07/04/2014 13:22
La Roma sbanca il Sant'Elia dopo un digiuno che andava avanti da troppo tempo. Ora, con l'allungo sul Napoli fermato ieri sera dal Parma, i giallorossi possono concentrare le proprie energie sulla rincorsa (im)possibile sulla Juventus. Resta, comunque, la lodevole stagione della squadra di Garcia, a cui va il merito di aver reso il campionato non scontato. In attesa del miracoloso 'sgambetto'.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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LA GAZZETTA DELLO SPORT – A. CERRUTI
La prova del cinque riesce meglio del previsto. Un gol nel primo tempo, due nella ripresa e la tripletta di Destro a Cagliari scatena la nuova pressione della Roma, mai così vicina alla Juventus nel 2014. Cinque erano i punti che separavano le due squadre a Natale, saliti a otto all’inizio del nuovo anno dopo lo scontro diretto a Torino e otto potrebbero tornare stasera se la Juventus, senza lo squalificato Vidal, allungherà a sedici il suo fresco record di vittorie consecutive in casa, contro il pericolante Livorno. (...) tra una realtà del passato e un condizionale del presente, esiste una certezza che non si può trascurare. Senza gli straordinari delle coppe europee e anche senza Totti in panchina, la Roma che vola a più 25 punti rispetto a un anno fa (!) quando a quota 76 sarebbe stata al comando, appare fresca, capace di giocare a basso ritmo a Cagliari eppure in grado di segnare tre gol con Destro, che però doveva essere espulso sull’10 dopo quel colpo proibito ad Astori, sfuggito all’arbitro ma non a Prandelli. In attesa di sapere se il centravanti verrà squalificato per la prova tv, sul suo taccuino Garcia sottolinea il sesto successo consecutivo, con un totale di sedici gol. Una dimostrazione di grande condizione tecnica e atletica, specie se paragonata alle parallele sei gare dalla Juventus in cui i bianconeri, tra il 2-0 al Milan e lo 0-2 a Napoli, hanno vinto quattro volte ma soltanto con un gol di scarto e tanta fatica, tra l’1-0 alla Fiorentina e il 2-1 al Parma, segnando complessivamente sette reti, meno della metà rispetto ai giallorossi.
IL CORRIERE DELLO SPORT - S. AGRESTI
E' difficile che la Roma riesca a vincere questo scudetto. Benchè abbia ridotto lo svantaggio dalla Juve, i bianconeri restano largamente favoriti. Eppure il campionato deve essere riconoscente ai giallorossi: la Juve avrebbe festeggiato lo scudetto già adesso. Se la lotta al vertice conserva un barlume di incertezza, è solo perchè la Roma ha un cammino eccezionale. "A volte le rimonte impossibili si realizzano": nessuna illusione, ma anche nessun rimpianto in caso di clamoroso cedimento della capolista. Speranze da riporre sulle proprie qualità: i giallorossi devono vincere sempre, incluso lo scontro diretto. Possono aggrapparsi ad un filo di stanchezza della Juve, ma si tratta di una concatenazione di eventi nella quale fatica a credere anche il più ottimista dei tifosi. Comunque vada, la Roma ha disputato un campionato ai confini della normalità.
IL MESSAGGERO - M. CAPUTI
Garcia e Reja, Roma e Lazio, in modi e con obiettivi diversi, sono fortemente motivati e lanciati nella loro rincorsa. Se la stagione delle due squadre è agli antipodi come lo sono le filosofie tecniche e societarie, in questo finale di campionato hanno in comune la voglia di vincere e di non lasciare nulla d’intentato. La trasferta e il successo di Cagliari hanno per la Roma più di un significato. Prima di tutto si è garantita matematicamente i preliminari di Champions League con 6 turni d’anticipo, non poco tornando con la memoria al 24 agosto, data d’inizio del campionato. Ha ridotto momentaneamente il suo svantaggio dalla Juventus a -5 infrangendo il tabù sardo che durava da 19 anni e, soprattutto, ha confermato di saper gestire la pressione e vincere in varie maniere. Ieri ha prima sofferto, quindi colpito in contropiede e poi gestito con saggezza. In ultimo ha avuto la conferma di avere in Destro un giocatore e attaccante su cui puntare. Ha ampi margini di miglioramento, gli manca, come dice Garcia, ancora la cattiveria giusta, si vede poco e fa gol che sembrano facili, però lui è sempre lì, da attaccante vero che sa farsi trovare nella posizione giusta. C’è chi, come Inzaghi, in questo modo si è costruito una sontuosa carriera.
