27/04/2010 23:24
«'Tutti - ha detto Penta - si informavano e tutte le società chiedevano gli arbitri migliori». Sulle telefonate, il pm Narducci è intervenuto per chiarire che «nei faldoni ci sono tutti i cd rom e non solo una parte» e che la difesa, sin dalla chiusura delle indagini preliminari, «è stata in grado di accedere a tutte le intercettazioni» L'ispettore di polizia Claudio Salvagno si è soffermato sulla prima fase delle intercettazioni, quelle disposte dalla procura di Torino nel 2004 nell'ambito del caso doping. Tra l'altro, ha parlato dell'influenza che Moggi avrebbe esercitato sulle designazioni arbitrali e in sede federale fino a determinare gli organigrammi della Nazionale con l'ingresso di uomini da lui indicati.
Quest'ultimo aspetto, ha spiegato, emerge da una telefonata in cui la moglie del medico della Juventus Agricola dice: «Hanno mandato via Bet e Niccolai perchè Moggi deve piazzare i suoi in Federazione e Carraro è un signorsì, deve comandare Mazzini», quest'ultimo descritto come vicino a Moggi. Successivamente Moggi e Pairetto hanno chiesto di rendere dichiarazioni spontanee. All'inizio e durante le dichiarazioni, il presidente del Tribunale Teresa Casoria ha invitato l'ex dirigente bianconero «a non fare comizi». Moggi ha affermato, tra l'altro, che i dirigenti potevano scendere negli spogliatoi a parlare con gli arbitri prima e dopo la partita, non come gli addetti agli arbitri, come il milanista Meani, che era «dall'inizio alla fine nello spogliatoio dell'arbitro». Moggi ha descritto Mazzini come «l'ultima ruota del carro, uno che sproloquiava e parlava tanto»; e ha rinnovato le critiche alle dichiarazioni fatte in aula dal colonnello Attilio Auricchio, che ha condotto le indagini. È stata poi la volta di Pairetto: «La Federazione ci spingeva perchè avessimo rapporti con le società in modo da evitare polemiche sui giornali, e anche a dire in anticipo le griglie degli arbitri». 'Dire le griglie nei giorni precedenti - ha ricordato - non era una cosa vietata nè commentata negativamente dalla Federcalcio«. Cosimo Ferri ha risposto alle domande sui rapporti tra l'ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini e il presidente della Lazio Claudio Lotito in relazione a un presunto intervento assicurato dallo stesso Mazzini per designare l'arbitro di Chievo-Lazio in modo da favorire la compagine romana, il toscano Rocchi.
Ferri, al quale più volte il pm ha mosso contestazioni rispetto a quanto dichiarato nelle indagini, ha fatto alcune ammissioni, ipotizzando comunque che Mazzini (»un giocherellone, che se la cantava e se la suonava«) probabilmente intendeva accreditarsi presso Lotito che era solito lamentarsi per torti arbitrali. Ferri, che ha ricondotto la sua testimonianza a »personali deduzioni«, ha spiegato talune conversazioni col carattere esuberante dei due interlocutori. Ha anche ammesso la circostanza riferitagli da Lotito di »una proposta da bandito « che il numero della Lazio avrebbe ricevuto dal presidente della Fiorentina Della Valle per far vincere« i viola nello scontro, poi finito in parità, con la Lazio. »Ma - ha precisato Ferri - non ho assistito a fatti precisi, ho solo interpretato 7-8 telefonate, sono mie impressioni«. Si riprenderà l'11 maggio con testimoni, tra gli altri, Carlo Ancelotti e Roberto Mancini.
(ansa)