21/11/2014 09:44
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - A volte il calcio meriterebbe di restare sullo sfondo di un dramma umano. Ma è proprio la voglia di tornare a giocare che ha spinto il difensore della Roma Leandro Castan a prendere la decisione di sottoporsi a un delicato intervento alla testa. La diagnosi, resa nota soltanto ieri, non dava troppe alternative: colpa di un cavernoma cerebellare congenito (un angioma al cervelletto) che a causa di un edema aveva iniziato a procurargli vertigini, nausee e dolori all’orecchio. L’ultima volta in campo il 13 settembre, 45 minuti contro l’Empoli. Poi la lunga assenza divenuta in fretta un mistero, alimentato dalla coltre di silenzio che il club ha dovuto calare sulle sue condizioni per proteggerne la privacy. Ha vissuto giorni di paura, si è affidato alla religione e all’amore della famiglia, mentre nel silenzio proliferavano le cassandre della città eterna vaticinando mali ben più seri. «Non ho un tumore», ha dovuto annunciare, prima di prendere la decisione: operarsi o no? Per riavere l’idoneità sportiva la soluzione era una: a inizio dicembre si sottoporrà a un intervento di neurochirurgia per asportare il cavernoma ed evitare ricadute. Nulla di invasivo, basta un sondino, forse in day hospital. L’attaccante del Pescara Melchiorri o l’ex difensore del Bologna Zanchi, per lo stesso guaio, sono rientrati in campo dopo quasi un anno: Castan spera di tornare a primavera. La Roma lo aspetta, ma non può fare a meno di pensare al mercato, seguendo il colombiano Balanta e il romeno Chiriches.