CORRIERE DELLO SPORT - G. DOTTO
Il celebre detto “Vedi Cagliari e poi muori”, particolarmente inesorabile con la Roma degli ultimi vent’anni, fa i conti anche lui, come tutto il resto, con tale Rudi Garcia, l’uomo venuto da un villaggio dell’Ile de France con la sua chiesa rigorosamente al centro, ma di sangue molto andaluso (...). Così lucido e passionale, così adulto e bambino, che vuol dire in pace con se stesso, da spacciarsi naif in un mondo di deprecabili e volgari volponi (gli stessi che, minchioni, lo salutavano come “il sergente di Zorro”, convinti di passare alla storia come battutisti) (...) Un ottimismo, il suo, generoso e contagioso, che ha restituito l’umore e l’onore giusto nella Trigoria intossicata a morte dell’estate post derby. (...) la Roma il suo scudetto l’ha già vinto quest’anno, no, mica per la Champions ormai in tasca, ma per l’orgoglio restituito ai tifosi di dirsi romanisti, per quello spicchio enorme di felicità distribuito in tutta la stagione. Imperdonabile sarebbe dimenticarlo.
In quanto al Cagliari, vittorie così raccontano una grandezza assoluta. Proprio nella domenica in cui la Roma vince con freddezza cartesiana più che abbagliante bellezza. (...) Di questa partita mi piace selezionare alcune cose. L’ovvia copertina di Destro, a cinque reti dal capocannonierato, cinque come i punti dalla Juventus, incredibile se pensi che ha giocato mezzo campionato e alcune partite entrando dalla panchina. Voglio dire di Gervinho. Anche lui raccontato, dai minchioni vedi sopra, come una specie di pasticcione da comiche finali. Andate in feedback a controllare quante volte Gervi decisivo, incluso ieri (...).
Vittoria in gran parte costruita anche sulla corsa molto tecnica di Florenzi e soprattutto, una volta di più, sulla spaventosa solidità dei tre là dietro, De Rossi, Castan e Benatia, (...). Ma, oggi, voglio parlare di Leo Castan. Oscurato dalla monumentale e carismatica presenza di Benatia, non riceve quanto merita in termini di elogio. Ieri ho voluto piazzare un focus sulla sua partita. Impressionante. Anticipo, forza fisica e tecnica più che buona nell’appoggio. Se Scolari ha deciso di rinunciare a uno così, vuol dire che ama l’azzardo. Peggio per lui. E sapete una cosa? E’ una clamorosa bugia virale che lui abbia giocato da schifo lo scorso anno. In una Roma con i pannolini d’anima tremebonda, è quasi sempre stato uno dei pochi salvabili. Ne volete sapere un’altra? Indovinate chi è stato il primo a scaraventarsi su Astori che aveva appena strattonato Destro a terra? Avete indovinato.
LA REPUBBLICA - F. COLLOVATI
Quando un centravanti fa tre gol non può non rubarti l’occhio. Ma è il modo di giocare della Roma che è impressionante, anche a Cagliari difende benissimo fino alla disattenzione del 90’ e poi affida le ripartenze a due punte come Destro e Gervinho. Incredibili, soprattutto Mattia: non il classico centravanti di sfondamento, ha senso del gol alla Inzaghi ma sa partire da dietro, è l’ideale per questa squadra. La Roma ha anche saputo soffrire, poi è venuta fuori sferrando attacchi micidiali. E la Juve è a -5. Chapeau.
LEGGO - F. MACCHERONI
Ora anche la tripletta. Che cosa manchi a Destro, lo ha detto chiaramente Garcia: gli mancano i mesi in cui è rimasto fuori per infortunio. Ha segnato da centravanti d’area e da contropiedista. Recupera in difesa. Sembra completo. E allora ci domandiamo perché sia scivolato su Astori, perché quello svenimento con le mani sul viso? Perché dopo il primo gol sembrava cercare disperatamente l’ammonizione? Probabilmente, considerando l’espressione a fine partita, queste domande se le è poste anche Garcia che, all’assenza di Destro, sabato contro l’Atalanta dovrà aggiungere quelle di Pjanic e Florenzi. Considerando come sono usciti dal campo Benatia e Maicon (oltre all’infortunio di Strootman), parliamo di cinque-sei undicesimi della Roma. Direte: ma, oltre a Totti, c’è gente come Ljajic in panca. Appunto, oltre a Totti, in panca c’è gente che non gioca più. Ammonizioni così, sono un’imperdonabile leggerezza.
