14/05/2021 13:30
Oggi, durante la nostra trasmissione Cor Core Acceso – Romatube.it in onda su Non è la Radio e Tele Lazio Nord, abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Antonio Tempestilli. L’ex giocatore ed allenatore dei Giovanissimi nazionali della Roma ha parlato del derby di domani, del rapporto con Pallotta e Fienga e molto altro. Queste sono le sue dichiarazioni:
Come va? Come stai? Il tuo rapporto con il mondo del calcio…
“Mi sono dimesso dalla Reggina circa tre mesi fa. Sono rimasto legato alla Reggina perché ho legato con l’ambiente e con i ragazzi. Si sta bene, ci sono le condizioni per fare un buon lavoro. Poi ho avuto delle incomprensioni con il presidente e ho preferito lasciar stare e terminare lì il mio rapporto. Ho lasciato un anno e mezzo di contratto senza nessun pensiero perché non c’ero andato per fare soldi o carriera. Perché c’avevo entusiasmo e volevo portare un pizzico della mia esperienza. Sono contento che la Reggina ha fatto un campionato onorevole. Diciamo che nel momento in cui sono subentrato io come direttore generale la Reggina non stava vivendo un bel periodo. Abbiamo fatto delle correzioni a gennaio nel mercato di riparazione, la bravura dell’allenatore e dei ragazzi li ha portati a sfiorare quasi i play off. E’ un peccato perché la squadra avrebbe potuto dire la sua, questo è il calcio e bisogna prenderne atto. Auguro alla Reggina di poter ritornare massimi livelli e di poter dare gioia alla tifoseria. Per quanto riguarda il mio stato di salute e di forma, io sono in perfetta forma, vivo tranquillamente da pensionato ed è chiaro che mi manca un po’ il calcio, ma poi nella vita non è che puoi avere tutto. Bisogna anche accontentarsi”.
Quale differenze hai percepito tra un ambiente come quello di Roma e un’altra realtà come Reggio Calabria?
“Il calcio è uguale ovunque. Anche a Reggio con le sue proporzioni c’è pressione. E’ evidente che in una piazza grande come Roma ci più persone, più radio che parlano e quindi diventa ancora più difficile. Questo fa parte di questo mondo. Io credo che se c’è una struttura forte, una base forte, una dirigenza forte, nei momenti di difficoltà sicuramente se ne viene fuori. Poi è chiaro che bisogna avere anche i calciatori”.
Hai la sensazione che a questi giocatori giallorossi manchi un po’ di grinta e di cattiveria?
“È stato il leitmotiv della stagione. Evidentemente manca qualcosa. Non è facile da fuori giudicare. È fondamentale, nel momento in cui avvengono determinate cose, avere una dirigenza forte che si faccia sentire e che metta i giocatori di fronte alla realtà. Non è che se si vince il derby si salva una stagione, l’annata è stata negativa ed è davanti agli occhi di tutti. Il derby a Roma è sentitissimo e nel momento in cui la Lazio si sta giocando ancora la possibilità di andare in Champions, togliergliela vincendo il derby darebbe una soddisfazione ai tifosi. Però credo che sarebbe molto riduttivo dover pensare solo a questo. Io credo che bisogna pensare in grande. Il derby è una partita importantissima ma poi alla fine sono importanti tutte le gare. Se vinci il derby e poi perdi contro le squadre più piccole, lascia tutto il tempo che trova. Secondo me quest’anno la dirigenza purtroppo è mancata, adesso sembra che i Friedkin stiano facendo le cose nella maniera giusta e quindi ci sono tutte le aspettative per il futuro positive”.
Hai avuto modo di risentire qualcuno della dirigenza della Roma?
“Io non ho sentito più nessuno perché non sono rimasto in buoni rapporti con l’ultima dirigenza, non tanto con Pallotta perché con lui ho un buon rapporto. Purtroppo Pallotta ha sbagliato, io gliel’ho detto e se n’é reso conto, a mettere delle persone a gestire la società. Di calcio non sapevano nulla, ne facevano di necessità virtù ma di calcio proprio niente e quindi si sono trovati in una situazione difficile. Io non ero d’accordo su tante cose, sono un bastian contrario e quindi si è rotto il rapporto. Io sono andato via dalla Roma, ci tengo a sottolinearlo, perché sono un rompicoglioni. Sono uno scomodo che non le manda a dire, queste sono state le situazioni. Sono orgoglioso di quello che ho fatto. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questa società. Non sputo nel piatto dove mangio ma questi personaggi sicuramente non sono gente che ama la Roma. Pensano solo a loro stessi e questo è quello che mi fa più male. Nella vita c’è sempre un inizio e una fine per tutto. Avrei preferito terminare in un’altra maniera però è andata così. Mi dispiace. Sono legato alla Roma e le auguro tutto il meglio possibile e immaginabile per il futuro. Sono convinto che con questa proprietà, a quanto pare, le cose si stanno facendo nel modo giusto. C’è da auspicarsi un futuro roseo per la Roma, sicuramente non sarà nell’immediato ma a medio termine le cose saranno fatte nel migliore dei modi per raggiungere dei risultati”.
Con Mourinho potremo rivederti alla Roma?
