Tonetto: "Non ho mai visto tanti infortuni come quest'anno"

04/05/2009 19:19

Max, ci rivediamo un anno dopo l’ultima intervista: non posso non chiederti un tuo bilancio, personale e della squadra.

«Cosa posso dire se non che, dopo bellissime annate, questa sicuramente si può giudicare come una certamente meno positiva, sia sotto il profilo personale che di gruppo. Dal punto di vista personale purtroppo non ho potuto lavorare come nelle precedenti stagioni per motivi fisici e questo non mi ha dato la possibilità di allenarmi regolarmente, né tanto meno di essere a disposizione per molte partite. Purtroppo sono cose che capitano nella carriera di un calciatore e vanno quindi accettate come vengono».

Come ti spieghi il cammino altalenante dei giallorossi?

«Guardando il cammino della squadra, soprattutto nei risultati, si può tracciare un bilancio piuttosto negativo rispetto al passato. Senza trovare molti alibi, ci sarebbero molte giustificazioni da parte nostra, ma trovo che è sbagliato tirarle fuori adesso perchè alla fine contano i risultati. Posso solo dire che nella mia carriera non ho mai visto tanti infortuni e, seppur con una rosa ampia, con i cambi previsti per le partite infrasettimanali, ci siamo trovati quasi sempre in emergenza».

Ti sei dato una spiegazione per tutto questo?

«Guardando anche molte altre squadre in Europa e in Italia, si può vedere che è un problema che ha riguardato un po’ tutte le squadre impegnate in tanti turni infrasettimanali; giocando molto spesso, si è infatti sottoposti a maggiore stress fisico e pressioni mediatiche che possono creare traumi fisici e psichici».

Tornando all’attualità, ti saresti aspettato una sconfitta come quella del derby?

«Le stracittadine sono sempre partite speciali, soprattutto quella di ritorno di quest’anno, dato che è capitato in un momento particolarissimo, sia per le tragedie sociali che si consumavano in Abruzzo, sia per via di una classifica complicata da ambo le parti. Inoltre, entrambe le squadre sono arrivate a questa partita con una posizione in classifica non in linea con i progetti di inizio anno. Quest’utimo derby è stato giocato sul filo delle emozioni: noi abbiamo mancato diverse occasioni nel primo tempo… e poi è andata come è andata. Questa, si sa, è una partita particolare, una cosa a sé».

Il presidente Lotito ha detto che qualcuno nella Roma non sa accettare la sconfitta…

«In genere una squadra come la Lazio, che non si sente all’altezza della Roma, cerca di portare il match su un piano più fisico, soprattutto dopo il rocambolesco doppio vantaggio. Noi abbiamo sbagliato a stare alle loro provocazioni e a metterci su quel piano, che poi è il peggiore per poter recuperare una partita così delicata. Non dovremmo cadere in questi tranelli, né in quella né in altre partite…».

Sappiamo che dopo questa sconfitta il gruppo ha “fatto quadrato” come si dice in gergo.

«È stato importante capire cosa si era sbagliato per non ripetere certi errori, soprattutto quello di cadere nelle provocazioni degli avversari. Tutto quello che di buono abbiamo dimostrato negli anni, non lo dobbiamo rovinare in queste partite. Abbiamo dato spettacolo e fatto un grande calcio in tutti i campi d’Italia e d’Europa e ogni volta abbiamo sempre dimostrato grande correttezza. Questo non va cancellato. Dobbiamo adesso ripartire dalla correttezza e dalla bella immagine che abbiamo dato fino ad oggi».

Quest’anno tanti infortuni: anche tu, uno solitamente dei sempre presenti, in questa stagione hai infatti collezionato poche presenze: cosa è successo?

«Personalmente ho avuto un problema al tendine di achille che non nulla a che vedere con la preparazione o con gli allenamenti. Sono quei tipi di traumi che possono capitare a un giocatore e vanno affrontati. Essendo un problema particolare, alcune persone lo hanno risolto con interventi operatori, altri hanno addirittura smesso: è delicato e bisogna conviverci. Sorrido quando sento di preparazione in ritardo oppure nel posto sbagliato: l’estate precedente si è fatto lo stesso tipo di percorso e nello stesso posto, eppure abbiamo fatto 82 punti! I problemi vengono sempre fuori quando le cose non vanno come dovrebbero andare…».

Roma, gioie e dolori: i bei momenti come la vittoria dell’ultima Coppa Italia, e quelli meno belli come quel fatidico rigore di

«Il calcio è così: la Coppa Italia 2008 segna il mio terzo trofeo in giallorosso ed è stata una grande soddisfazione. Qui a Roma le vittorie hanno sempre un sapore speciale, grazie all’affetto e alla passione dei tifosi. Purtroppo poi nella vita di un calciatore ci possono essere momenti tristi, come quello amarissimo dell’epilogo della , manifestazione principe in Europa. Venivamo da un momento difficile ma eravamo riusciti comunque a ribaltare una brutta situazione contro una delle squadra più forti in Europa. È stato brutto uscire così, seppur in maniera immeritata».

