Zeman: "La mia Roma vittima di ingiustizie arbitrali"

06/04/2010 19:38



“Il mio idolo tennistico è stato Ivan Lendl - ha detto Zeman - ma anche ora ci sono grandi giocatori. Roger Federer è un mostro, ma dietro di lui di mostri ce ne sono tanti altri, anche se a Miami non hanno giocato bene. Il tennis moderno è sicuramente più basato sulla forza, ma la tecnica è sempre molto importante. La Fed Cup? Andrò a vedere la semifinale tra Italia e Repubblica Ceca al Foro Italico: non mi schiero, tiferò per la squadra migliore”.



Quindi è tornato a parlare delle vicende doping che lo videro qualche anno fa esporsi in prima linea con accuse pesanti a gran parte del suo mondo, quello del calcio: “Quello che è successo nel 1998 non ha cambiato soltanto la mia vita, ma anche quella delle squadre che ho allenato a quel tempo. Durante la mia esperienza con la Roma, per esempio, siamo stati vittime di una serie di ingiustizie arbitrali evidenti. Quello che è accaduto qualche anno dopo con Calciopoli ha dimostrato che avevo ragione. In fondo il doping non è soltanto relativo al calcio: ci sono anche altri sport come il nuoto, l’atletica e anche il tennis in cui il doping è presente, oltre al ciclismo del quale tanto si parla. Il mio connazionale Petr Korda ne è stato un esempio. Non ho dubbi: rifarei tutto quello che ho fatto, sono pronto anche a tornare, ma forse sono gli altri che non sono pronti al mio ritorno”.



Poi ancora: “Penso di essere stato amato ovunque io abbia allenato: le esperienze che ricordo con piacere sono quelle di Licata e Foggia, oltre che quelle romane sia con la Lazio che con la Roma. Devo però ammettere che i nove anni che ho trascorso a lavorare nel settore giovanile del Palermo sono stati splendidi, perchè è sempre bellissimo vedere i ragazzi crescere e migliorare. Tanti di quei giocatori ancora mi ringraziano. Sono contento di averli cresciuti atleticamente, ancora più che tecnicamente. Le società attuali dovrebbero investire di più sui giovani e garantire loro strutture ad hoc per poter consentire la loro crescita sportiva. Lo sport, però, è ormai diventato un business”.