Totti, il pianto di Alessio in tv: "E' stata la sindrome di Stendhal"

21/04/2016 22:24

«Sono stato colto dalla sindrome di Stendhal: davanti ai capolavori mi commuovo e d'altra parte è un'opera d'arte di ingegneria umana...». Si chiama Alessio Avallone, e il suo pianto in curva colto dalle telecamere dopo la doppietta del capitano giallorosso contro il Torino ha fatto il giro del mondo. Con le emozioni forti dell'Olimpico ancora da smaltire,

Alessio, ventiduenne studente di ingegneria elettronica all'Università Roma Tre, racconta all'agenzia di stampa la magia di una serata da incorniciare. «Non ero ancora nato - spiega mentre raggiunge Trigoria dove spera, ancora senza certezze, di incontrare il suo idolo - quando ha esordito in serie A, ma è grande parte della mia vita, anzi la Roma è la mia vera fidanzata. Penso ancora che un punto d'incontro tra e si possa trovare, anzi si debba trovare, scrivilo tutto maiuscolo. Il contratto al capitano va rinnovato, poi sta all'allenatore gestirlo sul piano tecnico».

Sì, ma come si fa? Per impazzisce letteralmente una tifoseria, nei suoi confronti decisioni e valutazioni sono sempre viziate da qualcosa...
«È vero, ma si deve fare. Ho pianto dopo il rigore al pensiero che lui era riuscito a ribaltare la gara, nonostante tutto quello che dicevano, in due minuti. Quando ho visto spuntare quella gamba sul 2-2 non ci volevo credere, ho detto 'Non è possibile, questo in pochi istanti minuti è entrato e ha fatto la differenza con l'età che ha'. E poi avevo già pianto l'altro anno al derby finito 2-2, dopo la doppietta avevo avuto la stessa reazione».

Alessio, perdona la domanda: ma per una donna hai mai pianto?
«No, io non sono uno che piange per amore, con la mia ragazza storica non ho mai versato lacrime così spudoratamente. Quindi mi piace parlare della Roma come della mia ragazza perché i miei impegni, persino le mie spese sono per la Magica, tutti i miei guadagni sono tutti incentrati sulla Roma, quando ho dei soldi li spendo per biglietti per lo stadio, abbonamenti, magliette...».

Sì, ma non ti pare eccessivo?
 «Onestamente no, ieri stavo nella laterale, nel settore che non fa mai sciopero accanto alla Monte Mario, quando ha segnato il secondo gol mi è partita questa emozione, non riuscivo più a fermarmi e poi è successo quello che è successo. Io stavo allo stadio con il mio migliore amico, Federico, sono tre anni che condividiamo l'abbonamento. Io ho un problema alla caviglia e sono rimasto fermo a fare il video, lui in quel momento è completamente impazzito, si vede anche nel mio video, è sceso giù vicino alla vetrata che sta in fondo alla curva per andare il più possibile vicino a , io sono rimasto lì da solo e vedendo tutta questa gioia è partito il pianto. Leggendo tanti commenti magari qualcuno dice 'guarda questo, piange per una partita di calcio, magari non è neanche andato a votare', ma per me la Roma va oltre la politica è davvero una fede, è come la famiglia».

A proposito, come la pensano a casa?
«Tutti romanisti, ci mancherebbe: apprezzano».

(ansa)