De Rossi: "La mia fortuna? Aver giocato con Tomic, Tommasi e Guardiola"

18/12/2009 17:08

Sembravi un matto, Danie'.

"Ero un pò trascinato dal momento, in effetti. Il derby è forse l'unica partita in cui chiedo l'urlo della gente, anche se non ce ne sarebbe neanche bisogno, ma per il resto il mio atteggiamento in campo è sempre molto sereno, non mi arrabbio mai con gli aversari, cerco di essere collaborativo con gli arbitri, e non faccio come certi colleghi che dopo un fallo laterale incitano la curva e chiedono il boato. A me st'effetto lo fa il derby".

Dove la prendi questa carica?

"L'ho trovata dentro ventisei anni da romanista. Qualunque tifoso che andasse a giocare un derby si sentirebbe come me, magari impalato come capitava a me nei primi anni per poi tramutare l'emozione in grinta, per vincere quella che resta sempre - purtroppo - la partita più importante dela stagione".

Ma riusciresti a descrivere "fisicamente" che cosa blocca la Roma in queste partite?

"Tutto quello che ti porti dietro ti blocca... Temevamo tutti che la Lazio si ritrovasse all'improvviso proprio contro di noi. Sono cose difficili da spiegare, si sentono o non si sentono. Le gambe vanno, pure all'ultimo derby. Però, poi, ahò, consideriamo anche altre cose...".

Tipo?

"Per qualcuno la Lazio ha fatto una gran partita... Ma quale gran partita? Si sono difesi in undicie hanno fatto un tiro in porta su un passaggio sbagliato nostro. Hanno fatto poco poco, per carità, e pure noi. Forse sarebbe stato più giusto un pareggio, e invece...(bip, ndr)".

Qual è la Roma che t'ha fatto innamorare quando ne eri smplice tifoso?

"Quella del Flaminio, sono quelle le prime partite che ho visto con papà: Manfredonia, Gerolin, Bruno Conti, Tempestilli, Nela, Giannini, Voeller, io ero innamorato di Voeller, poi dopo il '90 ho cominciato a vivere l'Olimpico, anche se mi sembrava strano che la curva fosse così lontana dalla Tevere, quasi innaturale. Perché io poi sono affascinato dalle curve. Losai, non lo dico per ruffianeria, per me è sempre stato così, ancora adesso quando vado a giocare in trasferta la prima cosa che faccio è guardare la curva loro, pure con la Sampdoria mi ha fatto effetto, hanno un coro bellissimo con l'inno della Scozia che me fa morì".

A proprosito di curva, quest'anno un paio di episodi sembravano aver raffreddato un pò i rapporti. Come hai vissuto quelle tensioni con e Okaka?

"Non le vivo bene. Per me quello con la curva è il rapporto più sano e puro che ci può essere, lì trovi tifosi che non hanno interessi, non hanno doppi fini hanno un amore viscerale, è il rapporto migliore tra tutti quelli che pu avere un calciatore, con i dirigenti, con i colleghi, con i procuratori, con i giornalisti. A volte loro non possono capire noi perché ci vorrebbero sempre brillanti e vincenti, a volte noi non capiamo loro. Però questo feeling è meraviglioso, e quando si incrina a me piange il cuore, ma fa male a tutta la squadra. Poi con Francesco si sono spiegati. Il loro amore per il più importante giocatore della Roma resterà immutato".

Col derby ci avete messo una pietra sopra?

"Eravamo felicissimi, è indubbio, ma non dev'essere solo il derby a ridare questa serenità. Una squadra che si impegna merita rispetto, almeno io da tifoso ho sempre ragionato così, e a noi l'impegnonon è mai mancato".

A proposito di rapporti, ma qualche rimpianto su quello che è accaduto con Spalletti ce l'hai?

"Ne ho tanti, il più grande è quello che purtroppo non abbiamo vinto. Ma sai come la penso, per me quell'anno non è dipeso da noi. Solo che se Spalletti avesse aggiunto quella ciliegiona sula trta probabilmente le cose sarebbero andate diversamente anche in futuro. Gli auguro ogni bene a San Pietroburgo, anche se così sarà più difficile per noi andare a cena. Noi poi abbiamo trovato un allenatore dierso - come età, mentalità, carattere - che ha un grandissimo pregio: la lealtà. E io preferisco centomila volte un allenatore leale agli scienziati che girano per l'Italia e per l'estero".

Quello scudetto ce l'hanno tolto, hai sempre detto. Ma gli arbitri successivamente come si sono comportati con te? Sono una categoria molto permalosa, dicono.

