30/06/2014 10:28
CORSERA (M. AVAGLIANO / F. CIPRIANI) - Nel nostro percorso di scrittori della Memoria, non manchiamo di seguire le vicende delle nostre squadre del «cuore»: la Roma e il Napoli. In questo frangente, al dolore per la morte di Ciro Esposito ci accompagnano la tristezza e la rabbia perché essa rischia, come in altre occasioni, di essere dimenticata. Nessuno di noi potrà dirsi innocente, se non faremo fino in fondo la nostra parte per eliminare ogni forma di violenza dalle manifestazioni calcistiche e tornare alla sana passione di una volta. Felice, che è più in età, ricorda le sue consegne pomeridiane del pane con il triciclo per poter acquistare il biglietto della partita e quei Roma-Napoli degli anni cinquanta, quando i tifosi della città partenopea percorrevano la Via Appia (non c’era l’autostrada) e arrivati a piazza dei Re di Roma venivano accolti dai romanisti con sberleffi, lazzi, folclore e tric trac. I ricordi di Mario sono legati ai riccioli e al genio di Diego Armando Maradona e a quei coloratissimi derby del Sole degli anni Ottanta in cui romanisti e napoletani, uniti da un gemellaggio, da buoni cugini fraternizzavano e sognavano insieme di porre fine allo strapotere calcistico delle squadre del nord. Le partite tra Roma e Napoli entravano nei film, come supporto di svago ed allegria e non di violenza. Nei luoghi pubblici di Roma e Napoli ci si poteva dichiarare tifosi di una delle due squadre, senza incorrere in aggressioni verbali e fisiche.
Poteva accadere che un pullman dei napoletani si guastasse e i romanisti presenti si dessero da fare per riparare il guasto. Negli stadi non esistevano curve riservate o settori per gli ospiti. Questa storia è purtroppo acqua passata. Il presente è triste e le curve degli stadi si sono riempite di estremisti e di violenti e di cori infami e razzisti, come quelli che per esempio si possono leggere sui forum di alcuni «tifosi» della Roma: «Senti che puzza scappano li cani /stanno arrivando i napoletani / o colerosi, terremotati, / con il sapone non vi siete mai lavati...../ Napoli merda, Napoli colera / sei la vergogna dell’Italia intera». Dall’altra parte: «Tevere affogali tutti romanisti bastardi». Come molti altri settori delle istituzioni, chi ha diretto il calcio non si è dimostrato all’altezza, visti i risultati: da quelli agonistici a livello internazionale alle condizioni delle società sportive e al problema della violenza. Lo stadio è uno degli specchi del Paese, un catino del bene e del male ove si consumano le passioni, troppe volte in modo irrefrenabile.
Dopo i tragici fatti della finale di Coppa Italia e l’agguato ai tifosi napoletani nei pressi dell’Olimpico, nelle settimane scorse abbiamo provato ad avviare un percorso che portasse al ripudio della violenza e dell’intolleranza, consapevoli di percorrere una strada irta di difficoltà, fatta di disinteresse e diffidenza. Ma sorretti dalla forte preoccupazione che il solco tra romanisti e napoletani scavato da questo episodio e dal razzismo crescente verso Napoli e il Sud che si diffonde come un virus nelle curve e nelle scuole, generi altri drammi, altre divisioni, altre violenze. Abbiamo interessato gli speaker dell’Olimpico e dello Stadio S. Paolo, uno dei capi delle tifoserie organizzate romaniste, una radio locale romanista e nei mesi scorsi il Presidente del Coni e l’ex presidente del Pavia Calcio che all’inizio anni novanta intraprese l’iniziativa di «Uno Stadio per Amico». Ci hanno dato attenzione e disponibilità il Presidente del Coni, del Pavia Calcio e lo speaker dello Stadio San Paolo. Questa è la situazione. Prevale più la preoccupazione di ricevere probabilmente critiche del tifosi più esagitati e di impegnare parte del loro tempo in un’iniziativa buonista che forse non paga.
È nata allora l’idea di lanciare un gruppo su Facebook che unisse tutti coloro che vogliono ripristinare un ideale gemellaggio tra le squadre di Roma e Napoli, due città bellissime, legate da un rapporto plurisecolare e da storie patriottiche comuni, come la Repubblica romana e la Repubblica napoletana, rivolgendo un appello a mobilitarsi anche ai personaggi napoletani e romani del mondo della cultura, della letteratura e dello spettacolo. Le prime adesioni sono state molte e convinte. La speranza è che la goccia nel mare di questo gruppo diventi onda e travolga i violenti e i razzisti dell’una e dell’altra parte. Dimostrando che i veri romanisti e napoletani non si riconoscono né nell’estremista Daniele De Santis né nell’arruffapopolo Genny la carogna. Perché la morte di Ciro, come ci ha ricordato la sua generosa mamma, non sia vana.