22/12/2011 15:24
ASCOLTA L'AUDIO (SECONDA PARTE)
Il momento è finalmente positivo...
Non ci allarghiamo troppo...
Il dirigente deve vedere oltre il risultato...
Ovviamente il risultato ha questa facoltà magica di dare una luce alle cose che avvengono. E' più facile sicuramente parlare dopo una grande vittoria, come quella contro il Napoli. Il risultato dà la percezione che si sta facendo qualcosa di buono. Anche nei momenti in cui il risultato non veniva, come a Udine e Firenze, a parer mio si poteva comunque giudicare la squadra con una sua identità, con un gioco preciso. C'era già una base molto buona su cui continuare ad investire
Si parla di italianizzazione del mister...
E' da chiarire con quale accezione si usa il termine, se ci riferiamo al vecchio concetto di catenaccio. Luis Enrique sta giocando nello stesso modo in cui giocava all'inizio. Poi certo, cambia la qualità degli interpreti e la qualità di gioco che si può proporre. Il possesso palla è rimasto lo stesso, siamo calati contro Napoli e Juve solo perchè sono due grande squadre. Il mister sta facendo un percorso personale, non dimentichiamoci che è al primo anno da mister della prima squadra, ciò che aveva fatto vedere di buono lo sta confermando. Sta andando persino al di là delle aspettative, perchè sta reggendo bene l'impatto
Quale è stata la tua prima sensazione, il tuo primo istinto tornato qui...
Un istinto di sopravvivenza (sorride, ndr). Mi sono quasi impedito di pensare alla nostalgia che mi provocava rivedere i campi, perchè sentivo montare dentro questo impatto forte, questa emozione forte che fai fatica a gestire. Mi sono costretto a pensare 'lascia perdere questo, ci sono 18mila miliardi di problemi da risolvere'. Quando vinci i problemi sembrano sparire, sembrano risolti, ma invece sono sempre lì, anche latenti, si ripresentano quando perdi. Siamo vincolati al risultato, che ci dà una visione sempre limitante
C'è stato anche il diluvio universale nella tua prima conferenza...
Ho pensato: 'Forse è soltanto una pioggia che laverà via tutto quello che non ci deve essere più...'
C'era una platea enorme...
Non è stata una bella esperienza, ero nervosissimo, avrei voluto non esserci. A Roma sarebbe meglio prima fare qualosa, che dire, parlare. Certo, poi i ruoli, le rappresentanze ti obbligano a parlare più di quello che vorresti. Ci sono più cose da fare che non da dire. A me le promesse che sono spot elettorali piacciono poco, ovviamente ci sono nodi da derimere, questioni da chiarire, quindi uno si presta per dovere. Tante piccole cose però le avevamo già fatte, i biglietti, l'e-commerce. Cose che danno al calcio un'altra dimensione, un'altra fruibilità, cose che ho visto in giro per il mondo, e quando uno le vede vuole provare a riproporle.
Molte iniziative rivolte al benessere del tifoso
Lo scopo è proprio quello. All'estero sono stato traumatizzato. In Spagna e in Inghilterra ho visto come si vive la domenica allo stadio, le persione mischiate che fanno la stessa fila, con maglie diverse, con tutta la serenità del mondo. Sugli spalti poi restano gli sfottò, i cori contro gli altri, per carità. Troppo british non vabene, la passione resta necessaria. L'evento è vissuto tutto il giorno, mangiando una cosa. Si vive in un posto dove quel giorno è festa, non c'è mai quel bisogno di fare attenzione a troppe cose. Quando scopri che queste cose possono funzionare, devi quantomeno cercare di riproporle
Nella conferenza di presentazione hai provato a ricercare quel sentimento che ti ha spinto a tornare a Roma? Non ne trovavi il motivo...
Più ci penso e meno lo trovo (ride, ndr). Dici di sì, provi a giustificare la scelta fatta, ma poi ti arrendi all'evidenza che ti dice che hai fatto ciò che volevi, senza trovarne i motivi. Sono nel posto in cui volevo essere. Il perchè è un particolare
Hai avuto grandi esperienze all'estero...
