Napoli, De Laurentiis: "Lotito frena per la riduzione delle squadre? Forse ha bisogno di voti..."

22/06/2015 19:23

«Lotito si permette di dire 'Aspettiamo tre anni per andare a regime e ridurre le squadre. Ma perché? Hai bisogno dei voti di chi? Hai la spinta della Serie B? Con chi ti sei messo d'accordo? Perché in questo Paese ci vogliono tre anni a fare le cose?». Lo ha detto il presidente del Aurelio De Laurentiis arrivando in Lega per il Consiglio e l'assemblea della Serie A. «Tavecchio - ha aggiunto - mi dice che se guardiamo i conti dei club italiani forse solo tre potranno iscriversi al campionato. Allora continuiamo a mentirci. È il male che deve aspettare, il bene deve andare avanti diretto, perché vuol dire riprendere il posto che meritiamo in Europa e nel mondo - ha continuato De Laurentiis - Perché mi devo sentir dire che non ho investito nel vivaio? Ho fatto fin troppo in dieci anni, sfido chiunque a stare sei anni in Europa e avere i conti a posto. Il vivaio lo faremo, ma vogliamo essere garantiti da uno Stato che faccia la sua parte».

Il presidente del commenta anche l'attività di Doyen Sports, il fondo d'investimento anglo-maltese di Nelio Lucas, l'advisor di Bee Taechubol che sta affiancando il Milan nelle trattative di mercato: «I fondi in Italia sono proibiti, mi sono fatto l'idea che nel calcio ci sono troppe regole non uniformi. Continuiamo a dire che il calcio è un'industria ma tutti se ne dimenticano. Nel '96 Veltroni fece il decreto per cui i club sono società per azioni, e una spa non può che avere i bilanci a posto, sennò fallisce. Sul decreto si è innestato Platini con il fair play finanziario, che non fa altro che ribadire il concetto. Questo però cozza con il diritto sportivo. E non si capisce per quale motivo la mia Lega e la Federcalcio si ostinano a tenere là una legge che va riscritta. La verità è che manca un ministro dello Sport, la verità è che la Melandri ci ha fatto un guaio di cui continuiamo a pagare le conseguenze. E in base a questo guaio il calcio italiano non è migliorato. E poi bisogna smettere di farsi la guerra, qui siamo tutti contro tutti, nel campo della possibile illegalità. Evidentemente c'è un terreno che non è pronto a essere arato».

(ansa)