De Rossi urla: "Quante calunnie a Roma su di me"

17/06/2013 22:36

In campo ieri è stato tra i migliori, e un grande del passato come Tostao, ora stimatissimo commentatore, gli ha fatto grandi elogi: allora come si spiega che con la Roma renda in un modo e con la nazionale in un altro? «Io affronto le partite alla stessa maniera, sia alla Roma che in nazionale - risponde -, e respingo la diceria che in azzurro io giochi molto bene e nella Roma molto meno bene. Poi però sono un ragazzo onesto e devo fare una valutazione: alcune volte con la nazionale sono il migliore in campo, anzi più che alcune volte. A Roma, invece, faccio una partita buona e una meno buona, quindi un fondo di verità deve esserci per forza, ed è giusto rendersene conto». «Non so se sia una cosa ambientale, o di testa - prosegue - o una cosa personale. Eppure qui giochi al Maracanà, ti guarda tutto il mondo e quindi la pressione dovrebbe essere maggiore. Invece giocare nella Roma è diverso, è una pressione meno mondiale ma più passionale, che a volte rischia di confondermi».

I discorsi sulla Roma lo riportano alla realtà giallorossa, e da come ne parla Daniele non sembra uno sul punto di andarsene. «Ho seguito con attenzione la telenovela dell' allenatore - racconta -, e credo che ne abbiamo preso uno bravo: ha vinto poco però ha fatto molto bene con un piccolo club. Come impatto mi sembra simile a Luis Enrique e quindi con lui la Roma parte bene, perchè per me Luis Enrique era il numero uno. è bravo, e non importa che non sia stato la prima scelta». Ora cosa potrebbe arrivare dal mercato? «Leggo anche nomi di possibili acquisti, e mi sembrano buoni, nomi interessanti - commenta -: mi sembra si vada nel verso giusto, la società sta cercando di fare bene, anche se negli ultimi due anni non abbiamo ottenuto i risultati che volevamo». «Più che la mancanza di giocare in Europa - insiste - altre cose mi danno fastidio della situazione romana. Bisogna sempre negare accuse folli o le dicerie più becere, e questa è una cosa grave. Quando vengo in nazionale sono considerato non dico una stella, ma un giocatore importante, mentre a Roma devo stare attento a come mi muovo e a quello che dico».

«Su di me ci sono state calunnie vergognose - e qui parte l'atto di accusa -, e chi calunnia per me è peggio di chi fa la spia. A Roma si vive di calunnie, ma uno lo sa, sa da dove vengono e impara a conviverci». Ma sono cose che influiscono al rendimento? «Non dico che ciò influisca: se gioco male è per colpa mia, così come se gioco bene è merito mio, ma bisogna essere lucidi nel giudicare come gioco. È capitato che io abbia fatto bene, e che non se ne siano accorti. Sono due mesi che convivo con problemi a una caviglia, e giocarci sopra non mi ha fatto certo bene». Rimani alla Roma? Fa un grande sorriso e va via per concedersi alle televisioni brasiliane.

(ansa)