08/03/2018 17:39
«Siamo qui a pregare per Davide, in questa basilica che l'Italia ha voluto fosse il sacrario degli uomini più illustri che l'hanno onorata, e che custodisce le virtù più alte del nostro popolo». Lo ha affermato il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, aprendo la cerimonia funebre di Davide Astori, capitano della Fiorentina, nella basilica di Santa Croce. «Queste virtù noi riconosciamo in Davide - ha aggiunto - e per questo lo salutiamo in questo luogo».
«Il modo improvviso e crudele con cui il capitano ci è stato tolto, ci rinvia alla nostra povertà di creature, che non dispongono di tutto ma che le cose essenziali le ricevono, a cominciare dalla più essenziale, la vita. Una morte, quella di Davide, che ci richiama a maggiore umiltà, a tanta gratitudine, a quel senso del limite che spesso manca in questo tempo di superbia. E non a caso, nel fare memoria del capitano, molti hanno ricordato la sua umiltà, il senso di responsabilità, la semplicità e la modestia che lo rendevano a tutti così caro. Al tempo stesso, mentre contempliamo la fragilità della vita, ne scorgiamo anche la grandezza e lo splendore, quella preziosità che la fa tanto rimpiangere quando viene meno - ha aggiunto il cardinale Betori - E anche sulla bellezza della vita c'è un messaggio importante che la morte di Davide Astori lascia a tutti noi. Non sempre e non dappertutto la vita è riconosciuta nel suo valore. C'è chi la mette in pericolo con modelli di comportamento nocivi, e chi minaccia la vita degli altri o non ne rispetta la dignità. Troppi nel mondo vedono la loro vita disprezzata, fatta merce, usata, emarginata, non circondata dalle dovute cure. Abbiamo scoperto in questi giorni, con ammirazione, l'impegno del capitano per i bambini malati nel nostro ospedale Meyer e in Paesi lontani. Ma non meno significativa è stata la testimonianza di suoi compagni più giovani, che nella squadra si sono sentiti da lui accolti, indirizzati, sorretti - ha sottolineato l'arcivescovo di Firenze - La sua vita spezzata da un male misterioso richiami tutti noi a prenderci cura della vita degli altri, soprattutto dei più deboli e dei più miseri. In ogni vita umana è nascosto il germe di vita divina».
«La nostra città di Firenze lo riconosce oggi come uno dei suoi, un fiorentino, da sempre e per sempre». Questo passaggio del porporato è stato salutato da un lungo applauso da parte delle migliaia di tifosi che ascoltavano la funzione religiosa in piazza Santa Croce tramite gli altoparlanti. «Siamo in tanti qui e in questi giorni attorno al ricordo di Davide. Sento il dovere, per questo, di dire alla moglie Francesca e ai genitori e fratelli che tanto affetto non vuole togliere nulla al loro dolore, che resta unico e che come tale, incommensurabile, riconosciamo - ha continuato l'arcivrescovo - La nostra presenza, semmai, vorrebbe sostenerlo un pò il loro dolore, per quel che può riuscire a fare una vicinanza che non può mai essere una sostituzione. Ma questa coralità grande - che racchiude famiglia, squadra, mondo dello sport e tutta una città - rivela anche che una persona è più ancora che le
sue qualità, le sue doti: è anche la ricchezza delle relazioni che ha saputo costruire attorno a sé».