Sotto due bandiere

11/04/2009 10:57


Il primo ad aprire la breccia, o la ferita, fate voi, fu , non uno qualunque, soprattutto per la società giallorossa. Non tutti sanno, però, che il mitico Fuffo, nacque nella Lazio ed esordì in campionato con la maglia biancoceleste. C’è da sottolineare che, a quei tempi, la Roma ancora non esisteva come società. Comunque, Bernardini qualche anno dopo passò all’Inter e nel ’28 ritornò nella capitale, ma vestendo la maglia giallorossa. Oltre che giocatore, Fuffo divenne anche allenatore di Roma e Lazio, e con i biancocelesti conquistò la coppa Italia del 1958. Dopo di lui ci furono altri passaggi, come Attilio Ferraris IV, ma anche Luigi Allemandi che negli anni Trenta giocò nella Roma, passò al Venezia e poi arrivò alla Lazio. Subito dietro di loro Pastore, Dagianti, il Blason e Galli. Anni in cui, tra il ’35 e il ’50, questi passaggi venivano sofferti sì, come quello di Ferraris IV, ma non più di tanto. Il vero botto clamoroso e, forse, l’inizio della grande e netta divisione tra le due tifoserie, avvenne nel ’58 con Arne Selmosson, il forte attaccante svedese che passò dalla Lazio alla Roma per 135 milioni di lire, una cifra record per l’epoca. Per lui, l’unico che segnò nella stracittadina con entrambe le maglie, il derby si infiammò, tanto è vero che i laziali urlavano «venduto», mentre i romanisti rispondevano con «comprato». Probabilmente, per fare un paragone coi i tempi nostri, sarebbe come se uno tra Pandev o Vucinic passasse dall’altra parte. Apriti cielo.


Dopo lo svedese, comunque, per un decennio tutto filò tranquillo. Nel ’68 D’Amato, anche lui attaccante laziale, passò alla Roma. Non accadde nulla, come per Sulfaro e anche per Sergio Petrelli, anche se il terzino andò alla grande, visto che dopo un triennio romanista, approdò alla Lazio e vinse lo scudetto nel ’74. A riaccendere le polemiche ci pensò Ciccio Cordova, glorioso capitano romanista che, per non andare a Verona e restare nella capitale, accettò il passaggio alla Lazio. Nelle stagioni successive ce ne sono stati altri, come Malgioglio, Domini e Orsi, ma a creare seri problemi fu il ritorno di Lionello Manfredonia, difensore cresciuto nel vivaio della Lazio, ceduto alla , ma acquistato da Dino Viola nell’estate dell’87. L’ex biancoceleste creò una spaccatura nel tifo giallorosso. Dopodiché ce ne furono ancora, Di Mauro (ex romanista che segnò al novantesimo al derby con la maglia laziale), Di Biagio, Mihajlovic, Muzzi, Colonnese, Peruzzi e l’ultimo Siviglia. Ma non lasciarono ferite particolari nella tifoseria abbandonata