"Loro sono un pò permalosi e io sono un bel rompiscatole. Le due ose si conciliano male, ma devo dire che loro mi rispettano. Forse un pò sono prevnuti perché sanno che sono rompiscatole. E quando sul campo comincio un pò a rompere le scatole loro si scatenano, con l'ammonizione per protesta che magari non merito. Ma devo dire che le cose vanno sempre meglio in questo senso".

Hai voglia di chiarire quelle voci che dipingeano te e Francesco su posizioni distanti?

"Ripeto quello che ha già detto Francesco. Pure falsità. Mai successo niente tra me e lui. Non riesco proprio a capire chi possa inventare certe cose e capisco ancor meno chi a certe voci poi dà credito".

Con lui ti unisce anche uno strano destino in Nazionale: entrambi avete macchiato le vostre esperienze con due episodi spiacevoli, la tua gomitata a Mc Bridee il suo sputo a Poulsen. Conoscendovi, restano due episodi inspiegabili. Trance agonistica? O errori di gioventù?

"Trance agonistica che ti prende quando sei un pò ingenuo. L'esperienza ti aiuta a migliorare. Poi magari può succedere sempre, specialmente se c'è già ruggine con l'avversario con cui ti scontri. Ma io quello non l'avevo neanche mai visto. Poulsen inece l'aveva pesantemente provocato. La mia era solo foga. Quando sei giovane pensi che in campo servano cose che nella realtà poi non servono a niente, tipo metterci forza, irruenza, un pò di prepotenza nei contrasti".

Tu qualche error di gioventù l'hai commesso. La scenetta di Bruges, per esempio, è divertente a ricordarla oggi: tu espulso nel primo tempo e Spalletti che ti insegue per rimproverarti mentre lasci il campo.

"Quell'espulsione fu ridicola. Quello mi diede un pizzico dietro la schiena a palla lontanissima, io gli allontanai d'istinto la mano e quello crollò folgorato. Il guardialinee a quattro metri segnalò la mia espulsione pur avendo visto tutto. Se Spalletti s'è arrabiato è stato un problema suo".

La coppa del mondo vinta a Berlino, vista la finale giocata e quel rigore tirato, è stata molto tua. In Sudafrica con quale animo andrai?

"Se non avessi alzato quella coppa, giocando la finale e segnando il rigore, non avrei avuto un bel ricordo di quell'esperienza. Il prossimo sarà un mondiale più maturo. Purtroppo se faremo il massimo avremo solo fatto uguale...".

Lo ricorda anche Cagnucci nel libro su di te, tornando sull'aereo da Berlino inaugurasti questo drastico taglio di capelli...

"E' vero me li tagliò Cannavaro, ero mezzo ubriaco su quell'aereo, ma io avevo avuto sempre voglia di farmi la boccia. Da lì m'è piaciuto, mi piace come ci sto, mi piace la comodità, io non sò uno da cremine e treccine, non c'ho fantasia, sò pigro, la boccia è la cosa più comoda del mondo".

Bello il libro che Cagnucci ha scritto su di te.

"Bello sì. E pure imbarazzante. Mi sono arrivati complimenti anche a me, era difficile spiegare che non l'avevo scritto io".

Passiamo al campo: dove può arrivare questa Roma?

"L'obiettivo ce l'abbiamo davanti. Se battiamo il Parma siamo quarti, chiudiamo l'anno da quarti, mangiamo il panettone da quarti. Domenica mi piacerebbe vedere lo stadio vecchia maniera, stracolmo. Vorrei vedere 50-60.000 tifosi per Roma-Parma, anche se è solo Roma-Parma. Abbiamo bisogno di loro".

E una volta arrivati quarti?

"Arriviamoci. E quando ci arriveremo guarderemo i quinti che rimangono lontani e magari butteremo l'occhio pure ai terzi, per avvicinarli. Ma non dovremo fare come l'anno scorso, quando battemmo il e ci sentimmo in paradiso, pronti ad arrivare secondi. Pensimo solo all'obbiettivo più vicino. Mi preoccupa chi pensa adesso al secondo posto".

Quando hai esordito nella Roma, Capello tenne un certo Guardiola in panchina. Ora gidando il ha vinto tutto. Un esempio per tutto il mondo del calcio, per quello che è stato, per quello che è oggi.

"Pep è un mito vero. Lui era quello di oggi anche in campo. Io da sempre mi sono ispirato a lui. A lui e un pò a Davids".

Ne sei diventato una splendida sintesi.