Sono stato molto fortunato. Ho avuto delle occasioni che mi hanno dato molto di più della soddisfazione di poter dire "sono stato al Real e alla federazione inglese". Sono state soddisfazioni personali più che professionali, vivere il calcio a questi livelli di godibilità, di civilità, e non solo di importanza, è qualcosa di splendido. Se è possibile farlo altrove, si vedrà...Noi siamo la patria della cultura, abbiamo il diritto ad aspirarci
I punti più alti e più bassi delle due esperienze?
Al Real il punto più basso è stato quando Capello è stato sul punto di essere esonerato, poi da lì in poi abbiamo vinto lo scudetto. Con la federazione, le qualificazioni ai mondiali senza mai essere sconfitti è stato il punto più alto, quello più basso l'eliminazione bruciante contro la Germania
Da Capello a Luis Enrique...
Due allenatori per due..stavo per dire 'progetti' ma mi sono fermato. Rappresentano due direzioni diverse. Capello ha un carisma, un'esperienza straordinari, indiscutibili. Con Luis Enrique c'è qualcosa di costruito dal basso, serviva di iniettare un po' di sangue fresco ad un gruppo che tanto fresco non era più, un'identità di gioco diversa, godibile, non avendo magari la possibilità di vincere subito. Si cercava di costruire qualcosa di attraente, se non sempre dal punto di vista del risultato perchè ti manca qualche giocatore, un gioco offensivo con un'identità definita su cui poi fare i dovuti e doverosi innesti per poterla rendere non solo bellina, ma anche vincente
Capello ha detto che non allenerà più in Italia. Ci credi?
Sì, credo che sia vero, ne abbiamo anche parlato, ha rifiutato molte offerte anche recenti. Certo, nel calcio mai dire mai
Cosa ti ha dato l'esperienza all'estero?
Mi sono trovato talmente bene che ho spesso pensato 'perchè dovrei andarmene e tornare qui dove le cose sono un po' più complicate?'. Ma talmente tanta è stata la sofferenza nell'ascoltare, nel dover sorbire per lavoro un sacco di cose dette nel migliore dei casi in malafede che ho pensato 'Se dovesse esserci un po' di gioia, la soddisfazione sarebbe doppia". In questo posto o è tutto brutto brutto, o tutto bello bello. Il livello di emozioni fuori di qui è più equilibrato, non c'è il baratro, nè l'apice.
Hai detto che in Inghilterra potevi più facilmente ritagliarti i tuoi spazi...
Roma ti devasta, perchè anche quando ti ritagli qualche ora dopo cena, poi l'ufficio stampa ti riporta tutte le notizie che escono, non è vita...In Inghilterra non c'era l'impegno quotidiano, passavo qualche ora in ufficio la mattina per organizzare e vedere cosa stanno facendo lUnder 17, piuttosto che la 19 o la 20 o la 21, qualche riunione con gli allenatori, organizzare gli scout per il week end successivo, durante la giornata avevo un sacco di tempo libero e a Londra puoi utilizzarlo al meglio
Shakespeare lo cito io?
Ho deciso di non fare citazioni, anche perchè le ultime due le ho toppate. Ho attribuito alla Mannoia una canzone dei Negrita, ho fatto dire ad Archimede una cosa detta da Galilei...Un disastro.
Shakespeare disse: "Presta il tuo orecchio a tutti, la tua voce a pochi"...Hai prestato il tuo orecchio durante la sua assenza?
Ognuno di noi si lamenta delle critiche che fanno male. Diciamoci la verità: molti riescono a gestire gli elogi, perchè sanno che non ci devono far conto più di tanto e quindi li mettono da parte. Le critiche sono il termine di confronto con cui ti devi valutare. Ti servono per migliorare per quelle cose che pensavi di aver fatto bene. Hanno un'utilità, pur rimanendo un bel fardello
Come hai ritrovato il calcio italiano?
