11/06/2020 17:05
«Domani il calcio in Italia riparte in linea con quanto avvenuto a livello europeo ed è motivo di grande soddisfazione. Abbiamo evitato l'onta delle offese dell'esclusione dal panorama del calcio internazionale. Non è stato facile perché le condizioni oggettive non hanno dato massima serenità per centrare questo obbiettivo. Abbiamo vissuto momenti complicati e di tensione. Oggi godiamoci la ripartenza, sapendo che dobbiamo ancora limare qualche piccola restrizione imposta dal Cts. Dobbiamo partire in maniera consapevole che ci sono ancora dei rischi, dobbiamo governarli in maniera corretta». Lo ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina in un'intervista nel corso di #MaratonaSport sul sito di elevensports.it in merito alla ripresa del calcio italiano.
«La curva epidemiologica ci lascia ben sperare, non lo dico solo per il calcio. Se dovesse continuare questo trend chiederemo al Comitato Tecnico Scientifico di allentare alcune restrizioni, eliminando la quarantena. Soprattutto se si vuole aprire anche a sport amatoriali, è qualcosa di eccessivo», ha aggiunto Gravina sul protocollo per le partite. «In altre nazioni il protocollo ha previsto l'isolamento in caso di positività dell'atleta, mentre gli altri continuano la loro attività. La curva epidemiologica ci lascia ben sperare e se continuerà così chiederemo al Cts di allentare alcune restrizioni. Sono particolarmente ottimista, al di là della eliminazione della quarantena o meno. Abbiamo quasi svuotato tutte le terapie intensive del nostro paese e ci sono pochissimi contagi, mi auguro che il mondo del calcio non sia così sfigato a beccare un positivo dei pochi che oggi riscontriamo», ha aggiunto Gravina che sul ritorno del pubblico allo stadio è cauto. «Oggi dobbiamo andare avanti con molta attenzione e gradualità. Abbiamo chiesto di poter rientrare nell'ambito del mondo dello spettacolo che prevede il pubblico. Ipotizzare un numero di persone con la massima garanzia in uno stadio da 60mila persone non è possibile ora. Non vogliamo scorciatoie o accelerare su questo tema, ci sono altre priorità ora. Dobbiamo far sì che si possa chiudere il campionato in maniera definitiva e contemporaneamente, se il virus ce lo permetterà, avere la possibilità di far partecipare i nostri spettatori. Sono i tifosi che promuovo l'effetto dell'entusiasmo».
«Il mio sogno nel cassetto è arrivare in tempi rapidissimi ad un percorso di riforma. In Consiglio Federale mi sono permesso di evidenziare un aspetto, molti pensano, quando si parla di riforma, a quante società debbano far parte di una Lega o di un'altra, io mi riferisco ad una nuova cultura sportiva. Quello che ho sempre chiamato il nuovo umanesimo del calcio italiano, e per farlo dobbiamo acquisire una nuova cultura dello sport che ci deve far capire quanto sia importante ridisegnare e riprogettare il nostro mondo, senza essere più ancorati al nostro piccolo orticello che ne ha bloccato la crescita», ha continuato Gravina. «C'è una esigenza importante che è quella di riscoprire una idea e cultura diversa del mondo dello sport. Noi abbiamo sempre vissuto lo sport come un gioco ed è giusto che lo sia, è fondamentale la sua dimensione ludica, ma da oltre 20 anni lo sport ha anche una sua rilevante dimensione economica. Non sempre chi approccia a questo mondo riesce a centrare il tema e l'impatto dei suoi risvolti economici all'interno del nostro paese e non solo». «Con il ministro Spadafora ho avuto un rapporto molto positivo e costruttivo. Il mondo del calcio ha riconquistato un ruolo centrale all'interno del panorama politico del nostro paese. Con lui ci siamo confrontati su tanti temi, stiamo affrontando alcuni temi delicati che saranno proposti come decreti attuativi nella legge delega. Tra i temi a cui tengo in maniera particolare c'è il semiprofessionismo, non solo per il calcio, per dare stabilità a tanti sport. Sarebbe l'occasione per dare un modo di sistemare alcune contraddizioni», ha concluso.