08/05/2015 01:28
La posizione di Stefano Mauri e di altri calciatori già giudicati dalla Giustizia sportiva potrebbe essere rivista ed aggravarsi dopo il j'accuse di Hristiyan Ilievski che ha solo cominciato a collaborare con gli inquirenti cremonesi che si occupano dell'inchiesta sul calcioscommesse. Il procuratore della Federcalcio, Stefano Palazzi, non lo dice esplicitamente dopo il colloquio con il procuratore di Cremona Roberto di Martino che sul fenomeno sta indagano ormai da quattro anni: «Studieremo la situazione e agiremo secondo le regole previste dalla procedura», si schermisce. E la procedura, nella Giustizia sportiva prevede appunto la cosiddetta 'reformatio in peius', ovvero che in appello possano essere inflitte sanzioni ben più pesanti di quelle iniziali, come è scritto nell'articolo 36 del Codice di Giustizia sportiva.
I verbali degli interrogatori di Ilievski sostenuti davanti al gip Guido Salvini saranno presto nelle mani di Palazzi e sono carte 'pesantì. Il macedone con un passato tra le 'teste di cuoio' del suo Paese davanti al giudice ha di fatto confermato tutte le circostanze contenute nell'ordinanza di custodia cautelare che l'ha portato in carcere e con il procuratore di Martino, che lo interrogherà anche domani sta approfondendo tutti gli aspetti «di un'inchiesta che è stata rafforzata» dalle sue parole, come ha spiegato lo stesso Di Martino. Ilievski, infatti, ne ha avuto per tutti: Mauri (Per Lecce-Lazio la somma per i biancazzurri era era di 100 mila euro «e l'accordo era che 30/40mila euro fossero per lui e la restante parte per Mauri, anche se ovviamente non posso verificare che egli abbia mantenuto l'impegno»), l'ex leccese Stefano Ferrario («gli ho dato una somma che gli ho indicato come 330 mila euro ma Ferrario mi ha detto che in realtà mancavano circa 3mila euro») e l'ex calciatore, amico di Mauri, Alessandro Zamperini.
Questo sul fronte della giustizia ordinaria che con la collaborazione del macedone potrebbe portare a sviluppi imprevedibili, mentre fosche nubi potrebbero addensarsi sui calciatori coinvolti anche in termini di nuove squalifiche (Mauri, per esempio, ha scontato sei mesi), nel prosieguo di un'inchiesta che Palazzi, lasciando Cremona ha definito «un fiore all'occhiello» e «importante perché serve a sradicare fenomeni come questi».
Ma basteranno i nuovi elementi per riaprire il processo sportivo nei confronti di Mauri e quindi tirare in mezzo per responsabilità oggettiva anche la Lazio? Toccherà a Palazzi valutare se esistono elementi sufficienti per processare di nuovo il capitano biancoceleste che, per il principio del 'ne bis in idem', non può essere giudicato due volte per il medesimo reato (stesso discorso vale per l'ex leccese Stefano Ferrario, condannato per omessa denuncia). Senza riscontri tangibili la Procura rischierebbe un ulteriore fallimento (nel 2013 aveva deferito Mauri per doppio illecito). Sarebbe, infatti, la parola del laziale contro quella del Ilievski, che assumerebbe maggior valore nel caso la giustizia ordinaria arrivasse almeno alla sentenza di I grado. Discorso diverso per i nomi che sarebbero emersi recentemente e che non sono mai stati giudicati dalla giustizia sportiva. Palazzi potrebbe concentrarsi soprattutto su di loro.
(ansa)