Non ne ho ancora la visione completa. Sono appena rientrato, devo ancora andare in Lega. Ho una vita più di club che di calcio in generale, devo comunque dire che negli stadi in cui abbiamo giocato, la Roma è accolta bene e di conseguenza ne godiamo anche noi dirigenti. Forse la Roma non fa ancora così tanta paura e per questo è accolta con simpatia
Si parla di tavoli della pace...
Le cose bisogna farle, più che dirle. E' tutto lì il segreto, penso all'Inghilterra, lì si sono abituati alla pioggia, non si sta a riflettere se uscire o meno. Per esempio, se riusciamo a rendere lo stadio un luogo senza rischio, l'uomo si adatterà anche a questo. Non c'è da dirlo, tutti i giorni si fa qualcosa, penso allo sportello del tifoso
Parliamo di Franco Sensi...
Presi un aereo per venire ai suoi funerali. Non è retorica. Io non so se rendergli merito o colpa, ma quello che ho fatto nel calcio è stata una sua completa invenzione. Mai avrei pensato di diventare un dirigente, di poter essere parte di una squadra. Fu lui che volle coinvolgermi, presi Paulo Sergio, poi Konsel. Quando mi sono trovato a seguire 4-5 trattative, mi sono fatto prigioniero da me. E così accettai di lavorare solo per lui. Poi certo mi sono aggiornato, ho studiato, mi sono addirittura laureato, mi dicevano 'dottore' senza esserlo...Il mio percorso mi ha permesso di farmi trovare pronto. I pranzi col presidente, da soli magari a Fiumicino, sono ricordi meravigliosi
Sul discorso Calciopoli non vuoi mai tornare...
Su questi argomenti non si vince, magari si perde meno degli altri. Ho partecipato nelle sede competenti, è un argomento che resta confinato in quelle aule
La nuova società guarda abbastanza dritto...
E' uno dei presupposti per cui ho poi deciso di accettare, ossia portare qualcosa di diverso, non di meglio o di peggio, nella concezione di guida di un club, e questa gestione sta confermando ciò, nonostante gli sbagli che ci stanno
C'è la voglia di Pallotta di entrare più dentro la Roma...
E' stata fatta passare come una necessità, ma è semplicemente un naturale svolgimento del tema iniziale. DiBenedetto è stato quello che si è fatto carico di tutto all'inizio, è stato il collante. Il ruolo gli è riconosciuto, è lui il presidente. Progressivamente era già previsto che si sarebbero appalesate altre cose. Jim Pallotta lo ha fatto mettendo due suoi uomini nel cda
Quella famosa battuta su Totti in estate è stata strumentalizzata?
Credo anche io che lo sia stata. Se non c'è onestà intellettuale ma un po' di malafede, le parole sono sempre addomesticate, confezionate, c'è sempre la possibilità di renderle con un altro sapore.
Mi ha dato una bella sensazione, una persona pura. Nonostante le idolatrie, ha un'identità ben definita. E' una persona di cui la Roma ha bisogno. Lo avevo lasciato ragazzino, con tutti i suoi progetti, l'ho trovato uomo. Gerrard e Lampard? Sono entrambi fantastici ma io per esempio sono attratto da Rooney. Ho quella debolezza verso il talento, la genialità, il colpo a sorpresa, riesco a perdonare a questo tipo di giocatori ogni cosa. Se dovessi giocare a calcetto con gli amici, mi metterei la maglia numero 10, non la 4 (sorride, ndr). Daniele contro la Juve ha dimostrato di poter passare dall'essere una mezzala, un interno ad essere un difensore centrale, non ti saprei dire se ha più intelligenza tattica di Gerrard per esempio, non ho la controprova, Gerrard non ha mai cambiato ruolo.
Ci siamo sul contratto?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere (sorride, ndr)
Cosa auguri ai tifosi della Roma?
Dico che faremo delle cose...Auguri di un sereno buon natale a tutti i nostri tifosi, agli abbonati a Roma Channel, alle famiglie, di cui ci dimentichiamo spesso. A loro abbiamo anche dedicato un settore dello stadio