Ettore Viola: "Falcao, Vautrot, lo stadio alla Magliana...e quella voglia matta di Roma. Ecco mio padre"

02/07/2010 12:22


presidente dell’orgoglio giallorosso”
, accompagnano e  addolciscono il racconto di Ettore.

Lo sguardo sospeso, talvolta abbandonato. Resta lì, calamita ogni  particolare, per poi restituircelo così: “Guarda quella foto, io e  papà, uno accanto all’altro, entrambi con la sigaretta in bocca. Vedi  come tenevo pronto il posacenere? Lo sento ancora addosso, quel desidero di essere sempre a disposizione per ogni sua evenienza”. Ancora  ricordi. Il più tenero: “Papà consigliere, io piccolino: di nascosto origliai un summit di mercato con Oronzo Pugliese che chiedeva Pelè, ed Evangelisti e mio padre che cercavano di mediare…”.

Delle foto con Falcao, Liedholm, Conti e l’Olimpico tricolore, fa tutto un fascio: “Quella di mio padre è una storia di grandi successi e altrettante battaglie.  In quegli undici anni hanno trovato posto anche momenti difficili, come  il caso dell’arbitro Vautrot, o lo scandalo Lipopil. Le sconfitte fanno  parte della vita. La più amara? Quella legata al progetto per lo stadio  di proprietà alla Magliana: se fosse andato in porto, oggi la Roma  vivrebbe una situazione diversa”. Oggi. Sospiro. Pausa.

Elegantemente – e su sollecitazione – il figlio  dell’indimenticato si sofferma sulle difficoltà che sta vivendo la famiglia Sensi: “E’ difficile  stabilire come si sarebbe mosso mio padre. Erano altri tempi, ora ci  sono tante voci da mettere in bilancio. Lui seppe superare le difficoltà grazie alla sua capacità imprenditoriale. Nel suo dna c’erano le  risorse per sostenere un club che viveva del portafoglio della nostra famiglia e di uno sponsor che non  bastava a pagare l’ingaggio di Falcao. E’ complicato, però, fare dei  paragoni con l’attuale situazione. All’epoca c’era un giovane Berlusconi che molto gentilmente chiedeva se poteva mandare in diretta ad un

prezzo inferiore le partite della Roma: mio padre acconsentiva, magari  lamentandosi un po’. Per poi aggiungere: Berlusconi se lo merita, è un  giovane che farà carriera…”
.

Lo sguardo evade repentinamente. In  quella foto c’è mamma Flora: “Nella storia di mio  padre fu fondamentale, si dice sempre che accanto ad un grande uomo deve esserci una grande donna. Mia madre è diventata presidente della Roma  perché tra me e mio fratello non trovammo un accordo. Toccò a lei di

portare avanti il club prima che ci fosse portata via la Roma da  Ciarrapico. Eravamo nella prima Repubblica: non era tanto una questione  di banche, piuttosto, era arrivato il momento di Ciarrapico. Ben inteso: se mio padre fosse rimasto in vita, la Roma non sarebbe mai passata di  mano. Mia madre, in ogni caso, fu all’altezza della situazione. Sette  giorni dopo la morte dell’Ingegnere, radunò i giocatori e garantì loro  certezze: arrivammo a vincere la Coppa Italia, e a perdere ‘mio tramite’ la finale di Coppa Uefa
. “Mio tramite”… (“per colpa  mia”). Dialetto violese. Abbinato ad una promessa: “Chiamatemi, vi racconterò”. Ci può giurare. 

(lasignoraingiallorosso.it)