13/10/2011 15:00
Gli impegni lavorativi da tempo lo costringono lontano dall'Olimpico in occasione del derby ma non per questo ha rinunciato al suo ruolo di tifoso romanista: «In passato infatti mi è anche capitato di vedere pezzi di derby in camerino dove avevo fatto portare un piccolo televisore». Insomma, un fedelissimo della 'Magicà che spera di gioire ancora e di allungare la striscia di cinque successi consecutivi centrati dai giallorossi: «Speriamo che venga mantenuta la tradizione positiva degli ultimi anni - confessa Proietti -. Mi auguro poi che la squadra prosegua nel suo assestamento che devo dire sta già dando dei frutti in tempi più rapidi del previsto. Il gioco è da velocizzare, certo, ma il gruppo sembra avere già un'identità giusta. I segnali positivi ci sono stati e ancora non abbiamo visto Lamela...».
E proprio il talento argentino è tra i candidati a sostituire Totti, costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un infortunio muscolare: «Ma io spero ancora che Francesco ce la faccia - l'auspicio dell'attore - e, se alla fine non dovesse giocare, faremo buon viso a cattivo gioco. In ogni caso ci sarà De Rossi che sta facendo benissimo in questo nuovo ruolo arretrato, sta giocando in maniera straordinaria. In campo è ovunque e azzecca tutto quello che fa». Merito anche della cura Luis Enrique: «Non lo conosco ma mi sta simpatico. Era partito con un passo falso in campo internazionale, poi piano piano ha dimostrato senso tattico. È un allenatore ancora tutto da scoprire». «Già soddisfatto? Noi tifosi non saremo mai pianamente soddisfatti - confessa Proietti -, avremo sempre qualcosa da ridire, ma sono ottimista e vedo un bicchiere pieno a trequarti. È sempre un bel segnale vedere che c'è un accordo totale tra società, allenatore e squadra». Sperando che il patto sancito a Trigoria permetta domenica sera all'Olimpico di strappare i tre punti ai cugini della Lazio: «Una vittoria può portare molto carattere, entusiasmo e motivazioni. Se dovesse arrivare tutti dovranno poi fare i conti con la Roma. Una sconfitta? Non ne voglio nemmeno parlare...». Questione di scaramanzia.
(ansa)