17/11/2012 15:16
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Fresco debuttante in Nazionale. Le prime sensazioni?
Sicuramente è stata unemozione unica. Tutti hanno come sogno nel cassetto debuttare con la maglia della Nazionale. E' stato facile anche grazie ai compagni che mi hanno messo a mio agio, li ringrazio qui.
Cosa si prova a cantare linno italiano? Cosa rappresenta per te?
E qualcosa di emozionante, ti stringe intanto ai tuoi compagni e poi tutta lItalia.
Dalla Primavera alla Nazionale, hai pensato al tuo percorso quando sei sceso in campo?
In campo non ci ho pensato, poi prima e dopo ho riflettuto al mio percorso e a quello che mi è successo in questi 2 anni, è successo tutto molto velocemente. Non è stato facile, ma con laiuto dei miei genitori e con molta abnegazione al lavoro si riesce a fare molto, sto cercando di mantenere la mia umiltà.
Vivi un momento positivo, cosa devi fare per restare te stesso? Come fai a non montarti la testa?
Devi essere semplice, cercare di fare tutte le cose che facevi prima di 'diventare famoso'. Adesso sicuramente fa piacere quando ti fermano per una foto o un autografo, prima magari non succedeva ed era tutto più tranquillo.
Tuo padre che non era quasi mai contento delle tue partite...
Praticamente mi diceva che ero un somaro, e certe volte lo urlava proprio mentre stavo giocando (ride, ndr). E li avevo un po' di timore. Piano piano questa cosa è scemata, anche perchè con tutto il rispetto per lui se lo diceva dentro l'Olimpico non lo sentivo... Quando sentivo di aver giocato bene una partita sottolineavasempre le cose che sbalgiavo. Ma qualche volta è stato bravo a dirmi di aver fatto cose buone, quando avevo sbagliato. Un aneddotto: avevo sbagliato qualcosa, non ricordo se un gol o un passaggio facile, e ha cominciato a dirmi cose che qui non posso ripetere. Un signore gli fa: "Ma come ti permetti di parlare così di lui?". E lui gli fa: "Sono il padre, ma che vuoi? Avrò il diritto di prendere a parolacce mio figlio...". Poi si sono messi a ridere e scherzare.
Essere romano e romanista, è bello o complesso?
E' bellissimo, perchè come Francesco e Daniele sento questa maglia fortemente. Magari anche gli altri la sentono, ma noi abbiamo qualcosoa di speciale e la sentiamo un po' più degli altri questa responsabilità che prendiamo. Non è facile da un certo punto di vista, ti dirò, ma quando giochi hai una spinta in più.
Come hai vissuto il derby, a parte il risultato?
Un aneddoto: praticamente sono in camoera con Mattia Destro, che per il derby non c'era. Quindi ho vissuto il prederby da solo. Finisce un film che stavo vedendo, passo su Sky e c'era un prederby. L'ho visto per 10 secondi e non ho dormito per due ore... Ho iniziato a pensare alla partita. Il giorno dopo ero teso.
Ti abbiamo visto diverso nel riscaldamento, infatti
Ero teso, lo devo ammettere. E' una cosa che mi fa piacere, essere teso al punto giusto. Sicuramente potevo dare di più, ma ognuno lo sente in modo particolare.
La manata di De Rossi a Mauri
Di Daniele ho pensato solo cose buone, penso che lui più di me e di tutti sente il derby. Lui è un tifoso, è il tifoso in campo che tutti vorrebbero e magari l'ha sentita un po' di più. Poteva succedere a tutti in quel momento, magari è successa a lui perchè la sentiva di più. Non mi sembra il caso di dire perchè abbiamo perso per colpa dell'espulsione di Daniele. Non esiste, tutti potevamo dare di più.
Tanti nazionali e tanti talenti, ma la classifica non è quella che vorrebbero i tifosi. Che succede?
Non la vorremmo nemmeno noi. Non è un fatto psicologico, penso sia un fatto di concentrazione, in alcune partite facciamo una mezz'ora buona e poi ci blocchiamo. Poi magari succede come con il Palermo, che giochiamo alla grande per 90 minuti. Dobbiamo solo metterci sotto, lavorare duramente ogni giorno e cercare di convincere il mister.
Un aggettivo per Rocca, De Rossi, Stramaccioni e Zeman
Rocca è un grandissimo allenatore, soprattutto sotto il profilo atletico. I suoi allenamenti erano molto duri, ma poi dopo stavo bene per un mese. Tra tutti gli allenatori che devo ringraziare, anche se secondo me ne manca qualcuno, ringrazio soprattutto lui. E' stato il primo a credere in me quando giocavo in Primavera, mi ha chiamato in nazionale Under 20. Quelle quattro presenze nel torneo Quattro Nazioni me le tengo strette, magari mi hanno fatto conoscere a livello internazionale.
Stramaccioni, ti aspettavi arrivassi in alto?
Si, me lo aspettavo, ma non che arrivasse in alto così presto. Nemmeno io mi aspettavo di fare questo salto, mi aspettavo di metterci più tempo. Per quello che ho visto è un grande allenatore, sta facendo un gran lavoro all'Inter e sono contento per lui. Spero che alla partita di ritorno con la Roma gli vada male... Ognuno comunque deve portare l'acqua al proprio mulino. Ci siamo sentiti qualche volta e ci siamo scambiati i complimenti.