Pensi che sia stata l’andata a compromettere il tutto?

«Direi che nella partita di Londra siamo stati bravi a limitare i danni, soprattutto per come ci eravamo arrivati. Siamo stati perfetti invece al ritorno e abbiamo ribaltato sia il risultato che la situazione negativa dell’andata. Poi siamo arrivati alla lotteria dei rigori: avevo provato la mattina e li avevo sempre nello stesso angolo, a chiuderli sulla sinistra del . Poi in gara, mi sono accorto con la coda dell’occhio che Almunia si stava buttando da quel lato e ho cambiato all’ultimo istante: quando fai così purtroppo si rischia di fare peggio perché subentra l’istinto e la palla può andare da qualsiasi parte».

I tifosi hanno ancora in mente quell’abbraccio con Conti a fine partita… «Mi ha fatto molto piacere e lo considero un gesto affettuoso in quel momento. Lui mi ha rincuorato ma non mi ricordo bene dicendo cosa, mi ricordo poco in generale di quel momento. Ho visto solo il giorno dopo che mi ero messo le mani nei capelli e neanche me lo ricordavo. Sono attimi particolari, vissuti nell’emozione del momento. Mi dispiace molto e ringrazio ancora tutti di essermi stati vicini, la società, la squadra ed i tifosi».

Qual è la tua favorita per la finale di Roma?

«Sono tutte grandi squadre quelle rimaste, ma penso che le due candidate favorite siano il ed il Manchester, anche se nel calcio non si può mai dire».

Ritorniamo al campionato: ci credete ancora al quarto posto?

«Anche se i punti possono sembrare tanti, noi dobbiamo giocare con l’obiettivo di fare il massimo e comunque sperare che il e la facciano passi falsi per recuperare qualcosa. Questo è e deve essere fino alla fine il nostro unico pensiero».

Chi può essere il giocatore della svolta?

«Io penso che per poter dare una svolta, ci vuole il gruppo. Se stiamo bene, e intendo con questo la forma e gli infortuni, abbiamo dimostrato che ce la possiamo giocare con tutti. Il problema che è stata la costante quest’anno è la condizione fisica. Ed è quella ottimale che ci è mancata, poiché gli infortuni a turno hanno colpito il 90% della rosa. Oltre a questo e anche se è scontato dirlo, Francesco è poi la persona che ha il carisma e la forza per portarci avanti: io credo fermamente che ce la possiamo fare».

Quest’anno, per via degli infortuni, sono tanti i ragazzi della Primavera che si sono aggregati alla prima squadra: tu, con la tua esperienza, ce ne segnaleresti uno?

«Sono tutti giovani interessanti, che stanno facendo bene nel loro campionato e molti sono pronti per fare esperienza a livello professionistico. Sicuramente uno che mi ha colpito in questi mesi è Marco D’Alessando che per le sue doti e peculiarità vedo già pronto per il salto di categoria».

Più di cento partite con questa maglia, cosa vuol dire per te?

«Sono arrivato a Roma vivendo alla giornata con due anni di contratto e non sapendo quello che sarebbe successo, sia per l’impatto con una grande squadra, sia perché arrivato non più giovanissimo. Le cose sono andate sin da subito benissimo, sia per la squadra che per me, e sono quindi molto orgoglioso e soddisfatto di questo. Sono arrivato a più di cento presenze con questa maglia e spero di non fermarmi qui. Voglio dimostrare quello che ho ancora da dare!».

Contratto fino al 2010: da quello che mi dici hai ancora gli stimoli per rimanere…

«Qui sto benissimo e così anche la mia famiglia, con il mio terzo figlio che è nato proprio qui. Sarebbe bello poter rimanere a Roma a lungo».

Giorni brutti per l’Abruzzo: cosa pensi possa fare il calcio?

«Il calcio come sempre è un veicolo di emozioni. L’apporto economico in questi casi è sempre importante e l’Italia intera si è mossa in maniera sbalorditiva. Noi, credo, possiamo aiutare a regalare un sorriso, a dare anche forse una maggiore attenzione mediatica. Quando succedono queste cose serve l’apporto di tutta la popolazione».

So che sei un appassionato di arte: Del Piero lo chiamano Pinturicchio, ti viene in mente un artista per uno dei nostri?

«Interessante, ma non ci avevo pensato… non so spiegarti perché, ma associo Spalletti ad un quadro di Modigliani!».

Ultima domanda e poi ti lasciamo all’allenamento: i tifosi vogliono sapere come ti senti.

«Finalmente adesso sono un paio di settimane che mi alleno regolarmente e sto recuperando la forma migliore. Spero di aver pagato il pegno con la sfortuna per quest’anno e per il futuro e di poter ricominciare finalmente a dare il mio apporto a questa squadra e a questa maglia per poter chiudere al meglio questa stagione. Lo dobbiamo fare tutti insieme, per la società che ha sempre creduto in noi, ma soprattutto per questa grande tifoseria che tanto ci ha dato e ci darà».