Smentito anche Riise al Bayern. Mercato fermo

30/08/2009 16:22


C’è chi dice che proprio questa di­chiarazione di mercato chiuso, sia il modo migliore per spegnere i rifletto­ri, per consentire agli uomini di mer­ giallorossi di operare in extremis sul o sulla punta, altra richie­sta specifica del tecnico. Sarà, ma c’è da crederci poco, soprattutto alla lu­ce di un budget che per Daniele Pra­dè, suo malgrado, è sempre stato ze­ro, anzi meno trentacinque milioni di euro. Insomma la speranza, a meno di clamorose sorprese, è legata a una cessione dell’ultima ora. Cessione di chiunque o quasi. Purché, però, arri­vi un’offerta. La voce che voleva il Li­verpool intenzionato a prendere Julio Baptista, per ora è rimasta tale, del resto il club di Rafa Benitez ha già da­to alla Roma venti milioni di euro per il cartellino di Alberto Aquilani che tra due- tre settimane dovrebbe fare il suo esordio con la maglia dei reds.


Una voce, ieri, è nata intorno a una possibile partenza di John Arne Riise. Voce che voleva il Bayern Monaco, dopo i recentissimi acquisti di Rob­ben e Rafinha, interessato anche al cartellino del norvegese. La Roma ha smentito che a Trigoria si sia fatto vi­vo qualche dirigente del club tedesco. E di conseguenza ha pure azzerato le voci che volevano, una volta venduto Riise al Bayern (un Riise peraltro che negli ultimi tempi non è più in straor­dinari rapporti con Spalletti, conse­guenza diretta dell’esclusione subita dal giocatore a Marassi), con i soldi incassati si sarebbe presentata a Li­verpool, questa volta per acquistare Dossena, nazionale italiano a cui non dispiacerebbe tornare a casa, nonchè giocatore da sempre apprezzato dal tecnico romanista.

Niente, invece. Non resta che spera­re in un colpo di coda finale, soprat­tutto in chiave , dove in atte­sa del recupero di Doni (non prima di ottobre), Spalletti dovrà continuare ad affidarsi ad Artur che, oltretutto, deve fare i conti con una piazza che quando prende un pallone in uscita sente gli applausi dell’Olimpico. Ap­plausi che tutto sono meno che di ap­prezzamento.