27/02/2020 19:19
GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – Esiste una leggenda che narra di un giovane Angelo Peruzzi allenare la presa ferrea delle sue mani afferrando i pesci nei ruscelli del suo paese natale di Blera in provincia di Viterbo.
Ma, la sua vera abilità la mostrerà solo quando sceglierà il ruolo meno amato dai bambini che iniziano a giocare a calcio: nasce così il portiere Angelo Peruzzi.
Angelo nasce il 16 febbraio 1970. Inizia il suo percorso nella squadra del suo paese e nel tempo, migliorando, viene notato dagli osservatori della Roma, che lo portano nella capitale. I suoi maestri a Trigoria saranno Negrisolo e Superchi, il primo dei quali, per allenarlo, lo convincerà a diventare romanista nonostante la sua fede laziale.
Non fa in tempo a farsi notare nella squadra Primavera che, a soli 17 anni il 13 dicembre 1987 è già in campo a San Siro con la prima squadra per un Milan – Roma rimasto nella storia. Alla fine del primo tempo, infatti, Tancredi si accascia a terra colpito da un petardo, così Liedholm manda il giovane Peruzzi nella ripresa. Verrà battuto solo su rigore calciato da Virdis, ma la partita verrà poi assegnata a tavolino 2-0 per i giallorossi dal giudice sportivo.
L’anno successivo si ritroverà a soli 19 anni, al posto di Tancredi disputando 12 partite con la Roma e debuttando con la nazionale under 21 di Maldini.
Solo nel 1989 Peruzzi diventa ufficialmente professionista e mandato in prestito a Verona, dove sarà regolarmente in campo seppur in un contesto di un campionato che finirà con la retrocessione.
L’ormai imminente ritorno alla Roma sembrava preannunciare l’anno del definitivo salto di qualità e invece coinciderà con l’anno peggiore della sua carriera.
Dopo la partita Roma – Bari, infatti, fu trovato positivo al controllo antidoping.
In un’intervista sulla RAI dirà: «È stata la peggior stronzata che ho fatto nel mondo del calcio: il Lipopill me lo diede un compagno, perché venivo da uno stiramento e non volevo farmi di nuovo male, ma quando la Roma mi disse di fare ricorso dissi di no. Ho sbagliato, ho pagato con un anno di squalifica ed è stato giustissimo. Poi ebbi un paio di discussioni con i dirigenti della Roma e solo il presidente Viola mi difese».
Fu una vera e propria mazzata, ma anche l’anno della rinascita che portò Peruzzi alla Juventus. Nel luglio 1991 riuscì a giocare le prime amichevoli, ma solo nel febbraio 1992 giocò la prima partita da titolare in uno Juventus – Inter di Coppa Italia. Poi il 18 aprile in Roma – Juventus, Angelo esordisce come numero uno con un’altra prestazione da applausi con la quale conferma di non aver perso nessuna delle sue qualità durante la lunga sosta.
Arriverà così la consacrazione grazie alla dichiarazione di Trapattoni che lo preferirà a Tacconi nominandolo titolare. Con la Juventus resterà 8 stagioni nelle quali colleziona 301 presenze, tre scudetti, una Coppa Italia, una Champions League, una Coppa Uefa, una Coppa intercontinentale, una Supercoppa Europea e due Italiane, entrando nella Hall Of Fame dei portieri bianconeri.
Nel 1999 si trasferisce all’Inter, richiamato da Lippi ma la sua esperienza nerazzurra dura solo un anno e va alla Lazio l’anno dopo.
Data la prestanza fisica e muscolare era ed è soprannominato Tyson o più scherzosamente Cinghialone. Tecnicamente era un portiere per lo più completo, aveva un’ottima presa, riflessi prontissimi, grandissime doti acrobatiche, il punto di forza nelle uscite basse e sapeva dare sicurezza alla sua difesa nonostante la sua pacatezza.
Spesso è stato accostato a Dino Zoff e ritenuto il miglior portiere al mondo negli anni ’90.
Con la maglia biancocelesti prende il posto di Marchegiani e disputa 226 partite in sette anni vincendo la Supercoppa Italiana nel 2000 contro l’Inter e la Coppa Italia nel 2004 contro la Juventus.
Si ritirerà dopo la gara Lazio – Parma del 20 maggio del 2007.
Dal Giugno 2008 tornerà a vestire la maglia della nazionale ma come membro dello staff tecnico di Marcello Lippi e nell’ottobre 2010 diventerà vice allenatore dell’under 21 di Ciro Ferrara e preparatore dei portieri per la Figc, ruoli che porterà avanti fino al 2012. Dopo una breve esperienza alla Sampdoria sempre con Ciro Ferrara, dal 2016 diviene dirigente della Lazio con il ruolo di club manager.