BALDINI: "Per Pallotta la Roma era un marchio sottovalutato. Sensi? Aveva una passione smodata per i colori giallorossi" (FOTO e AUDIO)

06/12/2012 19:14

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Queste le parole rilasciate dal giallorosso:

 

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"Il calcio dell'ultimo decennio va sempre più verso che è quello che è comunemente detto intrattenimento, con questa visibilità le agente capiscono che c'è un veicolo più facile di giornali e spot televisivi per avere visibilità e questo cambia le regole del gioco e l'approccio, ognuno può mettersi in gara in una nuova dimensione e per questo c'è bisogno di allestire squadre forti. Questo ha creato un circolo vizioso e si è rivolta l'attenzione all'appeal della squadra e meno alla fede, le cose si sono un po' snaturate. E' normale che la passione rimanga sempre, ma è sempre meno sport e sempre più spettacolo.

Franco Sensi? Viene quasi costretto a prendere la Roma, tant'è che la prende a metà con Mezzaroma. Piano piano se ne innamora fino quasi a dedicarle ogni energia, la passione per il calcio è un qualcosa di molto contagioso, un mese prima non sai cos'è il calcio e un mese dopo sai tutto, il segreto è questo. Il calcio è un esperanto, se vai in molti posti nel mondo e parli di calcio, chiunque può iniziare una conversazione con te. Questo è il segreto della passione, poi è chiaro che ci sono eccessi e c'è il modo di ricondurla in termini accettabili e di considerare equamente le due parti di spettacolo e sport. Franco Sensi era stato talmente tanto coinvolto dall'amore popolare e aveva capito che avrebbe quasi guadagnato l'immortalità se fosse arrivato a vincere lo Scudetto. Quindi si è speso per poter arrivare a questo, non ho visto una persona più felice di Sensi il giorno dello Scudetto. E' stata una cosa fantastica, poi anche io ho fatto il mio percorso evolutivo, ora sono quello che sono diventato, non quello che ero. Non avevo la dimensione di tutto, sono diventato dirigente con lui, quasi per default. E' stata un'esperienza fondamentale che però non era quella che mi avrebbe portato a diventare un altro. Mi ricordo i primi anni che continuavano a chiamarmi dottore, io non sono dottore. Non rispondevo a chi mi chiamava dottore perché non sono un dottore.

Alla tenera età di 46 anni mi sono laureato perché ero inadeguato. Ero un calciatore modesto, formato nella strada, non nei luoghi dove ora c'è bisogno di formarsi. Ora ci sono corsi di marketing, bisogna essere adeguati. Chiaramente la seconda fase è questa, ci sono degli americani che vedono che c'è una sostenibilità, non tanto la possibilità di fare business. Quando ho incontrato Pallotta gli ho chiesto perché volesse prendere la Roma, mi ha parlato delle sue origini italiane e del fatto di voler fare qualcosa per essere ricordato. Gli ho detto che ci sarebbero dovuti essere investimenti, lui ha detto che i soldi li fa con i fondi di investimento e che la Roma è un marchio sottovalutato. E' stata una risposta rassicurante, non è un tipo da mordi e fuggi. Resta la passione, è chiaro che per quello che è diventato il calcio e lo sport in generale bisogna trovare un equilibrio. Ognuno di noi deve fare la propria parte.

Alleanza Roma-? Improprio parlarne. Potrebbe essere tra Roma e come tra Roma e Chievo se l'indirizzo sarà lo stesso. Copiare, se una cosa funziona, non è un delitto. Potremo saldarci con tutte quelle società che hanno intenzione di cambiare questo tipo di sensazione. La Lega non appartiene a me, io devo appartenere alla Lega. Ci dev'essere un management che deve decidere e squadre che si devono adeguare, non il contrario.

La banca non si sta disfacendo della Roma finché non avrà valorizzato in maniera congrua il suo 40%. La banca è un partner della Roma, quando non è partner della Roma si comporta come qualsiasi altra banca. Non c'è differenza di comportamento, quando la banca fa la banca lo fa in modo piuttosto serio. La banca ha sempre fatto impresa, dico che qui ha svolto un ruolo importante perché ha consentito a questa società di essere una società di Serie A, ha trovato quello che era il miglior partner e lavorerà per trovare altri partner.

Il fair play finanziario ha una sua logica ed è uno strumento molto importante, ma il suo scopo non è quello di livellare i club, e anzi accentuerà questo dislivellamento. Chi incasserà di più potrà spendere di più, ci saranno dei club che avranno difficoltà a rientrare nei canoni. Lo scopo è quello di fare in modo che il calcio non debba più essere salvato da interventi ma che si possano condurre dei business sostenibili, se n'è parlato spesso. Si vuole evitare la possibilità di società sull'orlo del fallimento piuttosto che livellare il livello dei contendenti.

Beretta candidato alla presidenza di Lega? Noi non stiamo nemmeno a parlare del candidato. Quello di cui stiamo iniziando a parlare e' di una nuova governance, di un nuovo modo di concepire la Lega. In Spagna e Inghilterra funziona in maniera diversa. E' interesse della Lega avere un prodotto unico e come tale va venduto. Non bisogna stare continuamente a litigare su quanto ti possa aspettare o meno. Se non si parla di questo e' inutile parlare di un candidato. Ci vuole una governance che privilegi il prodotto per poterlo vendere meglio. Con questo sistema anche la persona piu' illuminata non avrebbe incidenza. Alla Lega ci vuole un management che decide e le squadre si devono adeguare.