chi vinceva alla play...
"Quando facevamo gol ci abbracciavamo tutti e due. Non mi ricordo che squadre ci prendevamo ma sempre quelle che correvano di più".
Come era il primo Daniele?
"Uguale a quello di adesso, solo senza barba, quella l'ha copiata da me. Dicono che io somigli a lui, ma è lui che somiglia a me (ride, ndr). In questo giorni ho sentito tanti complimenti a De Rossi come calciatore, ma soprattutto come persona".
Come stai vivendo questa settimana?
"Vorrei che non finisse mai o che finisse subito".
Dove andrà a giocare"
"Non lo so. Io ho la mia idea ma non ve la dico. In Italia però non rimane".
13.00 - Per continuare questo viaggio alla scoperta del numero 16, siamo andati da Marco Conidi, cantautore romano e romanista, che ci ha raccontato il suo Daniele De Rossi.
Cosa pensi di questi ultimi giorni di De Rossi nella Roma?
"Sono legato da un'amicizia profonda con Daniele, per me è una questione di famiglia. Non ne ho mai parlato delle sue cose private e non lo farò mai. È una cosa mia e sua. Daniele rappresenta il motivo per il quale i ragazzini scendono davanti alle serrande per giocare, con il portiere che bucava il pallone e nonna che strillava dal balcone perchè era ora di rientrare. Mi ricordo quando da ragazzini andavamo in piazza San Cosimato".
Ci stai facendo piangere...
"Io mi sono innamorato del calcio, del prato verde, di una cosa troppo bella e importante per essere relegata a numeri, plusvalenze, più e meno. Mi ricordo da bambino quando avevo la maglietta della Roma aspettavo che si asciugasse di fronte alla lavatrice quando mia madre la lavava. È vero che bisogna tifare la maglia, ma certe maglie le indossano i supereroi: Totti, De Rossi, Falcao, Bruno Conti, Di Bartolomei".
Domenica sarai allo stadio?
"Sarò in tribuna, voglio vederla comodo. In Montemario sud".
10.00 - Dopo essere stati con Tonetto e Perrotta ieri, siamo ancora alla "Jem's Soccer Accademy" per incontrare Jimmy Maini, ex giovanili della Roma e con una lunga esperienza in Serie A.
Anche a te chiediamo un pensiero su Daniele...
"Da tifoso è quello che accomuna tutti: ci ha fatto sognare e rivivere la nostra passione dentro di lui. Con la sua passione, la sua grinta, il modo di esporsi ed essere tifoso e nello stesso tempo capitano e calciatore. Da avversario ho avuto il piacere di incontrarlo, e sebbene fosse molto giovane si vedeva che aveva le stigmate per fare quello che ha fatto. A 19 anni con Capello faceva già differenza".
Lui disse che ad inizio carriera non sembrava potesse diventare così forte...
"Ti racconto un aneddoto: io spesso andavo ad Ancona in macchina con Ferruccio Mariani, che all'epoca era allenatore in seconda e amico di Daniele. Loro telefonicamente si sentivano, io giocavo ad Ancona e lui stava per affacciarsi alla Serie A. Me lo passò al telefono e mi disse: 'Magari riuscissi a fare quello che ha i fatto tu'. Gli dissi: 'Farai tutto questo e molto di più'".