TOTTI: "Il mondiale 2010? Facciamo lavorare Lippi in pace, ma se il Mister vuole…"

04/05/2009 23:13

dalla A alla Z, una storia fatta di parole, oltre che di numeri straordinari come quelli fatti segnare da un talento – dopo 15 anni di calcio ormai discuterlo è impossibile, anche se qualcuno ci prova ancora - davvero unico al mondo. Da «amici» a «Zeman e gli altri», estremi che per molti versi si toccano, ecco il viaggio attraverso l’alfabeto del campione più grande della storia della Roma.



A come AMICI

"Come personaggio pubblico diciamo che sono circondato da tante persone, ma, come immaginate, di amici veri ne ho pochi… ma buoni! C’è Giancarlo, che conosco da una vita e che anche lui fa il calciatore, solo che non ha avuto la mia stessa fortuna! Poi Angelo e Alfredo, i miei due cugini, a cui sono legatissimo da sempre: con loro il rapporto è bellissimo e va al di là del legame di parentela. Poi, ovviamente, c’è Vito (Scala, n.d.r.), con cui ho condiviso tutta la mia avventura qui alla Roma e che è un amico anche fuori dal campo".



B come BENEFICENZA

"Noi calciatori siamo persone fortunate, soprattutto se si va a considerare che ci sono molti popoli che vivono ancora in situazioni disagiate. E, oltre ad avere delle possibilità economiche superiori rispetto alla media, siamo anche personaggi pubblici e quindi penso sia giusto cercare di fare qualcosa per gli altri, anche se non sempre serve pubblicizzarle, anzi... Da qualche anno, poi, sono “testimonial” dell’UNICEF e nel mio piccolo cerco di dare un contributo alla causa, sensibilizzando i tifosi verso le iniziative dell’organizzazione".



C come CHAMPIONS

"È il sogno di ogni calciatore: dopo aver conquistato lo Scudetto con la Roma e il Campionato del Mondo in azzurro, tra i trofei più importanti mi manca solo questo… e spero prima o poi di conquistarlo. Quest’anno siamo stati sfortunati: uscire ai rigori davanti al proprio pubblico non è facile da mandare giù, per nessuno. C’è rammarico per come siamo arrivati fisicamente (compreso me stesso…) alla doppia sfida con l’: forse con qualche uomo in più i supplementari non sarebbe serviti, peccato! Ma è inutile piangersi addosso: noi non demordiamo e vogliamo riprovarci, già a partire dal prossimo anno. E per questo che diventa fondamentale la corsa al quarto posto in questo campionato. Siamo ancora dietro, ma mancano ancora diverse gare e davanti a noi abbiamo tanti punti importanti da conquistare… noi ce la giocheremo fino all’ultimo minuto possibile, questo è poco ma sicuro!".




D come DIECI

"È un onore avere sulle spalle il numero più ambito nel mondo del calcio: il dieci è un numero impegnativo, “pesante” da portare ma nello stesso prestigioso. È inutile dire che è da sempre il mio preferito, anche perché indossato in passato da grandissimi del calcio mondiale, da Pelè a Maradona, da Platini a Zidane. I 10 che stimo maggiormente oggi? In Italia Del Piero, grande campione e grande uomo, in Europa il top è invece , semplicemente un fenomeno…".




E come EMOZIONI

"Nella vita professionale le emozioni indelebili sono ovviamente legate alle vittorie: come scordare quella dello Scudetto del 2001 e quel 17 giugno col Parma con 90mila persone all’Olimpico e la festa al fischio finale... Ovviamente le soddisfazioni sono state anche tutte le altre coppe vinte e il Mondiale del 2006 in Germania, dove qualche mese prima dell’inizio del torneo, per via dell’infortunio alla caviglia, molti mi avevano già dato per spettatore e invece… Nella vita privata, poi, le emozioni sono di natura diversa ma possibilmente ancora più grandi di quelle sportive: come descrivere altrimenti la nascita dei miei due figli, Cristian e … qualcosa di unico, per cui vale la pena vivere! Che emozioni chiedo al futuro? Finora ho avuto tanto, sono sincero, ma se proprio devo, chiedo a livello calcistico una e a livello personale una vita serena per i miei figli… è troppo?".




