20/11/2009 13:52
Partiamo dalla Nazionale, con cui hai giocato mercoledì. Cosa pensi della questione Amauri?
"Credo che il gruppo sia sano e intelligente, ma se l'ingresso di Amauri comportasse l'esclusione di qualche ragazzo finora sempre presente può darsi che qualche problema emerga. In ogni caso ricordo che Amauri è un campione e l'importante, di solito, è il risultato".
Quindi capisci anche le parole di Pazzini?
"Ognuno è libero di dire la sua, io un po' lo comprendo, ma non fino in fondo. Forse voleva far intendere che già è in competizione con tanti attaccanti e poi se fosse fatto fuori da uno che magari prende la cittadinanza non è il massimo".
Dalle parole di Lippi pensi che per Amauri ci sia spazio?
"Il mister lo prenderà sicuramente in considerazione perché è un campione e può dare una mano alla Nazionale. In ogni caso sarà anche dalla parte del gruppo e far fuori qualcuno che è stato presente fino ad ora non sarà facile".
Parliamo della tua carriera, raccontaci gli inizi.
"Mi ha subito preso la Roma, a nove anni, e poi ho fatto tutta la trafila delle giovanili. Piano piano questa passione ha preso sempre più consistenza e più forma ed ora sono qui".
Sono uscite tue dichiarazioni dove dici che la Roma non dà possibilità di arrivare in prima squadra ai giovani. Ad esempio, oltre a te, ci sono Pepe e D'Agostino per citarne due. Confermi?
"Il problema principale della Roma è il rapporto che noi italiani in generale abbiamo col calcio. Non c'è tempo di aspettare giocatori come ad esempio hai detto tu Pepe e D'Agostino. A vent'anni forse non erano pronti per fare parte di una grande come la Roma e avevano bisogno di crescere e fare esperienze. In ogni caso è stato perso un valore importante dalla società".
Ultimamente sono arrivati solo Aquilani, De Rossi e Totti.
"Aquilani è andato a Liverpool, quindi sono rimasti solo De Rossi e Totti".
Ti dispiace per la partenza di Aquilani?
"Lui è nato e cresciuto con la Roma. Credo avesse voglia di continuare tutta la sua carriera con la Roma e assieme a De Rossi poteva formare un centrocampo importante, fatto in casa propria. Ci sono poi situazioni in cui sei costretto ad andare via e lui ha fatto una scelta che probabilmente gli darà qualcosa in più. Va in una terra diversa, ad imparare una nuova lingua e penso possa essere solo positivo per lui".
Tu hai rammarico per non essere rimasto?
"Alla fine ho deciso io di lasciare la Roma, mi sentivo più partecipe e protagonista a Siena. Non ho rammarico e sicuramente a vent'anni non ero il giocatore che sono adesso. Spero anche, fra qualche anno, di non essere il giocatore che sono ora, ma di migliorare ulteriormente".
Dalla Roma sei passato alla Triestina, che periodo è stato?
"Un passo importante, il primo fra i professionisti. Arrivare dal settore giovanile al professionismo è un salto importante, sono andato a vivere fuori casa e mi sono trovato a condividere uno spogliatoio con gente di trent'anni e realtà diverse dalla mia. Devi essere bravo e pronto a crescere subito, ma è stata un'esperienza positivissima. Sono stato due anni, il secondo ho giocato anche tanto e ho ricevuto tanto".
Il periodo di Ascoli, invece, come lo valuti?
"E' stata una mia scelta: ho ritrovato Tesser, che mi aveva voluto a Trieste e mi ha rivoluto là, e ho trovato la A dopo due stagioni in B. L'esperienza, però, è stata negativa nei sei mesi vissuti da tanti punti di vista. I risultati non venivano mai, siamo retrocessi ed io ho avuto anche una pubalgia. A gennaio sono andato a Siena perché ero in prestito secco e anche fisicamente non andava bene, ma in ogni caso qualcosa mi ha dato anche questa esperienza".
Giunto a Siena hai vissuto poi un'ottima esperienza.
"Sicuramente, Siena è la mia seconda casa. Ho fatto due anni e mezzo stupendi, ho trovato grande continuità e ottenuto record di punti e vittorie con la squadra. Al di là del lato professionale, mi sono trovato bene anche dal lato umano. Tutt'ora sento tante persone".
Il momento che stanno vivendo i senesi, quindi, ti tocca da vicino.
"Mi spiace veramente tanto, sicuramente mi tocca. Sono con loro e sento che c'è malumore intorno alla squadra. Siena è stata sempre un posto dove si poteva lavorare tranquillamente, ma ora diventa dura. Spero si possano salvare perché la città lo merita".
Nella tua carriera chi è stato l'allenatore più significativo?
"Ce ne sono stati diversi. A Trieste, il secondo anno, ho cambiato sei allenatori e ho provato diverse esperienze. Sicuramente Tesser mi ha dato tanto, al primo anno tra i professionisti, e mi ha dato la possibilità di giocare imparando tanto. Ho poi avuto tecnici preparati come Beretta, Giampaolo o Guidolin, ma se dovessi dire un nome quello con cui mi sono trovato meglio è il secondo".
Quindi come ti spieghi l'esonero di Giampaolo a Siena?
"Mi spiace perché ho sempre detto che lui era il valore aggiunto del Siena. L'organizzazione che dava era difficile da trovare, ma poi se i risultati non vengono e nell'ambiente si crea il malumore il primo a farne le spese è sempre il mister. Per quello che ho vissuto avrei tenuto Giampaolo fino a fine anno e penso sarebbe arrivato alla salvezza".
Beretta sarebbe l'allenatore giusto per sostituirlo?
"Secondo me sì, lui conosce la piazza e ha fatto un'impresa importante due anni fa. E' abituato a questo tipo di situazioni e sarebbe anche il tecnico che la piazza vuole. Serve, però, anche rispetto per Baroni. Dargli la squadra e toglierla dopo una giornata non è il massimo, bisognerà valutare e prendere la decisione giusta".
Passiamo al presente, adesso sei al Parma e sabato c'è la Fiorentina
"E' una partita importante, bella da giocare e speriamo di far bene continuando il momento positivo. Vogliamo tenercelo stretto e goderci sempre di più la classifica. Nelle prossime tre gare andiamo a Firenze, poi ci sarà il Napoli e andremo a Genova con il Genoa, tutte avversarie di medio-alto livello e dovremo dimostrare di meritare la nostra classifica attuale".
Con i viola, in Nazionale, avete parlato della partita di sabato?
"Qualche battuta e qualche sfottò simaptico, ma nient'altro".
Parliamo anche di te, come sei dentro e fuori dal campo?
"In campo sono un centrocampista che cerca di fare sia la fase di contenimento che di impostazione. Cerco di farmi trovare sempre pronto e penso di essere una persona generosa, sia in campo che fuori. Se posso dare una mano al compagno la dò sempre. Nella vita, invece, sono un ragazzo normale, semplice, che fa una vita regolare. A volte, forse, sbaglio troppo a dire la verità sempre perché capita sia travisata e fraintesa. In questo mondo bisogna tenere il piede in due scarpe sennò trovano sempre da criticarti, ma io sono fatto così ed andrò avanti così".
Chiudiamo tornando al tuo futuro in Nazionale. Hai fatto parte di quasi tutte le rappresentative giovanili e ora sogni il Mondiale?
"Quello se lo augura chiunque, è normale. La speranza è l'ultima a morire e io sogno e vado avanti. In ogni caso so che dovrò continuare a lavorare e dare continuità, poi le scelte le farà il mister".