" Ti ringrazio... A Pep in effetti mancava solo quello che serve soprattutto qui in Italia. E noi non lo capivamo, ma già all'epoca ci voleva spiegare quello che sarebbe stato poi il suo . Per me è incredibile vedere giocare la sua squadra, vedo in campo undici piccoli Guardiola. Per me poi giocare nello stesso anno con lui, con Tomic e con Tommasi è stato fondamentale. Tre persone eccezionali, a prescindere dal fatto che poi fossero anche centrocampisti. Ho avuto una gran fortuna a incontrarli".

Alla vigilia di -Inter, al cronista che gli chiedeva se per caso non avesse pensato di giocare in maniera cauta, Guardiola ha risposto splendidamente: " Noi andiamo ad attacre, se va male e andiamo a casa, andaimo a casa così all'attacco. Non c'è altra maniera di giocare in questa casa".

Non sarebbe bello impostare questa mentalità anche nella nostra casa?

" E' tutto troppo diverso qua. Loro a sette anni cominciano a giocare cos,è una cultura calcistica troppo diversa, in Italia non ce l'abiamo. Noi a Roma siamo stai bellissimi per tanti anni, forse stiamo tornando su quei livelli, almeno me lo auguro. Ma non era quel tipo di bello. Quello solo loro. Noi abbiamo qualche particolarità che ci fa speciali, siamo romani, ma le nostre sono troppo diverse dalle loro. E loro hanno speso un sacco di soldi per prendere bambino".

Tanti ne spenderebbero anche per prendere adesso. E non solo loro. Quanto pensi a questa cosa? Ai 50-60 milioni che si dice siano pronti molti club a sborsare per averti.

"Ogni tanto ci penso, come no. Quelli che vi raccontano che non pensano a queste cose sono falsi. Ma di base c'è da dire chela società ha sempre rifiutato queste offerte, e quindi anche la mia volontà on è mai dovuta diventare decisiva"

Quindi se loro ti ritenessero cedibile tu ci penseresti?

"No, non me ne andrei lo stesso. Me ne andrei solo se mi dicessero che la mia cessione è indispensabile per sopravvivere"

Bello sentirtelo ripetere.

"Ti racconto un episodio: al derby a bordo campo c'era anche un mio amico, inutile che ti dica il nome, è molto romanista, ma forse più mio amico che romanista. Lui mi dice sempre che dovrei andar via da Roma e vivere certe emozioni tipo Real- o Manchester-Liverpool. A fine partita l'ho incrociato, non sapevo neanche che stesse li, ci siamo abbracciati e gliel'ho detto:"Lo vedi, lo vedi perchè resto qui, lo vedi?" Adesso finalmente ha capito"

E questo era ancora più bello...Un vero supereroe, come nella nostra copertina mentre abbracciavi il fisioterapista Silvano Cotti, con quella mascherina che secondo alcuni addirittura ti dona...

"Mi ci devo abituare, dovrei tenerla quaranta giorni, vedrò dopo Roma-Parma. Tanto ormai non mi da alcun fastidio, c'era solo l'elastico che mi segava, poi ci ho messo un salvapelle e adesso va meglio"

Confidenza per confidena, puoi raccontare finalmente che cosa vi siete detti du tanto segreto tu e Julio Baptista alla fine della sfida Italia-Brasile alla scorsa Confederations Cup?

Quante favole si sono raccontate u quell'episodio. E io non volevo raccontare la verità perchè pareva brutto...perchè parlavamo di quanti giorni avevamo di vacanza! Io avevo appena parlato con Spalletti che ci aveva concesso dei giorni supplementari. E invece giravano delle interpretazioni labiali, io che avrei detto se la società era stata comprata, e quando, e da chi...'ste cose mi fanno impazzì"

Non ti fa strano vedere Alberto Aquilani con la maglia del Liverpool?

"Un pò si, anche perchè ancora non ha ripreso a giocare con continuità. Ma sta bene, lo sento sereno"

Una volta invece hai deto che non vedevi Spalletti allenare il Chelsea. E lui se la prese.

"In realtà si stranì quando feci quell'altra battuta in diretta e dissi, "chi è che parla l'allenatore del Chelsea?". Ma io sò così, scherzo sempre, glielo spiegai. Era solo una battuta, magari potevo risparmiarmela".

Ma è vero che i rapporti tra la squadra e Spallettisi sono incrinati quando andò a parlare con Abramovich?

"Altre invenzioni. Come la lite Cicinho-Ranieri di qualche giorno fa. O sulle mie presunte derive politiche. C'è chi si diverte ad inventare storie, questo è un problema di Roma. A queste cose non mi rassegnerò mai"

Anche se ci dovrà conviere molto a lungo. Perchè da qua Daniele non se ne andrà. E ora il perchè l'ha capito anche quel suo amico molto (ma non troppo) romanista.