F come FASCIA DI CAPITANO

"Indossare la fascia significa rappresentare la squadra, esserne in qualche modo il punto di riferimento. È insieme una responsabilità e un onore importante. Onore che cresce per chi, come me, non ha mai nascosto di essere da sempre tifoso della squadra romanista: sono nato in questa à e, come è giusto che sia, i colori giallorossi fanno parte di me dall’inizio della mia vita. Fate due più due e… capite quanto è bello per me essere il capitano della Roma da tanti anni! Ricordo come fosse adesso la prima volta che la indossai: decise di cedermela Aldair, era il 31 ottobre del 1998 e si giocava Roma-Udinese all’Olimpico. Fu un esordio fortunato: vincemmo 4-0 e feci due gol, un sinistro a volo sotto il sette e un rigore, tutti e due sotto la Sud".




G come GOOGLE

"Il rapporto tra me e Internet? Come dire: ci conosciamo, ma non è il mio migliore amico! Nel senso che lo uso per vedere le notizie, soprattutto dai siti sportivi, per avere informazioni pratiche e per esplorare luoghi e posti per andare in vacanza. A volte poi mi diverto a vedere qualche video delle partite di calcio, ma senza esagerare. Per il resto, non uso posta elettronica o : uso Internet solo per avere informazioni, non per conoscere gente!".




H come HOME

"Il privato? Rimango me stesso, come mi conoscete qui a Trigoria. Se vuoi sapere che tipo di papà e marito sono, dovresti chiederlo a mia moglie! Penso comunque di essere un padre premuroso e attento: mi piace infatti passare il mio tempo libero con Cristian e
, e non solo a casa. Scendendo nel pratico, che vuoi che dica… faccio le cose normali, quelle che fanno tutti i papà: li porto spesso al parco vicino casa, accompagno Cristian in piscina a fare nuoto e a scuola la mattina… cose normali, non siamo mica extraterrestri! Con Ilary poi ci ritagliamo anche il tempo per noi stessi, nel senso che non rinunciamo ad andare a volte a cena o al cinema (ma solo quando le luci si sono completamente spente!). Tra i fornelli di casa, poi, non sono un fuoriclasse: ci pensa mia moglie a preparare da mangiare… ma è un sergente di ferro in cucina, niente pazzie col cibo!".




I come INFORTUNI

"Gli ultimi anni dal punto di vista fisico-atletico sono stati quanto meno particolari: due grandi infortuni mi hanno messo alla prova, ma devo dire che sono molto contento di come ne sono uscito. Dico di più: le vicissitudini patite in quei momenti e nei mesi successivi del recupero mi hanno reso ancora più forte dal punto di vista della mentalità. Mi ha dato solo fastidio il fatto che si è spesso cercato di speculare sulle mie vicende fisiche: pensa che dopo l’ultimo grave infortunio dell’aprile scorso c’era qualcuno che diceva che ero zoppo. E invece credo di aver dimostrato di aver recuperato alla grande: per me parlano i fatti, non le parole. Credo infatti che nessuno possa parlare con cognizione di causa dei miei infortuni tranne il sottoscritto e il mio staff. Tengo troppo alla mia salute, ma quando ci sono voci non giuste sul mio conto cerco sempre di ristabilire la verità: è giusto per me stesso, per la società e per i tifosi".



L come LUOGHI

"Ovviamente il posto dell’intero pianeta che amo di più è la à che mi ha dato i natali, Roma: la più bella al mondo, con la sua storia, il suo calore, la sua gente… qui sto troppo bene e mi ritengo fortunatissimo di esserci nato. Altri posti che mi hanno colpito o attratto? Facendo il calciatore ho visitato davvero tantissimi luoghi, anche se quando sei con la squadra non hai quasi mai tempo di fare una passeggiata fuori dall’albergo. Una cosa è sicura: quando devo scegliere una meta per le vacanze preferisco il caldo e il mare, senza dubbio… le località marittime in Italia e all’estero hanno in assoluto le mie preferenze".




M come MUSICA

"Ascolto prevalentemente canzoni italiane: non sono un fan sfegatato di nessuno, ma sento con piacere gli album in primis di Baglioni, poi anche di Renato Zero, Eros Ramazzotti e Biagio Antonacci. I concerti? Rarissimi… però sono stato a quello di Madonna qui all’Olimpico. L’I-pod? Non lo uso, sono uno vecchio stile: lettore cd, in macchina e a casa".



