Una rivoluzione soft. L’Italia di Conte sta cambiando pelle

02/04/2015 11:13

CORSERA (A. BOCCI) - La rivoluzione soft di è prima tecnica e poi filosofica. Il c.t. dopo il confortante pareggio con l’Inghilterra, che non fa classifica ma rinfranca il morale, è sembrato più rilassato e sorridente. Nella notte torinese ha offerto la cena a Tavecchio e Lotito (c’era anche Andrea Abodi, presidente della Lega di B) e ha brindato al futuro della Nazionale, che non è così roseo.

La prossima partita, il 12 giugno a Zagabria contro la Croazia regina del girone, promette di essere cruciale: se perdiamo (sono autorizzati gli scongiuri) in casa della più forte, potremmo scivolare al terzo posto che garantirebbe solo i playoff, superati dalla Norvegia che dovrebbe avere buon gioco contro l’Azerbaigian. L’allarme non è rosso, ma è scattato. E ha rivisto certi concetti. Non è più il tempo dei proclami del tipo «l’obiettivo è vincere il girone » per scuotere le coscienze, ma più prosaicamente si guarda al risultato, cioè alla qualificazione a Euro 2016 e a portare avanti l’inevitabile ricambio generazione. Il c.t. ha preso atto dell’insostenibile leggerezza della sua squadra.

Durante la cena con i federali, ha ribadito che l’unica possibilità della Nazionale per risultare competitiva tra un anno e mezzo in Francia è «essere squadra e non selezione». La filosofia è la stessa di Prandelli, che prima di si è scontrato con le difficoltà di un movimento sordo alle richieste della Nazionale e in perenne involuzione. I campioni invecchiano e i giovani crescono piano, l’amara verità dell’orticello azzurro. Servirebbe tempo e molto lavoro, ma ha capito che tempo ne ha poco e quanto al lavoro i club (soprattutto la ) lo tengono d’occhio. La strada è in salita da qualsiasi parte la si voglia imboccare, però dopo i cupi giorni bulgari il tecnico ha scelto di guardare il bicchiere mezzo pieno. Non è contento perché quando è arrivato in Federazione si aspettava di essere al centro del progetto di rilancio e invece ha capito che è solo l’allenatore dell’Italia, più sopportato che amato. Ma non molla, grintoso e battagliero, arrabbiato con il mondo, deciso a vincere una sfida impossibile.

L’ipotesi che possa andarsene si è molto raffreddata, anche se gli alti e bassi non mancheranno nei prossimi mesi, così come le tentazioni. Ora in testa ha solo la squadra. La rivoluzione tecnica va avanti, per convinzione e per necessità. La Nazionale di sta prendendo forma e per la prima volta si allontana parecchio da quella del suo predecessore. Dei 25 giocatori che hanno preparato l’amichevole con l’Inghilterra, soltanto 12 avevano partecipato al Mondiale con il vecchio c.t. Un rinnovamento massiccio, superiore al cinquanta per cento, dopo sette mesi di lavoro.

La difesa, che peraltro in Bulgaria non è stata impenetrabile, si basa ancora sulle vecchie colonne juventine, da Barzagli a Chiellini passando per Bonucci in attesa della maturità di Rugani e Romagnoli. Ma centrocampo e attacco sono stati fortemente rivisitati con innesti importanti. Nell’anemico reparto offensivo la coppia Zaza-Immobile sta vivendo un momento di difficoltà, ma l’oriundo Eder ha superato il primo esame e Pellè sta diventando una garanzia: due partite da titolare e due gol, il secondo bellissimo. Pellè è l’anti Balotelli: lavora duro e gioca per i compagni. E in mezzo al campo se Verratti resta incompiuto, almeno in azzurro, Valdifiori è una piacevole scoperta e una bella realtà. «Dopo quattro mesi abbiamo fatto quello che potevamo fare. Le giocate ti riescono se diventano spontanee». Dopo le semifinali di coppa Italia, la Figc chiederà alla Lega la possibilità di effettuare uno stage nei primi tre giorni di giugno, nella settimana che porta sia alla finale della coppa nazionale che di : ma se la dovesse centrarne anche una sola delle due sarà inutile.