“Io tornerei, no di corsa, farei le capriole, ma non ci dovrebbero esserci certi personaggi questo è poco ma sicuro. Il mio amore per la Roma è incondizionato. Non potrà avvenire finché ci saranno queste persone.Ci sono ancora dei dirigenti purtroppo, c’è un amministratore delegato che si chiama Fienga ed altri personaggi squallidi che non voglio nominare. Questo è. Io alla Roma auguro tutto il bene”.
Fienga ha più responsabilità di Monchi?
“Sono due situazioni diverse. Non è che il mercato lo facesse Fienga però nell’individuare i personaggi sicuramente è venuto meno”.
Nella gestione umana dello spogliatoio una voce romana e romanista si è sempre affiancata ad allenatori diversi: da Capello a Rudi Garcia. Quanto è mancata a Paulo Fonseca una voce di corredo romana e romanista per avere di più il polso dello spogliatoio? E’ colpa di questi dirigenti o c’era un buco tra Fonseca e la squadra?
“Non te lo so dire questo. Sicuramente io nell’ultima parte non stavo molto più a contatto con la squadra, solo la parte organizzativa. A Fonseca uno che conosce l’ambiente vicino avrebbe giovato. Fonseca è una persona fantastica e un grande allenatore, al di là degli errori che ha commesso, ma questo è umano, accade a tutti gli allenatori. Detto questo, sono convinto che, come Mourinho sta pensando di fare, avere accanto qualcuno che conosca l’ambiente sicuramente è una cosa positiva”.
Tu hai vissuto la questione Spalletti-Totti. In questa stagione è tornato fuori il suo nome per la panchina della Roma. Che effetto ti fa sentire il nome di Spalletti?
“Un effetto positivo, Luciano Spalletti è un ottimo allenatore e una brava persona. Al di là del carattere e dei difetti di ognuno di noi, tutti possono commettere degli errori. Come li commette Luciano Spalletti, li commette Antonio Tempestilli e li commette anche Francesco Totti. Credo che a 360° posso dire che Spalletti è un grande allenatore. Il dispiacere più grande è quello di aver visto degenerare una situazione tra Francesco e Luciano che erano due personaggi che hanno dato tanto alla Roma ed erano talmente legati che poi, per una serie di circostanze, si è andato ad inclinare un po’ il rapporto. Purtroppo tante volte ci sono degli screzi per delle stupidaggine e delle piccole cose. Tra persone intelligenti dopo aver vissuto e trascorso tante cose insieme, momenti belli e brutti, si deve mettere tutto da parte e riconciliarsi. Penso che sia la cosa più bella che possa accadere”.
E’ successo qualcosa con Fienga? Credi che il suo operato possa inficiare anche sulla prossima stagione?
“Non mi permetto di entrare in questo discorso. Non potrei saperlo, mi auguro di no. Pensando che purtroppo le cose non sono andate abbastanza bene nel momento che lui ha gestito determinate situazioni. Ora vedo che per quanto riguarda la parte sportiva c’è Tiago Pinto che segue tutto e credo che sia lui il responsabile sotto l’aspetto sportivo. Gli auguro di poter ottenere tutti gli obiettivi che lui si prefigge. Sembra una persona valida e capace, già l’ha dimostrato portando a termine il colpo Mourinho”.
Pallotta ci ha messo anche del suo?
“Io credo che il segreto sia individuare le persone giuste e metterle al posto giusto. I presidenti, a differenza dei Friedkin che sono sempre presenti a Roma, non sono sempre presenti ma individuano dei manager, delle persone valide, questo è il segreto. Pallotta è uno che gli piace scherzare e fare le battute anche in queste circostanze. Però credetemi era uno che ci credeva alla Roma. Ha commesso degli errori ovviamente, nessuno sta qui ad incensarlo”.
Cosa hai pensato della Superlega?
“Se ne parlava già da tempo ma non me lo aspettavo così velocemente. Poi questa retromarcia. La Uefa e le federazioni si sono coalizione e hanno fatto si che rientrasse. Credo che anche la Juventus deve ricredersi e fare un passo indietro. Tutti sono consapevoli della situazione economica del calcio è difficile. Bisognerà trovare il modo per risolvere i problemi per poter arrivare a giocarsi i campionati senza infognarsi troppo nei debiti e nelle situazioni che sono sotto gli occhi di tutti”.
Tu sei stato accanto a Vincenzo Montella. In che cosa è mancato Andrea Pirlo e la Juventus?
“Ma non lo so, evidentemente Pirlo essendo al primo anno di esperienza non è riuscito a trasmettere le sue idee ai giocatori. Ho sentito le parole di Buffon. È difficile giudicarlo. So che Andrea Pirlo è un ragazzo in gamba, però non è detto che ex calciatore sia in rado di fare l’allenatore a certi livelli. Ognuno ha le sue capacità. Ci sono le eccezioni”.
Buffon accostato alla Roma, come lo vedi?
“Io se fossi nella dirigenza romanista non punterei su Buffon. È stato il più forte portiere a livello mondiale, ma c’é sempre un inizio e una fine. Se devo fare una programmazione preferirei puntare su un calciatore che può dare garanzie nell’immediato e nel futuro. Se devo dare un giudizio dall’esterno direi questo. Poi dopo le valutazioni vanno fatte consultandosi con la proprietà, capire il budget. Sono tante le situazioni, è difficile dover dare un giudizio”.