N come NAZIONALE

"L’azzurro è l’unica altra maglia che ho indossato a parte quella della Roma e quindi è ovvio che ci sono affezionato. E sono stato anche fortunato, perché, contando anche gli anni nelle rappresentative giovanili, ho vinto abbastanza con l’Italia: oltre al Mondiale 2006 con la Nazionale maggiore, c’è da aggiungere anche l’Europeo 1996 con l’Under 21 e i Giochi del Mediterraneo l’anno successivo. Senza contare il secondo posto agli Europei del 2000, quando fino a 30 secondi dalla fine avevamo l’oro in mano, peccato… Dall’alto di queste cose, quindi, penso che la mia esperienza con l’Italia sia stata davvero positiva. Un pensiero al Mondiale 2010? Facciamo lavorare Lippi e il suo gruppo in pace, ma se il Mister vuole…".



O come OLIMPICO

"Lo stadio Olimpico è la mia seconda casa: non potrebbe essere altrimenti, visto che ci ho giocato praticamente metà delle gare della mia carriera che non sono proprio pochissime… Dentro c’è la gente romanista, la mia gente: è proprio così, dato che io frequentavo lo stadio già prima di diventare calciatore, quando andavo a vedere la Roma in curva con i miei amici di San Giovanni. Certo, ci sono altri stadi belli in cui ho giocato: elencarli sarebbe troppo lungo, basta citare tra gli altri il Bernabeu, Camp Nou, Highbury, Old Trafford, Anfield Road. Ma l’Olimpico rimane lo stadio del cuore e non si discute…".



P come PORTA METRONIA

"Il quartiere e i posti della mia infanzia sono indimenticabili, come penso per tutti i bambini che sono cresciuti in maniera serena e solare. Di fronte casa mia, in via Vetulonia, avevo la scuola elementare Manzoni, dove c’è tuttora un campetto in cui passavo intere giornate a giocare a pallone con i miei amici e con i miei cugini. Anche la mia prima squadra, la Fortitudo, era di San Giovanni: proprio a due passi da casa giocai infatti le mie prime partite… Mi è sempre piaciuta la zona dove sono nato, a due passi dal Circo Massimo e non lontano dal Colosseo, e fin quando sono rimasto lì facevo vita “da quartiere”, facendo spesso tappa al bar vicino casa, dove giocavo a flipper e dove da piccolo i proprietari del locale segnavano su un muro la crescita della mia altezza! Insomma, quando passo lì, ancora adesso mi sento “a casa”. Certo, poi quando ho iniziato a crescere e a giocare nelle giovanili della Roma, andavo tutti i giorni ad allenarmi fuori: mio padre lavorava fino a tardi ed era quindi mia madre a portarmi in giro, sopra e sotto… era la mia ombra!".



Q come QUATTRO (SETTEMBRE 1994)

"Una data che non posso scordare, il mio primo gol con la maglia della Roma. Giocavamo all’Olimpico contro il Foggia di Zeman, nella prima di campionato di quell’anno e mister Mazzone decise di schierarmi titolare sin dal primo minuto. Io lo ripagai con quel gol, un sinistro al volo sul primo palo, su assist di testa di Fonseca: che dire, indimenticabile… e il primo di una lunga serie, che continua tuttora e che voglio prolungare il più possibile!".



R come RECORD

"In 15 anni di Roma devo dire che mi sono tolto tante soddisfazioni anche dal punto di vista personale e per uno che è tifoso come me di questo club è una soddisfazione doppia! Essere il più presente e il miglior goleador della storia giallorossa tanto in Italia che in Europa è un vero onore… vuol dire che i tifosi si ricorderanno di me anche tra tanto tempo! Ma io non mi fermo qui: da poche settimane ho superato Amadei nelle reti fatte in serie A e voglio subito raggiungere Boniperti e arrivare tra i primi 9 di sempre. Non solo, ho tagliato l’anno scorso il traguardo dei 200 gol con questa maglia e davanti a me vedo nuovi traguardi da superare…".



