Lippi: "Assolvere chi bestemmia in campo"

21/01/2009 16:43

Ma la sua giustificazione non piace a monsignor Gianfranco Ravasi che presiede il Pontificio Consiglio per la cultura e su papanews. it gli risponde: «Se perfino il ct della Nazionale di calcio non condanna questo fenomeno, ci sarà poco da fare. Le sue parole sono gravi e rappresentano il decadimento e l’imbarbarimento non solo del calcio ma di tutta la società moderna», perché «la bestemmia è sempre volgare e mai giustificabile, è un’offesa grave verso il Signore di cui non c’è più coscienza». In più, chi bestemmia davanti a milioni di telespettatori «lancia questo segnale diseducativo verso una platea vastissima, rischiando di creare gravi conseguenze». Per questo, pochi giorni dopo essere diventata la presidente del , Francesca Menarini chiese ai suoi giocatori di «evitare le bestemmie in campo». Nessun divieto, spiega ora, «ho solo ricordato che è un atteggiamento deplorevole e diseducativo per chi segue il nostro sport», perché «la bestemmia è sempre una gravissima forma di offesa, al di là delle convinzioni religiose». L’allarme lo lanciò nel 2004 il presidente del Coni Gianni Petrucci che si lamentava: «Non è possibile continuare ad assistere in silenzio alle bestemmie. Se nessuno prende posizione, lo faccio io», anche perché «se un giocatore manda a quel paese l’allenatore, tutti sono pronti ad interpretare il labiale ed indignarsi». Tre anni prima, nel 2001 c’era stato pure un giro di vite che vide attuare la per bestemmia di tre allenatori in poche settimane, Silvio Baldini, Giovanni Vavassori e Walter Novellino. Ma la battaglia durò poco, tanto che nel 2006, Luca Toni manifestò in mondovisione il suo «disappunto» per un gol mancato in Italia-Romania. Oggi l’espulsione per bestemmia è ancora prevista, spiega l’ex arbitro Paolo Casarin che condivide le parole di Ravasi («non si può giustificare l’imprecazione verso Dio»), ma è più facile vedere il se ad essere insultato è l’arbitro.