26/05/2019 05:34
ROMA TV - Alle ore 23.30 l‘emittente televisiva ufficiale giallorossa ha trasmesso 'Sedici', uno speciale dove si è ripercorsa la storia di Daniele De Rossi con la maglia della Roma attraverso il racconto dei suoi compagni di squadra come Totti, Florenzi, Dzeko e molti altri.
“Un giocatore formidabile, universale”, spiega Totti. “E’ il simbolo del tifoso dentro al campo” dice Florenzi. Poi Kolarov: “Un campione assoluto”.
Totti: “Un giocatore formidabile. Si diceva che era uno diverso dagli altri, che aveva un passo e una testa diversa. Tutti pensavamo che potesse diventare un giocatore della Roma il prima possibile perché è cresciuto in fretta e a 18-19 anni già era un veterano. Poi giocando in quel ruolo aveva una testa diversa dagli altri, era più intelligente e scaltro. Ha fatto meno fatica rispetto ad altri giocatori. Capello? Per lui è stato fondamentale, era uno dei migliori in circolazione. Ha trovato l’allenatore giusto che lo ha fatto crescere nel migliore dei modi, gli ha insegnato come comportarsi con la stampa e con lo staff della Roma. E’ stato un trampolino di lancio. Si è inserito in punta di piedi, sapeva come comportarsi, come muoversi ed ha sempre portato rispetto a tutti perché era un giovane promettente. Ce lo coccolavamo e lui è stato bravo ad entrare nei momenti giusti. Da certe piccolezze vedi la differenza tra un giocatore normale e un campione. Contro l’Inter gli ho lasciato un rigore dicendogli: ‘Se lo batti tu mi sento tranquillo’. Ha avuto la sfortuna che ho giocato per tanti anni, ma per me era sempre capitano anche in campo, anche quando c’ero io. Mi sentivo tranquillo con lui vicino perché lui trasmetteva tanta forza, voglia e personalità. Quando non c’ero io c’era lui e viceversa. Essendo le persone più rappresentative e importanti ci siamo coesi cercando di portare più lontano possibile questa squadra. De Rossi è un fratello in campo, abbiamo condiviso tantissimo per questa maglia e per questi colori. Nell’ultima mia partita, quando lui mi ha premiato con la targa c’è stato un abbraccio sincero, un abbraccio d’amore che abbiamo condiviso, che abbiamo passato insieme tutti questi anni. Per noi la maglia della Roma è una seconda pelle, una maglia speciale, una maglia diversa da tutte le altre, anche per questo abbiamo scelto di portare il più in alto possibile questi colori nel mondo. Sono contento di aver condiviso la carriera con lui, ci siamo abbastanza divertiti”.”.
Florenzi: “Per me Daniele è il simbolo del tifoso dentro al campo. De Rossi è un campione per quello che sa trasmettere in campo e fuori, per come ti fa sentire a tuo agio. Oltre a essere un grande uomo è anche un grande calciatore. Per come la vedo io, lui era capitano anche quando c’era Francesco. Non serve neanche che lui parli a volte. La Roma per Daniele è come una mamma o un papà, può essere messo in quell’ambito. Anche lui lo ha detto, il suo amore per la Roma è viscerale e non finirà”“.
Dzeko: “Un campione deve essere una persona per bene anche fuori dal campo, devi lavorare sempre più per arrivare a certi livelli. Poi quando arrivi non è facile rimanere lì e Daniele ci è rimasto. Peccato che non ha potuto vincere di più, ma ha vinto un Mondiale. Mi ricordo quando Mancini era al City che lo voleva a tutti i costi, anche noi chiedevamo se sarebbe venuto o no. Daniele come giocatore non si discute. Non solo era fortissimo ma vedeva tutto prima di tutti. E’ una cosa che si può imparare ma lui questa cosa ce l’ha, ai giovani dico sempre: ‘Guardate Daniele, così si gioca a calcio'. Daniele è stato importante per me sia dentro sia fuori dal campo, non lo vedo come un compagno di squadra, ma come un fratello. Non era facile tirare il rigore col Barcellona, un vero capitano lo tira. In un mio primo gol contro la Juve ho sentito qualcosa di diverso, anche per quello sono andato sotto la curva, era come un “Mamma mia quest’anno possiamo vincere, grazie a Dio”, era come un bambino, era così. Poi così non è stato, ma la sua faccia diceva tutto. E’ rimasto qui per tutta la carriera, questo dice tutto”.
Kolarov: “Un campione assoluto. L’ho conosciuto prima da avversario, condividevamo lo stesso procuratore e siamo sempre stati in contatto. Per me in campo è molto importante, anche quando sbagliamo lui c’è sempre. Difensivamente è troppo intelligente e mette la palla sempre ai giri giusti, quando c’è lui in campo io sono tranquillo. Mi ha fatto sentire subito a casa, dal primo giorno sono diventato subito molto amico con lui. Sicuramente lo vedrò moltissimo anche dopo, rimane un pezzo importante della mia vita, sia lui sia la sua famiglia. Sentivamo che potevamo ribaltare la partita col Barcellona, ma mi ricordo che tutta la settimana eravamo molto carichi. Soprattutto lui, come vive la partita lui non la vive nessuno, eravamo convinti che sarebbe andata così. Anche sul rigore eravamo tranquillissimi A Bergamo, nella mia prima partita mi sono chiesto guardandolo negli occhi come facesse ad essere così carico a 34 anni. Lui era quello che determinava sempre su queste cose”.
Pellegrini: “Lui cerca sempre di consigliarmi, aiutarmi. Mi vede come un fratello”