Calcioscommesse, non solo Champions. Sospetti anche su Mondiali. Germania e Turchia al centro

04/02/2013 17:52

Taroccamenti che valgono almeno otto milioni di euro in termini di scommesse, per due milioni di 'bustarellè pagate. Col caso di corruzione più alto registrato nella Bundesliga austriaca dove alcuni anni fa per comprare la partita Kapfenberg-Austria Wien sono stati spesi 140mila euro. E ancora nel campionato austriaco si sarebbe registrato il massimo guadagno da scommesse, pari a 700mila euro per un incontro del Red Bull Salzburg-Hartberg. Ma questi dati - sottolineano all'Europol - sono probabilmente solo «la punta dell'iceberg». Stavolta l'Italia nel computo dei 380 casi europei non c'entra, se non per una singola partita, già inclusa nel fascicolo del pm di Cremona Stefano Palazzi. I casi di combine all'attenzione delle forze dell'ordine scuotono invece Paesi come la Turchia (79) e la Germania (70) in testa alla classifica della lista nera, ma anche la Svizzera (41) , Austria (16), Belgio (24). Alcuni sono episodi già noti, altre vicende ancora in corso di maturazione. A manipolare è un'organizzazione che dall'Asia si ramifica a livello globale, evidenziando - al suo vertice - gli stessi nomi già entrati nei fascicoli dell'inchiesta di Palazzi: gli imprendibili di Singapore ed il braccio operativo del cosiddetto clan degli zingari. Sono indagini quelle dell'Europol che dal loro inizio hanno prodotto vari arresti nei Paesi coinvolti, inclusa la Germania, la più attiva, con la polizia di Bochum che ha iniziato a lavorare da 4 anni evidenziando oltre 310 casi (verificatisi in tutta Europa e con squadre di varie nazionalità) su 380. E proprio nella Repubblica federale tedesca, dove molto si è fatto per sradicare il marcio, sono stati localizzati 151 dei 425 indagati , con 14 persone già condannate ad una pena di 39 anni. Ma smantellare il cuore della Gomorra del calcio è «difficile»: «le autorità di Singapore stanno collaborando, le loro leggi però sono diverse dalle nostre», spiegano gli investigatori, lasciando intendere quanto la distanza da coprire sia ancora lunga. L'indagine (denominata operazione VETO), condotta da Europol, in collaborazione con Germania (che ha evidenziato 310 dei 380 casi di sospetta combine), Finlandia, Ungheria, Austria e Slovenia, e col supporto anche di Eurojust, Interpol e forze dell'ordine di altri otto Paesi europei, si è sviluppata in 18 mesi, tra luglio 2011 e gennaio 2013, contando su indagini sotto copertura e un fitto lavoro di intelligence, oltre all'analisi di migliaia di documenti, tra questi 13mila solo di e-mail.

(ansa)