«Subito un gol e si fa il miracolo»

06/03/2011 11:54

«Il segreto? Andare in vantaggio e mettere loro pressione. E poi, giocarsela fino alla fine». Parola di Emidio Oddi, per i tifosi “Oddileone”, otto stagioni (dall’83 all’89) in maglia giallorossa. C’era anche lui tra i protagonisti di quella rimonta, a Norimberga, in Coppa Uefa, il 12 ottobre del 1988. Si era al primo turno, quello dei “trentaduesimi”, ma la partenza – almeno quell’anno – non era stata delle migliori. I tedeschi avevano vinto a Roma, 2-1, allo stadio Flaminio. E la gara di ritorno si annunciava quindi particolarmente complicata. «Ricordo bene quella partita – dice Emidio. – La Roma, anche allora, non era nuova a situazioni del genere. Era già capitato altre volte. Anche se, in genere, accadeva che perdessimo la gara di andata in trasferta, e poi ci trovassimo a dover ribaltare il risultato in casa. Con il Norimberga, invece, fu più o meno come è questa volta con lo Shakhtar. Dopo la sconfitta a Roma, passammo il turno andando a vincere in Germania, 3-1. Meglio, i tempi regolamentari si chiusero con lo stesso risultato dell’andata e fu decisivo il gol di Renato, all’inizio del primo dei supplementari. Una grande partita, la sua. Credo una delle poche, se non l’unica, che gli ho visto giocare da campione vero».

Come affrontaste quella gara? «Entrammo in campo con la giusta aggressività, ma anche l’animo sereno. Sapevamo di non aver nulla da perdere, visto che la qualificazione era già in parte compromessa dall’andata. Ma anche che avremmo fatto l’impresa, nel caso in cui tutto fosse andato per il meglio. Eravamo quindi in una condizione psicologica ottimale. Perché, persa per persa, tanto valeva giocarcela, al massimo. E le cose andarono proprio come mi augurerei che andassero martedì per la Roma a Donetsk. Segnammo subito, dopo pochi minuti, con Rudi. Loro pareggiarono intorno alla metà del primo tempo, ma, poco dopo la mezz’ora, con Policano, andammo sul 2-1, che riequilibrava la situazione. Da quel momento, i tedeschi entrarono in agitazione. S’erano immaginati di dover solo gestire il vantaggio dell’andata. E invece, dovettero scoprirsi, lasciando spazio al contropiede. Renato fece il gol del 3-1, ma fu espulso poco dopo. E ci ritrovammo così in dieci per il resto dei supplementari».

Tu eri uno dei due centrali, insieme a Manfredonia. «All’andata avevano giocato Collovati e Signorini, che non erano però disponibili per quella trasferta. E così, Lionello, che solitamente giocava a centrocampo, fece coppia con me. Da parte mia, ero abituato. Un paio d’anni prima c’era stato anche Boniek, che si era messo in testa di voler giocare centrale di difesa. Diceva di divertirsi. Lo credo bene. Detto tra noi, era perché c’ero io che correvo dietro a questo e a quello, mentre lui, quando serviva, non c’era mai… (ride, ndr)».

Torniamo a quella partita in Germania. «Nel Norimberga giocava un attaccante fortissimo, di colore (il senegalese Sane, autore di una delle due reti all’andata ndr), mentre in quella Roma c’erano Tancredi, e poi, Tempestilli e Nela terzini, Andrade, Desideri, Giannini e Policano a centrocampo, e Voeller e Renato davanti. E in panchina, Nils Liedholm, che era tornato a Roma dopo la parentesi di Eriksson ».

Guardando alla partita di martedì prossimo, cosa ti aspetti? «Che alla Roma riesca quello che riuscì a noi. Anche se non sarà facile, perché un 2-3 è più faticoso da recuperare. Ma la squadra non deve pensare al risultato dell’andata. Deve giocare a testa bassa, credendoci. Come ha fatto a Lecce, dove non si è arresa quando ha subìto il pareggio. E se si passa a Donetsk, vuoi mettere che spinta in più si avrebbe in vista del derby?».