10/09/2012 10:41
Si è mai pentito di aver lasciato il Barcellona?
«Mai. Fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di andare a giocare in una squadra diversa dal Barça, non riuscivo neanche a immaginarmi con un altro club. Sono arrivato che avevo appena 9 anni, ho fatto tutta la trafila con le giovanili, sono stato blaugrana per 12 anni e pensavo che sarei rimasto per sempre. Poi mi è capitata lopportunità di trasferirmi in Italia e ringrazio Dio per avermela concessa. Roma mi ha aperto un altro mondo, ho conosciuto una realtà completamente diversa, sia dal punto di vista calcistico sia dal punto di vista umano. E questo non può che essere un aspetto molto positivo per la mia crescita professionale».
Però a Roma il tentativo di Luis Enrique di importare il modello Barça è stato un fallimento. Come mai secondo lei?
«Non so se Luis ha fallito, io non credo che abbia sbagliato lui. Lerrore è stato continuare a paragonare la Roma al Barcellona e pretendere di imitare il gioco del Barça. Luis veniva da quel club ma non era possibile giocare allo stesso modo, la Roma doveva trovare la sua strada. Con Luis tutti si lamentavano ed erano arrabbiati perché i risultati non arrivavano, poi è stato preso Zeman che fa il suo stesso gioco, però intorno alla squadra cè un altro clima. Anzi, Zeman è addirittura più offensivo e più spagnolo di Luis e la sua filosofia non ha niente a che vedere con quella del calcio italiano».
Zeman ha avuto belle parole per lei, però ha detto anche che non poteva garantirle il posto fisso. E vero che lei patisce il fatto di doversi guadagnare una maglia da titolare?
«A tutti piace giocare, ma io sono uno onesto e se non sto bene sono il primo ad ammetterlo. Però mi ha dato fastidio sentire che alla Roma non ho avuto pazienza. Hanno fatto girare chiacchiere che non mi sono piaciute, è stato detto che io non mi ero inserito bene nel gruppo, ma io avevo dimostrato di meritare di giocare. Invece anche nelle amichevoli è successo che io stessi bene ma poi finivo lo stesso in panchina» (...)