14/06/2018 17:09
"Parnasi ci deve ancora 21 milioni dei 42 stipulati nel prezzo di vendita del terreno: la prima
parte e' stata quasi tutta incassata dal curatore del nostro fallimento decretato dal tribunale di Roma per pochi milioni di debito che avevamo con Equitalia, nonostante il valore di Tor di Valle fosse sufficiente a coprire l'esposizione". E' quanto afferma l'imprenditore Gaetano Papalia, ex proprietario dei terreni di Tor di Valle oggetto dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. "Per evitarlo - aggiunge l'imprenditore reatino - avevamo chiesto al costruttore un acconto della caparra mettendogli a disposizione in anticipo il terreno in modo che, con questa garanzia, potesse ottenere i soldi necessari destinati alla Sais (societa' della famiglia Papalia), necessari per saldare Equitalia. Ma Parnasi ricevette solo un milione e allora tentammo il concordato preventivo, certi che una volta incassati tutti e 42 i milioni avremmo regolarizzato ogni debito. Nonostante questo Equitalia e' andata avanti e il giudice, senza neppure convocare l'adunanza dei creditori, ha deciso per il fallimento. Una vicenda strana, che la procura dovrebbe approfondire, perche' e' stato dichiarato il dissesto di una societa' che aveva tutte le carte in regola per evitarlo. Il fallimento ha portato, come inevitabile conseguenza, all'apertura di un'indagine per bancarotta ma restiamo in attesa perche' i creditori privilegiati sono stati soddisfatti dal curatore e a noi deve essere consegnata una parte della caparra pagata da Parnasi. Insomma, siamo in credito, ma - conclude Papalia - anche vittime di quanto sta accadendo attorno allo stadio della Roma e che non ci riguarda".
(il messaggero)