06/09/2013 18:02
«Sicuramente giocare da attaccante può aiutarti quando ti trovi in zona-gol, ma anche a livello tecnico-tattico, perchè un attaccante non ha mai tantissimo tempo per giocare il pallone, ha sempre un difensore alle spalle - sottolinea De Rossi -. Mi ha aiutato a velocizzare il gioco, ma soprattutto mi è servito tatticamente, perchè posseggo i movimenti degli attaccanti, quindi magari li capisco prima quando difendo». I primi calci al pallone, De Rossi non li ha dati a Trigoria, ma nell'Ostia mare. «Quell'esperienza è stata importante - ricorda -. Si tratta di un club dilettantistico un pò atipico, perchè non è la classica squadra del paesino o della borgata - spiega - Ostia è una città di 400 mila abitanti, quindi è già una via di mezzo tra una squadretta e una società prof., come possono essere Roma o Lazio».
«È una squadra importante, dove esiste anche una certa selezione - confessa De Rossi -. Per me furono importanti quegli anni, mi divertìi tantissimo e ricordo che venni preso dalla Roma quando avevo 9 anni, nel 1992; tuttavia rifiutai quella chiamata, perchè volevo restare con gli amici. Alla Roma andai quando avevo 11-12 anni. Ricordo quell'esperienza di Ostia, che è la città in cui vivo, con un affetto particolare». Il contatto con i colori giallorossi era scritto nel destino. «Il mio passaggio alla prima squadra della Roma è stato graduale. Ricordo con grande emozione il primo giorno a Trigoria, ero un ragazzino - conclude -. Ricordo il distacco con l'Ostia mare, i campi in erba, l'abbigliamento, gli scarpini nuovi. Tutte cose che mi facevano quasi pensare di essere entrato in una dimensione di ben'altra caratura, anche se poi il pallone era sempre lo stesso».
Ad aiutare De Rossi, nella crescita in campo e fuori, la vicinanza del padre Alberto, che allena la Primavera giallorossa: «Sicuramente anche il fatto di avere un padre che il calcio giovanile lo conosce, mi ha aiutato, perchè non mi ha messo addosso pressione, stress per il risultato o il fatto di dover venire fuori per forza che hanno tanti ragazzini al giorno d'oggi».
(ansa)