31/03/2009 16:50
A quel caso si agganciò il G14 per chiedere alla Fifa ( e allUefa) di pagare « luso » dei giocatori da parte della nazionale: cinquemila euro al giorno che portarono a una richiesta di indennizzo di ottocentosessanta milioni di euro. La tempesta ha portorito la quiete. Oggi anche i club partecipano allaffare generato dagli Europei e dai Mondiali. LUefa per la manifestazione della scorsa estate ha versato ai club quarantatre milioni e mezzo che diventeranno cinquantacinque in occasione del torneo del 2012, più o meno quattromila euro al giorno per giocatore. La Fifa, a sua volta, si è impegnata a « risarcire » le società con settantacinque milioni per le fasi finali dei Mondiali del 2010 e del 2014.
I « sussidi » riguardano, però, soltanto le fasi finali delle competizioni per nazionali, non quelle preliminari, cioè le qualificazioni. E qui entrano in ballo le assicurazioni. Quasi tutte le Federazioni si sono coperte nei confronti del « rischio » . E quella italiana fu una tra le prime ad adottare questa decisione. I tempi della scelta furono accelerati proprio dal caso- Nesta e dalle richieste pressantemente avanzate da Sergio Cragnotti, costretto a rinunciare al suo miglior difensore per un periodo di tempo piuttosto lungo.
Oggi il meccanismo ( che evidentemente si attiverà anche per Di Natale) funziona in maniera piuttosto semplice. Fuori dalla copertura restano gli infortuni lievi, quelli con una prognosi che non supera i sette giorni. I guai più gravi, che comportano tempi di guarigione più lunghi, vengono risarciti. In pratica, si calcolano i giorni di lavoro perduti sulla base di un ingaggio- medio ( circa un milione e mezzo di euro): è evidente che chi guadagna molto perde qualcosa, chi guadagna poco guadagna qualcosa. Lottanta per cento della somma serve a rifondere il club; il venti per cento, invece, finisce nelle tasche del calciatore. I soldi, ovviamente, non sono tutto ed è chiaro che il danno agonistico solo in parte può essere coperto da un risarcimento economico.