Verratti: «Se vado in Brasile è grazie a Zeman»

03/06/2014 10:11

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La banda del boemo e i ragazzi di Trigoria. Sono in 6, come il blocco , e pure loro vanno n Brasile. Verratti, Insigne e Immobile, due anni fa promossi in A dalla B con il di Zdenek Zeman, fanno sorprendentemente il salto dell'oceano: voleranno a Rio giovedì sera. Con loro anche i giallorossi dei meravigliosi anni Ottanta: , Aquilani e Cerci, chiamati alla Roma da Bruno Conti, responsabile del settore giovani e campione del mondo in Spagna nell'82, quando Daniele ('83), Alberto ('84) e Alessio ('87) ancora dovevano nascere. Campo per il tecnico e scrivania per dirigente. Da lì lanciano i giovani nell'azzurro.

«Io preferisco un allenatore che non mi fa mai i complimenti: significa che mi vuole davvero bene». Verratti, 21 anni, parla di Prandelli e s'illumina di Zeman. «Non me la prendo per le strigliate di un tecnico. So che lo fa per farmi crescere. Quando il ì, come del resto , mi ha detto di evitare le scivolate, ho cercato di limitare certi interventi».

UN GRANDE MAESTRO
Di Zdenek sa che cosa deve dire. «E' stato un grande maestro per me. E anche per i miei due amici. E' arrivato a e io non giocavo. Pure Immobile veniva da un campionato con pochi gol realizzati. Se siamo qui, noi due e Insigne, lo dobbiamo pure a lui. Mi ha dato fiducia, spiegandomi che in allenamento dovevo essere concentrato come in partita». Di Francesco lo ha abbassato, da trequartista a mediano centrale. Lì, con il
di Zeman, ha convinto il Psg. «Da anni sono regista, ma ha ragione Prandelli: bisogna aver conoscenza di più ruoli, per essere completi. E non esiste solo un modo di giocare. Mi trovo bene in nazionale proprio come mi accadeva con il . E posso coesistere con Pirlo, facile intendersi con lui, come a Parigi con Thiago Motta».

FUGA PER LA VITTORIA
«Ora sto bene a Parigi. E quando sono a mio agio in un posto, non penso ad andar via. All'estero ti senti ancora di più italiano e sarà emozionante vestire la maglia della nazionale in Brasile e rappresentane il Paese al mondiale dei mondiali. Che dobbiamo provare a vincere. Quando in Francia non mi vorranno più, la priorità è tornare qui», chiarisce Marco, maturo anche se il liceo lo ha lasciato al quarto anno. «Mi ha chiamato qualche giorno fa Ibra: "Andrai a Rio, tranquillo”. Io, però, ero venuto qui senza pensare alla lista dei ventitre. Dovevo convincere Prandelli, lavorando al massimo. Serve un grande presente per avere un grande futuro. Mi dispiace per Rossi, Montolivo e gli altri esclusi. La mi ha aiutato. E capisco Immobile che ha scelto il Borussia per giocarla. E all'estero, quando ti voglio, fanno di tutto per prenderti. Ho sentito che lo diceva Klopp».