S come SENSI

"Praticamente ho vissuto tutta la mia carriera in giallorosso con Franco Sensi alla guida del club: dire quindi che è stato speciale mi sembra davvero giusto e doveroso. Lui era un vero tifoso di questi colori ed è riuscito a coronare il suo e il mio sogno, quello di riportare lo Scudetto a Roma dopo quasi vent’anni. Ma oltre le vittorie, è il rapporto che mi legava a lui che è stato intenso: mi ha sempre colpito la sua frase in cui affermava che io ero «il figlio maschio» che lui non aveva mai avuto nella realtà. Tanto per capire l’affetto che lui provava per me, all’epoca del mio infortunio alla caviglia nel febbraio 2006 quando il Presidente già non versava in condizioni fisiche ottimali, lui fu il primo a venire in clinica per salutarmi e per farmi forza… è una cosa che non ho dimenticato e che porterò per sempre con me".



T come TATUAGGI

"Quanti tatuaggi ho? Finora sono arrivato a tre, meglio non esagerare! La spinta a fare il primo è arrivata proprio con la vittoria per lo Scudetto nel 2001, quando insieme a Claudio Amendola abbiamo mantenuto fede ad una promessa fatta e ci siamo fatti fare un gladiatore sul braccio . Oltre a questo tatuaggio legato ad una motivazione sportiva, ne ho due legati a questioni di cuore: sull’avambraccio ho le iniziali mie e di Ilary (le ha tatuate anche lei, identiche), mentre su quello sinistro quelle dei miei due figli, Cristian e
".




U come UNDICI

"Il mio undici ideale? Difficile, ma ci provo: anzi, per non fare torto a nessuno, te ne dico uno che escluda i miei compagni attuali e me stesso. In porta Buffon, difesa a quattro con Aldair e Nesta al centro e Candela e Cafu esterni, centrocampo con , Pirlo e Giannini, infine tridente formato da Batistuta, Cassano e Montella. Niente male, no? Il talento non manca…".




V come VITA (FUTURA)

"Non so predire il futuro! Scherzi a parte, a livello lavorativo ti dico che prima di tutto giocherò altri anni sperando di vincere ancora qui a Roma, poi spero di rimanere nel club a dare un contributo a livello tecnico. Allenatore? No, troppo complesso e troppa instabilità. Nel privato, voglio fare il buon marito e buon papà: a Ilary ho detto che vorrei altri bambini, mi piacerebbe metter su una squadra di calcetto!?! Scherzi a parte, bisogna vedere se poi lei è d’accordo: alla fine è Ilary che va in sala parto!".



Z come ZEMAN E GLI ALTRI

"Il mio rapporto con gli allenatori è sempre stato improntato sul reciproco rispetto: come in ogni buon gruppo, ognuno deve rispettare il suo ruolo e l’allenatore, si sa, decide chi mandare in campo. Certo, i modi variano a seconda delle persone, ma posso dire che ho sempre lavorato con grandi professionisti qui alla Roma. Quelli di cui conservo un ricordo migliore sono Mazzone, Zeman e Spalletti, ma, se sono arrivato fino a qui, credo che un contributo me lo hanno dato tutti quanti. Da Boskov, che mi ha fatto debuttare in A e mi ha aiutato nell’inserimento graduale a Mazzone, che con le sue bacchettate mi ha insegnato a diventare calciatore. Ad esempio una volta al San Paolo di non passai il pallone a Delvecchio a centro area preferendo tirare, allora lui s’imbestialì e mi urlò: «Sai che non ti faccio più giocare al calcio? Nemmeno in C!». Mi controllava anche nei giorni liberi, ma ho capito che lo faceva per me: è stato un grande maestro. Carlos Bianchi? Con lui non furono tutte rose e fiori, forse lui è stato tradito dalle tante vittorie conseguite in Argentina e credeva che per fare bene in Italia bastasse il suo palmares. Probabilmente poi aveva scarsa simpatia per i romani, reputandoci lavativi… ma sbagliava. Poi ci fu Zeman: con lui sono cresciuto tantissimo, non solo a livello tattico ma anche a livello atletico… sono diventato più agile, ho migliorato la mia resistenza e la mia tenuta. Poi c’è stato Capello, con cui ci sono stati alti e bassi, anche se la sua professionalità non si discute: qui ha portato una mentalità vincente. Poi, passando ai nostri giorni, devo dire che con Spalletti le cose sono sempre andate molto bene: con lui siamo cresciuti come gruppo e lui ha saputo ben gestire sia me che il resto dei compagni, facendoci vincere tre trofei e portandoci tra le prime squadre d’Europa".