IL CORRIERE DELLA SERA – M. SCONCERTI
Sarà interessante vedere il rendimento della Roma in Champions. È vero che nel calcio il futuro non esiste perché lo determinano anche i rinforzi degli avversari,ma l’idea è quella di avere davanti una squadra diversa, con particolarità che possono prendere in contropiede un calcio abbastanza statico come quello internazionale. La Roma è una mescolanza di idee, la più profonda è quella della confusione organizzata. Difesa chiusa, poi ripartenze quasi tutte di prima con giocatori che non hanno difficoltà a saltare l’uomo. In Europa non si usa quasi più il dribbling. Per mancanza di qualità e dovere di possesso palla. Ma se salti l’avversario, hai subito quello che ottieni dopo dieci passaggi. La Roma si ritira sempre ma solo per aprire spazi agli attaccanti. E quando decide di usare pressione fisica sull’avversario, lo fa a ondate, con passaggi brevi, immediati. Questo comporta qualità tecnica superiore e sveltezza di pensiero. In Italia è facilitata dal poco delle altre squadre. In Europa potrebbe funzionare la sorpresa di un gioco italiano reso internazionale dall’esattezza del complesso. La Roma ha qualcosa meno della Juve, ma anche qualcosa di più. Ha in meno l’abitudine a vincere, forse la somma di individualità porta a un totale inferiore. Ma sa gestire allo stesso modo le fasi della partita e ha un paio di giocatori che disorientano. Il più importante è Gervinho, la base stessa della confusione organizzata. Si è visto poche volte un giocatore tanto improbabile e così redditizio. Gervinho è un virus nel cervello ormai quasi elettronico del calcio. Non è previsto, combina danni con la sua sola presenza. L’altro è Destro, un ragazzo sfuggito a tanti. Ha un po’ (sottolineo un po’) di Boninsegna e Riva, ha qualità chiare di centravanti che normalizzano la scintilla caotica di Gervinho. La Roma ha perso questo campionato, ci sono pochi dubbi, ma sta diventando una di quei piccoli ingressi che ogni tanto il calcio lascia alle grandi novità. Penso che Destro andrà ai mondiali al posto di Gilardino o Osvaldo. Parte appena più indietro Immobile, che è attaccante più rotondo, da ultimi trenta metri, mentre Destro è da pura area di rigore. Non penso andrà in Brasile Toni anche se ha fatto tutto benissimo. È solo tardi.
LA REPUBBLICA - M. CROSETTI
(...) A occhio, le avversarie dei romani hanno più peso specifico, qualità e motivazioni. Vale qualcosa? Perché il campionato tenga aperta almeno una fessura, la Roma deve sperare nel lato oscuro dello sport, cioè nell’imponderabile, in quella capacità di rendere inesatta ogni razionalità. Che però i giallorossi stiano giocando meglio di tutti è un dato che appartiene alla sfera del reale, non un dettaglio. E poi c’è Destro, ieri addirittura tre gol: due, però, li ha segnati dopo quella manata ad Astori che forse valeva l’espulsione, in attesa di eventuale prova tivù. Di sicuro, se l’arbitro non ha visto o ha deciso diversamente, la permanenza in campo di Destro ha condizionato la partita. E una sua possibile squalifica può condizionare altro. Mattia Destro, ma anche Immobile (capocannoniere almeno fino a stasera, cioè fino a Tevez), e poi nonno Toni: non può lamentarsi, Prandelli. A una settantina di giorni dal mondiale, non si agitano solo le paure ma anche i giocatori, e alcuni sono proprio ragazzini. Meglio Destro o Balotelli (ha appena lanciato una linea di bellezza)? Meglio Destro e Balotelli? Così si torna all’antico, eterno tema del dualismo azzurro, è come sentirsi tutti un po’ più giovani. Ah, se ci fosse ancora Roberto Baggio.
LA STAMPA - G. GARANZINI
Da +14 a +5 nel giro di una settimana. Nel calcio di un tempo, quando la vittoria valeva due punti e si giocava tutti rigorosamente alla stessa ora, non sarebbe bastato un mese: chissà lo stupore, magari anche il panico di uno juventino datato e un tantino distratto (ci sono anche loro in una tribù stimata in almeno dodici milioni di persone) di fronte a una classifica improvvisamente precipitata. In realtà la Juventus che per oltre due mesi ha avuto una partita in più, adesso ne ha una in meno: di quelle non esattamente impossibili da vincere, stasera in casa con il Livorno. Oppure. Alla Roma, che ha vinto bene a Cagliari con tre gol di Destro, centravanti del futuro ma con tutta evidenza anche del presente, restano sei partite da giocare. Vincendole tutte, salirebbe da 76 a 94 punti. Alla Juventus, che ne ha 81 ma con sette partite da disputare, ne bastano 14 su 21 per mettersi al sicuro. Anzi 13, perché il regolamento prevede che in caso di arrivo a pari punti a decidere sia il confronto diretto. Quello di andata la Juve lo ha vinto 3-0. Ammesso e non concesso che il ritorno lo vinca la Roma, quattro gol di scarto sembrano francamente improbabili. (...) Con il gol della vittoria a Catania il granata Immobile è tornato capocannoniere, in coabitazione con Tevez: ma Destro per l’appunto ne ha segnati tre a Cagliari ed è salito a 13, dopo aver saltato per infortunio quasi l’intera andata. Prandelli si augura di convocarne uno solo, perché aspetterà sino all’ultimo che Pepito Rossi guarisca, più o meno come il grande vecio Bearzot attese ad ogni costo il recupero del suo omonimo Pablito: ma non è poi così detto che a suon di gol Destro e Immobile non riescano a rubare il posto a Gilardino, perché son tempi, questi, in cui le gerarchie si ridiscutono e rimescolano in fretta.