Alberto De Rossi, con lui hai condiviso lo scudetto
ho condiviso con lui tre anni straordinari con lui, per prima cosa mi ha sempre sopportato perchè ero un po' rompiscatole in campo. Mi ha fatto crescere molto a livello umano. Mi ha fatto capire come entrare nel mondo del calcio, mi ha insegnato il rispetto per i compagni e per l'avversario, dandomi la fascia da capitano l'ultimo anno, che è stata una grande emozione. Di lui ricordo soprattutto una cosa: magari quando perdevamo qualche partita o qualche finale, lui ci diceva sempre: "Ragazzi, sapete che ci piace vincere, ma il nostro obiettivo non è questo. Il nostro obiettivo è farvi passare sull'altro campo". E sono felice di fare parte di questa categoria, di quelli che sono riusciti a passare da un campo in sintentico a quello in erba, insieme ai più grandi. Sicuramente a lui devo molto.
Tua madre mi ha raccontato che quando facevi il raccattapalle diceva a tua padre "Chissà se passerà mai quella linea..."
Si, a volte con mio padre ho parlato di queste cose. Devo dire la verità, con loro parlo poco, su queste cose sono molto timido. Magari in macchina mi diceva: "Pensa se un giorno, invece di passare la palla a Totti con le mani, gliela dai con i piedi". E io non rispondevo, mi venivano i brividi... Adesso sta succedendo e sono felice.
Manca qualche allenatore da ringraziare?
Si, una tappa fondamentale per me è stata Crotone, se non facevo la scelta giusta in quel momento... Potevo andare da altre parti e potevo prendere alle strade. Mi voleva fortemente la società e il mister Menichini, che mi ha dato fiducia. Mi ha chiesto anche sacrifici che ho fatto volentieri. Per me l'applicazione al lavoro è la prima cosa, e adesso grazie a lui sono in grado di fare un altro ruolo in situazioni di emergenza. Sono stato anche bravo io a farmi trovare pronto, ma sicuramente sono dove sono adesso grazie a lui. Anche un altro allenatore il mister Massimo Drago. Dopo che Menichini è stato esonerato non mi ha messo in disparte ma mi ha fatto sentire al centro del gruppo e mi ha dato grande ispirazione. Con lui ho giocato in un'altra posizione, da trequartista dietro le punte, e così sono risucito a fare gol. Ma questo anche grazie agli altri 10 compagni che sono con te, che ti mettono a tuo agio e magari riescono a farti fare gol facili.
Cosa ti ha dato Zeman? Il suo rapporto con lui? Non è da complimenti facili
No, non è uno dai complimenti facili. Parla poco ma sa dire le cose giuste al momento giusto, per stimolarti e farti dare il meglio. Sinceramente non mi aspettavo di fare tutto questo minutaggio. Venivo qui con la speranza di migliorarmi, lui mi ha dato una fiduca che pochi mi avrebbero dato e sto cercando di ripagarla, con il lavoro quotidiano e in partita, per quanto mi è possibile.
Ti stimola in campo e anche con i numeri. Dopo Totti e Lamela sei quello che ha più minuti
Non me l'aspettavo. Mi aspettavo di rientrare nel progetto, mi avevano detto che il mister poteva puntare su di me. Sono contentissimo di avere avuto tutto questo minutaggio e spero di avere altre possibilità.
22 maggio 2011, entri al posto di Totti. Un segno del destino?
Tutti me l'hanno detto. Forse si. Entrare al posto del mio idolo è stato emozionante, ora che me lo hai ricordato ho la pelle d'oca, sono momenti che difficilmente dimentichi. Il debutto in A, anche il debutto in Nazionale e tra i professionisti a Crotone sono stati importanti.
Parlamo di cose più frivole. Anche in Nazionale vi sfidate alla Playstation con Destro?
Più che altro con Federico Viviani, quando siamo in Nazionale giochiamo fortemente alla Play, lo devo ammettere. Con Destro stiamo sperimentando un gioco sulla NBA, consigliato da Daniele che è un grande appassionato ed è molto bravo. In Nazionale è diventata un po' una cosa scaramanatica, se non giochiamo alla Play perdiamo. Eravamo in Svezia per il ritorno dei playoff, una partita più che fondamentale. In albergo cercavamo il cavo hd per la tv che non c'era. Allora abbiamo comprato un televisore, avevamo paura di perdere. Poi abbiamo vinto 3-2 (ride, ndr). Poi avevamo il volo di ritorno alle 10,30 del giorno dopo ed eravamo arrivati in aeroporto alle 9. Giriamo per l'aeroporto con Federico e, semobrava fatto apposta, troviamo due spine e un tavolo. E ci siamo messi a giocare prima del ritorno (ride, ndr).
Nella tua playlist, oltre a Ligabue, c'è "Il coraggio delle idee" di Reanto Zero. Le idee dove ti possono portare
Se non hai idee non vai da nessuna parte. Mi piace soprattutto l'inizio, che rispecchia quello che ho passato. La canzone dice: "Mi arrampico da secoli, ogni parete è mia". Sfidando tutto e tutti sono salito di livello, sia per me stesso che per la mia famiglia, e sono arrivato dove sono adesso. Queste parole, più che la musica, mi hanno aiutato.
Cosa vuoi dire ai tifosi dopo questo periodo e cosa vuoi dire loro soprattutto per Roma-Torino?
E' una partita importante per cercare di trovare la continità, per noi e per loro che ci stanno sostenendo in tutto e per tutto. Lo abbiamo visto anche nel derby, perdevamo 3-1 e loro cantavano sotto l'acquazzone. Queste cose, almeno noi giocatori. non le dimentichiamo sicuramente. Ai tifosi dico che ci metteremo tanto impegno per meritare questa maglia.